La conferma arriva col primorapporto dell’area Ocse sull'Efficienza della spesa per l'educazione: l'Italia potrebbe ottenere risultati Pisa ai livelli della Finlandia, se riducesse il rapporto insegnante-allievo da 10,8 a 8,2. Ma anche se si aumentasse la busta paga dei docenti dalla media attuale di 31.460 dollari a 34.760 dollari.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): finalmente svelato il bluff sui pochi alunni per classe nel nostro Paese: non si sottraevano, come Anief ha sempre sostenuto, i 110mila insegnanti di sostegno e i 30mila di religione. E sulle buste paga basterebbe allinearle al costo della vita.
Le famiglie guadagnano poco e spendono sempre meno. Ma mentre nel comparto privato le buste paga continuano ad essere incrementate rispetto al costo della vita, tra i pubblici dipendenti si riscontra un processo ben diverso. Vale per tutti l'esempio della scuola, dove nell'ultimo periodo l'inflazione ha superato le buste paga di 5 punti percentuali. Tanto è vero che rispetto agli altri Paesi economicamente sviluppati dell’area Ocde i nostri insegnanti arrivano alla pensione in media con 8mila euro annui in meno.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): l'unico modo per invertire la tendenza è tornare a portare nuovi soldi con le leggi di Stabilità. Però il Governo sembra pensare ad incrementare solo gli stipendi dei docenti e Ata più meritevoli, sottraendo fondi dai risparmi. Abbandonando tutti gli altri a vivere perennemente sotto il costo della vita. A questo gioco non ci stiamo e ricorriamo alla CEDU.
Il Presidente Anief, Marcello Pacifico, oggi sarà ospite di TG Pomeriggio su Sky TG24, in onda dalle 15:00 alle 16:30.
Durante la trasmissione si parlerà della riforma della scuola che il Governo Renzi avrebbe dovuto presentare oggi ma il cui varo è stato rinviato a settembre.
È uno dei paradossi che solo la scuola italiana è in grado di offrire: da una parte docenti e Ata, quasi 65enni, che manifestano per vedersi riconosciuta quella pensione negata per una dimenticanza del legislatore; dall’altra colleghi della stessa età, con i capelli bianchi e in certi casi anche più grandi, che brindano per aver raggiunto quell’immissione in ruolo in cui non speravano più. Il caso delle maestre di Roma.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): a complicare la situazione sono state le riforme Gelmini e Fornero, unite alla cronica inosservanza in Italia delle direttive europee in materia di precariato e alle assunzioni a tempo indeterminato col contagocce malgrado decine di migliaia di posti liberi.
Nelle stesse ore in cui l’Esecutivo “favoleggia” sugli istituti aperti no-stop, fino a tarda sera, gli Enti Locali, in particolare Genova e Biella, lamentano serie difficoltà nel pagare luce e riscaldamenti anche per le sole 6 ore al giorno di attività didattica: non ci sono più soldi. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): invece di impegnarsi su progetti irrealizzabili, il Governo farebbe bene a rilanciare l’istruzione pubblica, rigenerandola con risorse adeguate attraverso la prossima Legge di Stabilità.
Comincia a mostrare le prime crepe il piano del Governo di raddoppiare l’orario di servizio degli insegnanti, finalizzato a cancellare mezzo milione di supplenti inseriti nelle graduatorie d’Istituto e a tenere aperte le scuole fino alle ore 22: nelle stesse ore in cui il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi ha reso pubblica, attraverso la carta stampata, l’improvvida proposta, dalle province giunge la notizia che da settembre la scarsità di finanziamenti per luce e riscaldamenti costringerà a tenere aperti gli istituti superiori solo per il tempo strettamente necessario allo svolgimento delle attività didattiche.
Proprio oggi la Provincia di Genova, attraverso una nota del Commissario inviata ai dirigenti scolastici interessati, ha comunicato la volontà di procedere alla "chiusura al sabato degli istituti superiori gestiti dalla Provincia di Genova e orario curricolare esteso su cinque giorni settimanali, a decorrere dal prossimo anno scolastico 2014-2015" a causa del "perdurare della crisi finanziaria determinata dai pesanti tagli ai trasferimenti agli Enti locali e aggravata dai provvedimenti governativi". Delle stesso tenore è la posizione presa nei giorni scorsi dagli amministratori di Biella, dove la Provincia, anche questa commissariata, “non ha più un soldo: neanche per i servizi essenziali come il riscaldamento delle scuole e la manutenzione delle strade”.
Gli addetti ai lavori, attraverso la stampa specializzata, hanno immediatamente compreso l’impossibilità di attuare il progetto di apertura no-stop, sino a tarda sera, degli istituti scolastici. Dopo aver spiegato l’infondatezza della notizia sulla possibilità di assegnare ai docenti, grazie agli aumenti contrattuali, stipendi da 3mila euro al mese, “La Tecnica della Scuola” si sofferma su “un’altra ‘bufala’: quella relativa alle scuole aperte fino alle 22, perché in questo caso bisognerebbe sapere cosa ne pensano gli enti locali che già adesso hanno serie difficoltà a pagare luce e riscaldamento per 6-8 ore al giorno, figuriamoci se dovessero garantire l’apertura fino alle 22”.
“Il piano del Governo sul rinnovo contrattuale deve ancora costituirsi in modo definitivo – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ma già subisce i primi inevitabili contraccolpi. La mancanza di fondi per la manutenzione degli istituti, da parte degli Enti Locali, è un dato che si trascina da anni: anche il nostro sindacato lo denunciato più volte, arrivando a chiedere la settimana corta proprio per rendere meno dispendiose le bollette a carico di Comuni e Province”.
“L’Esecutivo farebbe bene a tenerne conto, modificando un decreto legislativo su cui, tra l’altro, proprio in queste ore gli stessi insegnanti della scuola stanno esprimendo tutta la loro contrarietà per un rinnovo di contratto che a queste condizioni risulta improponibile. Invece di impegnarsi su progetti teorici irrealizzabili, il Governo farebbe bene a rilanciare l’istruzione pubblica, rigenerandola con risorse adeguate attraverso la prossima Legge di Stabilità. Servono fondi urgenti per la manutenzione ordinaria delle scuole e per il Fondo d’Istituto, ridotto ad un terzo rispetto a quello del 2011. Oltre che – conclude Pacifico – per gli stipendi di chi vi opera, fermi ormai a cinque anni fa”.