Si comunica che la segreteria nazionale Anief oggi 22/12/2016 chiuderà alle ore 13:00, le normali attività riprenderanno in data 27/12/2016.
Cogliamo l'occasione per augurare a tutti voi di trascorrere un felice natale.
Si comunica che la segreteria nazionale Anief oggi 22/12/2016 chiuderà alle ore 13:00, le normali attività riprenderanno in data 27/12/2016.
Cogliamo l'occasione per augurare a tutti voi di trascorrere un felice natale.
Tra novembre 2015 e novembre 2016, se le retribuzioni contrattuali orarie hanno fatto registrare uno striminzito incremento tendenziale dello 0,5% per i dipendenti del settore privato (0,3% nell'industria e 0,8% nei servizi privati), la variazione è stata addirittura nulla per i lavoratori dello Stato. Tanto è vero che è stato registrato l'incremento più basso dall'inizio delle serie storiche, il 1982, quindi degli ultimi 34 anni. Sempre l’Istituto Nazionale di Statistica dice che se un lavoratore italiano con il contratto scaduto, in media aspetta 3 anni e mezzo per il rinnovo (42,1 mesi a novembre), l’attesa raddoppia per i dipendenti pubblici.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): in tutti questi anni non è stata corrisposta ai lavoratori statali nemmeno quell’indennità prevista per legge, al fine di non far scendere sotto l’inflazione le buste paga dei lavoratori: dall’inizio del 2009 doveva, infatti, essere pagata almeno al 50 per cento rispetto al costo della vita. Così non è andata e oggi ci ritroviamo con gli stipendi pubblici sovrastati anche dall’inflazione di quasi il 20 per cento. Con l’intesa politica per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, sottoscritta a fine novembre, che se verrà tradotta nel contratto, non solo porterà cifre ridicole nelle tasche dei dipendenti pubblici, ma nemmeno sanerà la mancata assegnazione dell’indennità prevista in mancanza di contratto. Con il pericolo concreto, alla luce dell’ultimo Def, che la stessa indennità possa ora essere negata fino al 2021 e calpestando la normativa vigente in materia di tutela retributiva del pubblico impiego, a partire dall’articolo 2, comma 35, della Legge n. 203/2008, dalla legge finanziaria 2009 e anche dalle disposizioni previste dal Decreto Legislativo 150/2009. In conclusione, i ricorsi in tribunale sono inevitabili.
L'Anief ha ormai ottenuto giurisprudenza univoca e di pieno accoglimento che riconosce il pieno diritto dei docenti che hanno prestato servizio nelle scuole paritarie a vedersi riconosciuto il relativo punteggio nelle operazioni di mobilità. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Antonio Salerno ottengo due provvedimenti favorevoli presso i Tribunali del Lavoro di Genova e Tivoli (RM) con il riconoscimento dell'illegittimità, per contrasto con il principio generale sancito dalla normativa primaria, delle previsioni contrattuali che non riconoscono pari dignità al servizio svolto nelle scuole non statali che hanno ottenuto la parità. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “La legge 333 del 2001 impone l'obbligo di valutare i servizi prestati nelle paritarie nella stessa misura prevista per il servizio nelle scuole statali; la contrattazione collettiva non può agire contra legem e qualsiasi previsione anche solo “restrittiva” è da considerarsi nulla. Ancora una volta abbiamo imposto al MIUR e alla contrattazione collettiva il rispetto della normativa primaria di settore”. Possibile aderire anche al ricorso per il riconoscimento del servizio svolto nelle scuole paritarie ai fini della ricostruzione di carriera.
La richiesta proviene dal Congresso nazionale Anief, che ha approvato all’unanimità una mozione-chiave, proposta dai delegati Marco Giordano, Stefano Cavallini e Giovanni Portuesi, per tracciare gli atti d'indirizzo dell'associazione sindacale per il prossimo quadriennio: perché non si può fallire, anche stavolta, il riconoscimento del giusto valore della professionalità dei docenti, del personale educativo e del personale Ata. Il sindacato punta dritto verso una nuova stagione dei diritti, all’insegna della piena e compiuta parità di trattamento tra personale della scuola, docente e non, con contratto a tempo determinato e di ruolo. Sono anche maturi i tempi perché sia riconosciuto a tutti gli insegnanti l’elevato rischio psico-fisico connesso allo svolgimento della funzione docente, senza alcuna distinzione di ordine e grado.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): è l’ora di abbandonare quella visione politico-economica che in questi anni troppe volte ha guardato alla scuola solo come una voce di bilancio da tagliare. Occorre attuare forti segnali di discontinuità con quel recente passato: per farlo, bisogna partire dal nuovo contratto, anche per il personale precario, che svolge le stesse mansioni di quello di ruolo ma con un trattamento decisamente più sfavorevole. Occorre discontinuità e per farlo bisogna puntare al nuovo contratto: per segnare quella svolta che non solo la Scuola, ma tutto il Paese, vuole e pretende.
