La battaglia per la stabilizzazione di decine di migliaia di supplenti storici si sposta nei tribunali, dove il 17 e 19 maggio sono previste due espressioni dei giudici che potrebbero essere decisive sia sul fronte della stabilizzazione e dei risarcimenti che su quello dell’ammissione alla procedura concorsuale. Perché a fronte di 28mila posti di Ata vacanti, malgrado il giudizio cristallino emesso nel 2014 a Lussemburgo, in Rue du Fort Niedergrünewald, ad oggi non è stato stabilizzato nemmeno un amministrativo, tecnico e ausiliario. Per non parlare dei 116mila contratti annuali di docenti, che hanno evidenziato l’infondatezza della volontà espressa dell’Esecutivo di abbattere la “supplentite”, e confermato la necessità di attuare una mappatura degli organici e delle effettive vacanze di posti.
Marcello Pacifico (presidente Anief): non può essere considerata esauriente, sebbene rimanga la via maestra, l’assunzione tramite il concorso a cattedra. Perché questi non annullano l’abuso di precariato. Ma la Corte Costituzionale potrebbe anche dire qualcosa sui risarcimenti per mancata assunzione nei termini stabiliti. Siamo fiduciosi, inoltre, sul fatto che il tribunale laziale possa ammettere tanti candidati che da tempo si preparano per farsi misurare il merito: lo stesso Tar ha già comunicato che le sessioni suppletive sono fattibili.
Domani si entra in una settimana decisiva per il destino professionale di decine di migliaia di precari della scuola italiana. Si inizia martedì 17 maggio, quando la Consulta sarà chiamata finalmente ad esprimersi sulla costituzionalità della normativa italiana sull’abuso dei contratti a termine, a seguito della storica sentenza della Corte di Giustizia europea del 26 novembre 2014 che ha aperto le porte a dei congrui risarcimenti e dell'assunzione potenziale a 140mila docenti e Ata supplenti con oltre 36 mesi di servizio svolto su posto vacante. Due giorni dopo, giovedì19, l’attenzione si sposterà sul Tar del Lazio, che potrebbe esprimersi su centinaia di ricorsi prodotti da candidati esclusi dal concorso a cattedra per dare loro l’eventuale possibilità di accedere a delle sessioni di prove scritte suppletive.
La battaglia per la stabilizzazione di decine di migliaia di supplenti storici si sposta dunque nelle aule dei tribunali. Perché sebbene il Governo italiano abbia approvato la scorsa estate un piano straordinario di immissioni in ruolo, nulla è cambiato sul fronte del precariato storico: prima di tutto, perché a fronte di 28mila posti di Ata vacanti, non è stato stabilizzato nemmeno un amministrativo, tecnico e ausiliario; in secondo luogo, perché durante il corrente anno scolastico sono stati sottoscritti 116mila contratti annuali per i docenti, disattendendo quindi la volontà espressa dell’Esecutivo di abbattere la “supplentite”, ma soprattutto confermando la necessità di attuare una mappatura degli organici e delle effettive vacanze di posti.
“Abbiamo fortemente creduto in questa causa – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - avviandolasei anni fa, denunciando il danno prodotto ai precari italiani, costituendosi in Corte Costituzionale, cui seguirono migliaia di ricorsi presentati nei tribunali del lavoro italiani, che si vanno a sommare alla miriade di denunce pervenute alla Commissione Europea, proprio per l’incompatibilità della normativa nazionale rispetto alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato. Ma soprattutto, dopodomani la Consulta non potrà non tenere conto del giudizio espresso il 26 novembre 2014 dalla Corte di Lussemburgo, come hanno già fatto molti giudici nazionali”.
