Si chiama Marcello Pacifico e guida l'Anief, il sindacato più agguerrito dei docenti. Dal 2008 a oggi più di cinquantamila ricorsi. Vinti.
Si chiama Marcello Pacifico e guida l'Anief, il sindacato più agguerrito dei docenti. Dal 2008 a oggi più di cinquantamila ricorsi. Vinti.
In assoluto, le donne coprono l’81 per cento delle cattedre; alle superiori sono il 65 per cento; alla primaria diventano il 96%; nella scuola dell’infanzia il 99,3 per cento. All’estero il divario c’è ma non di queste proporzioni. I motivi sono da ricercare nella bassa considerazione sociale della professione, negli stipendi da fame e nel lungo precariato. Che con la Buona Scuola è rimasto tale, perché quest’anno sono state cenferite ancora 100mila supplenze annuali. Con l’aggravante che si aggiunto il nomadismo, con 10mila precari assunti a centinaia di chilometri da casa, costretti ad abbandonare genitori, coniugi e figli, senza conoscerne i motivi.
Marcello Pacifico (presidente Anief): se si volesse realizzare un profilo del docente italiano, questo non potrebbe che essere di una donna stanca dai capelli ingrigiti dal tempo. E andrà sempre peggio: perché nel 2018 la pensione di vecchiaia arriverà alle soglie dei 68 anni, con l’assegno di quiescenza destinato a trasformarsi in una pensione poco più che sociale. Ma a chi ci governa non importa che insegnare è un mestiere logorante e che in altri Paesi, come la Germania, si può andare in pensione con 24 anni di servizio.
In assoluto, le donne coprono l’81 per cento delle cattedre; alle superiori sono il 65 per cento; alla primaria diventano il 96%; nella scuola dell’infanzia il 99,3 per cento. All’estero il divario c’è ma non di queste proporzioni. I motivi sono da ricercare nella bassa considerazione sociale della professione, negli stipendi da fame e nel lungo precariato. Che con la Buona Scuola è rimasto tale, perché quest’anno sono state cenferite ancora 100mila supplenze annuali. Con l’aggravante che si aggiunto il nomadismo, con 10mila precari assunti a centinaia di chilometri da casa, costretti ad abbandonare genitori, coniugi e figli, senza conoscerne i motivi.
Marcello Pacifico (presidente Anief): se si volesse realizzare un profilo del docente italiano, questo non potrebbe che essere di una donna stanca dai capelli ingrigiti dal tempo. E andrà sempre peggio: perché nel 2018 la pensione di vecchiaia arriverà alle soglie dei 68 anni, con l’assegno di quiescenza destinato a trasformarsi in una pensione poco più che sociale. Ma a chi ci governa non importa che insegnare è un mestiere logorante e che in altri Paesi, come la Germania, si può andare in pensione con 24 anni di servizio.
Negli ultimi anni, ai docenti italiani sono stati concessi aumenti più bassi del contratti privati. E andrà sempre peggio, perché alle nuove generazioni dei formatori si prospetta di andare in pensione con assegni vicini all’attuale sociale dopo 43 anni di lavoro. La riforma Renzi-Giannini sulla Buona Scuola ignora tutto questo. Perché oggi, a differenza delle promesse, ha lasciato viva la ‘supplentite’. E gli aumenti legati al merito professionale sono ridicoli e riservati al 10% dei docenti: appena 200 milioni di euro, a fronte di 6 miliardi di arretrati che lo Stato dovrebbe dare al personale per adeguare gli stipendi non all’Unione Europea, ma all'inflazione certificata dall'Istat. Sono questi i veri motivi del declino della professione.
Marcello Pacifico (presidente Anief): è ora di cambiare, per non lasciare sempre l'ultima parola ai tribunali. Lo Stato continua a sfruttare i docenti, sempre più scesi nella considerazione sociale. Anief ha già vinto i ricorsi per la stabilizzazione, lo sblocco degli scatti stipendiati e il pagamento delle mensilità estive per il personale precario, il riconoscimento del servizio per intero pre-ruolo nella ricostruzione di carriera e la restituzione del Tfr. E tutto per colpa di leggi inique che il Governo di turno lascia in vita per risparmiare sulla loro pelle.