La Corte d'Appello di Palermo dà piena ragione all'Anief sull'indiscutibile diritto dei docenti precari a percepire la medesima progressione stipendiale riconosciuta ai docenti di ruolo. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, che hanno da sempre guidato e curato i ricorsi del nostro sindacato a livello nazionale, ottengono presso la Corte d'Appello di Palermo una sentenza esemplare che mette la parola fine sul punto e dichiara l'illegittimità dell'operato del MIUR che da oltre 15 anni si ostina a discriminare i lavoratori precari in totale spregio della normativa comunitaria. Marcello Pacifico (Anief-Cisal). “È una battaglia che abbiamo iniziato sin dalla nostra fondazione e, dopo la Corte di Giustizia Europea, anche la Cassazione ci ha recentemente dato ragione. Gli scatti di anzianità per i lavoratori a termine sono una realtà ormai indiscutibile; il MIUR non può più indugiare e deve riconoscere ai precari le medesime prerogative dei lavoratori a tempo indeterminato. Come sindacato chiediamo a gran voce una modifica della normativa e del contratto che riconosca pari dignità a tutti i precari della scuola, anche a livello stipendiale”. Il sindacato Anief, infatti, ha posto la battaglia in favore dei lavoratori della scuola come punto cruciale della sua politica di azione sindacale e attende dal MIUR una presa di coscienza nei confronti dei precari che da anni sono sfruttati e discriminati. Al momento, però, l'unica via per il riconoscimento del diritto agli scatti di anzianità è quella del ricorso.
Trovano conferma piena le diverse immissioni in ruolo attuate negli scorsi anni attraverso le graduatorie concorsuali 2012, su cui pendeva la cosiddetta "riserva". Il Consiglio di Stato, infatti, secondo quanto riferisce l' Anief, ha confermato la posizione del sindacato già fatta propria dal Tar del Lazio: per partecipare serviva qualsiasi laurea e per superare lo scritto bastava prendere 30/50. Il Tar - spiega l'Anief - "aveva già previsto l'annullamento di quella disposizione del bando 2012 emanato dal Miur, il quale prevedeva il punteggio di almeno 35/50 per ottenere l'accesso alle prove successive del concorso a seguito dello svolgimento della prova pre-selettiva. Allo stesso modo, cade pure la norma imposta illegittimamente dalla stessa amministrazione scolastica di far partecipare alla selezione nazionale per diventare insegnanti, solo i laureati entro il 2003". "Sull'accesso al Concorso per docenti del 2012, dopo il Tribunale amministrativo, anche il Consiglio di Stato dà piena ragione al sindacato - sottolinea l'Anief - confermando l'annullamento di quella disposizione del bando emanato dal Miur che prevedeva il punteggio di almeno 35/50 per ottenere l'accesso alle prove successive del concorso a seguito dello svolgimento della cosiddetta prova pre-selettiva. Allo stesso modo, cade pure la norma imposta illegittimamente dalla stessa amministrazione scolastica di far partecipare alla selezione nazionale per diventare insegnanti, solo i laureati entro il 2001/2002 per le lauree quadriennali e entro il 2002/2003 per quelle quinquennali".
È una delle indicazioni prioritarie giunte dal secondo Congresso nazionale dell’Anief, che rappresentano anche una risposta alle sollecitazioni dello stesso neo ministro dell’Istruzione rivolte ai sindacati e incentrate su mobilità, leggi delega e rinnovo contrattuale. Dagli oltre 400 delegati Anief, riuniti a Roma, è stato espresso un concetto unanime: la chiamata diretta ha creato un diffuso malcontento tra i lavoratori, selezionati per la prima volta con una logica discrezionale, di tipo aziendale e non consona alla scuola pubblica. Inoltre, non è efficace nemmeno per il miglioramento della didattica, perché i nuovi Piani dell’Offerta Formativa triennali prevedevano un reclutamento del personale necessario per la loro realizzazione, ma dopo il primo anno di sperimentazione la maggior parte degli istituti ha chiesto attraverso i bandi di reclutamento obbligatori alcune professionalità che, nella maggior parte dei casi, non sono mai arrivate. Inoltre, la mobilità a domanda e d’ufficio è stata effettuata per ambiti territoriali, facendo così perdere continuità didattica e titolarità a docenti che avevano anche decenni di insegnamento alle spalle.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): stiamo parlando di una modalità selettiva priva di alcun beneficio, che va cancellata al più presto, per ridare spazio alla titolarità su sede, attraverso la valutazione di titoli e servizio acquisiti. È necessario il ripristino della titolarità su sede all’interno dell’ambito di attuale appartenenza, sia per il personale docente attualmente in servizio, sia per il personale docente di prossima assunzione a decorrere dai contingenti di immissione in ruolo in via di definizione per il prossimo anno scolastico; lo stesso, poi, dovrà valere per i docenti che in fase di mobilità dovessero richiedere una diversa sede. Pensare di mantenere la chiamata diretta, invece, rappresenterebbe confermare la ‘madre’ di tanti problemi e discriminazioni professionali.
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