Preme ricordare che il giudizio espresso dalla Corte di Giustizia Europea, in Rue du Fort Niedergrünewald, ha avuto anche come effetto la sentenza-pilota 521/2015 emessa a Napoli dal giudice del lavoro Paolo Coppola, che ha accolto il ricorso della docente precaria Raffaella Mascolo, patrocinato dai legali Anief De Michele e Galleano, procedendo alla sua immissione in ruolo con acclusa ricostruzione di carriera.
“I giudici sovranazionali – continua Pacifico – hanno del resto già chiarito che non può continuare ad essere esercitata alcuna discriminazione tra la stabilizzazione automatica del personale precario alle dipendenze dello Stato rispetto ai lavoratori del comparto privato. E che l’anomala utilizzazione dopo tre anni di servizio, anche non continuativi, può essere ammessa solo per mere ragioni sostitutive. Partendo da questo assunto, quando il posto è vacante viene da sé che nella scuola va prorogato con scadenza non al 30 giugno ma al 31 agosto dell’anno successivo: quindi, dopo 36 mesi scatta automaticamente l’immissione in ruolo. Come non può essere considerata esauriente, sebbene rimanga la via maestra, l’assunzione tramite il concorso a cattedra: le procedure concorsuali, infatti, non annullano l’abuso di precariato.”.
“Il 17 maggio – dice sempre il sindacalista Anief-Cisal – la Corte Costituzionale potrebbe anche dire qualcosa sui risarcimenti per mancata assunzione nei termini stabiliti. Su questo fronte, ricordiamo che di recente una sentenza della Cassazione, la n. 5072/2016, emessa dalle Sezioni Unite, ha stabilito che i lavoratori precari del pubblico impiego possono ricorrere contro lo Stato italiano per ottenere un risarcimento fino a 12 mensilità, anche in questo caso come per il settore privato. Per questo motivo siamo convinti che, pure sul fronte risarcitorio, ci sono buone possibilità che i giudici nazionali possano recepire quanto espresso dai colleghi della Corte europea”.
Appena quarantott’ore dopo, giovedì prossimo, la Camera di Consiglio del Tar del Lazio si esprimerà su una parte dei 25mila ricorrenti esclusi dal concorso a cattedra, indetto dal Miur con decreti ministeriali 105, 106 e 107 del 23 febbraio 2016, le cui prove scritte sono state calendarizzate dal Miur sino al 31 maggio prossimo: si tratta di aspiranti docenti di varia tipologia – dai laureati e diplomati magistrali ad indirizzo linguistico agli Insegnanti tecnico pratici e tanti altri – che dopo il via libera ai docenti già di ruolo e i precari ammessi della provincia di Trento attendono di sapere se potranno partecipare alla nuova procedura, anche alla luce dalle pronunce favorevoli di accoglimento dei ricorsi da parte del Consiglio di Stato e gli appelli del Miur respinti sulle nuove impugnazioni presentate dai legali dell’Anief. Gli altri ricorsi verranno valutati nelle settimane successive, ma l’espressione del 19 maggio potrebbe rappresentare un precedente rilevante.
A dare impulso alle ambizioni di partecipazione al concorso a cattedra attraverso prove scritte aggiuntive a quelle già programmate, è stato anche l’avviso n. 5537 del 12 maggio 2016, emesso dai giudici del tribunale regionale laziale, attraverso cui è stato fornito l’assenso ad una eventuale attivazione di apposite sessioni suppletive, dopo aver preso anche atto della necessità di “bilanciare le ragioni di urgenza delle parti con l’interesse pubblico al regolare svolgimento delle prove concorsuali, nonché all’approfondita valutazione delle nuove tematiche sottoposte a giudizio”, a seguito del parere favorevole ai ricorrenti espresso dal Consiglio di Stato il 29 aprile scorso.
“Anche sulla mancata partecipazione di tanti precari alle prove scritte del concorso – chiosa Pacifico – siamo convinti che la partita rimanga aperta. Il loro diritto a vedersi misurato il livello di competenze e capacità professionali potrebbe infatti prevalere su delle norme imposte per tarpargli le ali”.
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