Il Miur sarebbe intenzionato ad escludere decine di migliaia di giovani che hanno tarato il loro corso di laurea proprio per diventare insegnanti. Secondo l’Anief, in questo modo si calpesta il principio di affidamento, a tutela dei candidati al ruolo di insegnanti, derivante dalle procedure sino ad oggi adottate dalla PA. Procedure che hanno indotto gli stessi aspiranti docenti, a realizzare precise scelte accademiche. Tra i danneggiati ci sono pure gli specializzati sul sostegno, a cui si chiudono le porte per l’accesso al nuovo profilo professionale. Già in passato, il Miur ha tentato la stessa strada, ma il Consiglio di Stato ha sempre dato ragione ai ricorrenti.
Marcello Pacifico (presidente Anief): se si decide di cambiare le modalità di accesso al concorso pubblico per diventare docenti, è chiaro che la novità va applicata dall’entrata in vigore della norma. Quindi, non prima del prossimo anno accademico. Cambiare le regole in corsa è un’operazione scorretta e illegittima. È chiaro che, se le cose andranno così, il nostro sindacato presenterà apposito ricorso, a tutela di tutti i laureati esclusi.
Pubblichiamo alcuni articoli sul Miur che dà facoltà ai presidi di sostituire i bidelli anche dal primo giorno: vittoria del sindacato, ma ora si faccia altrettanto con amministrativi e tecnici e sulla clamorosa ammissione del Miur: niente supplenze per il primo giorno di assenza dei docenti fino a settembre 2016.
Intervento del presidente Anief, prof. Marcello Pacifico, dal minuto 60 al minuto 73,30
Si comunica che è ancora possibile iscriversi ai nostri corsi universitari in convenzione con l'Università telematica Pegaso fino al 30 novembre, per scegliere il tuo corso clicca qui
Il Giudice del Lavoro di Pistoia condanna il MIUR a circa 60.000 Euro per violazione di norme comunitarie e riconosce a quattro iscritti ANIEF, docenti immessi in ruolo negli ultimi anni, il diritto al risarcimento del danno per l’abuso subito durante il lungo periodo di precariato e al contestuale riconoscimento degli scatti di anzianità mai percepiti. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Leonardo Tovoli, Denis Rosa e Piervincenzo Vantaggiato danno nuovamente una sonora lezione al MIUR in tribunale e ottengono quattro sentenze di identico tenore che condannano il MIUR per illecita reiterazione di contratti a termine e per discriminazione del lavoro precario.
Con la Nota n. 2116, il Ministero dell’Istruzione ammette che le supplenze per il primo giorno di assenza del personale potranno tornare ad essere effettuate, superando il comma 333 della Legge di Stabilità 2015 (L. 190/14 art. 1), solo tra un anno. Quando, cioè, il piano straordinario di immissioni in ruolo previsto dalla riforma della scuola sarà portato a compimento. Per l’anno in corso le scuole si arrangeranno. E non potranno che moltiplicare i rischi di ‘culpa in vigilando’. Di cui si dovranno fare carico i dirigenti scolastici. Anche se poi, a ben vedere, il vero artefice di tutto ciò sarà lo Stato.
Marcello Pacifico (presidente Anief): sono anni che si continuano a togliere insegnanti dalle classi. Ora si arriva a fare cassa anche mettendo a repentaglio la sicurezza dei bambini. Le situazioni più pericolose, infatti, riguardano gli oltre due milioni e mezzo di alunni della scuola dell’infanzia e primaria: nei casi in cui si verificassero situazioni incresciose, derivanti dalla mancata presenza del docente, i genitori degli alunni sapranno con chi andare a prendersela.
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