Con il decreto ministeriale n. 941, pubblicato in queste ore, il Ministero dell’Istruzione comunica che entro la fine della seconda decade di gennaio si potranno presentare le candidature “di cessazione dal servizio per raggiungimento del limite massimo di servizio o di dimissioni volontarie”. Come accaduto nel 2016, si prevede una riduzione delle adesioni, con una cifra attorno alle 20mila unità: attraverso la pensione anticipata occorrono, infatti, 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini; per la pensione di vecchiaia servono 66 anni e 7 mesi di età. I requisiti sono decisamente “alti” e destinati a crescere: tra soli 15 anni, la soglia imposta dalla riforma diventerà pari a 44 anni e 6 mesi per gli uomini e a 43 anni e 6 mesi per le donne. Anche il “tetto” per la vecchiaia si alzerà, fino a 68 anni e 3 mesi di età: peraltro, ulteriormente innalzabili, in caso di incrementi della speranza di vita. Tra le deroghe possibili, che l’attuale Governo ha intenzione di produrre, vi è l’Ape “social”, riservata alle professioni più logoranti, che permette di anticipare di 3 anni e 7 mesi l’età pensionabile ma che il Governo vuole riservare alle sole maestre d’Infanzia.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): non si comprende per quale motivo le nostre istituzioni continuino a negare l’elevato rischio psico-fisico connesso allo svolgimento della funzione docente, senza alcuna distinzione di ordine e grado: tutta la categoria degli insegnanti – ad altissimo rischio burnout – deve infatti fruire delle agevolazioni pensionistiche spettanti a chi svolge un lavoro usurante. Per questo motivo, l’emendamento, come gli altri già presentati a Montecitorio, verrà replicato a Palazzo Madama, dove speriamo che i senatori siano più sensibili dei colleghi dell’altro ramo del Parlamento.
Il personale della scuola – docente, educativo e Ata - potrà chiedere di essere collocato in pensione entro il prossimo 20 gennaio: lo ha deciso il ministero dell’Istruzione, attraverso decreto ministeriale n. 941 pubblicato in queste ore: si tratta delle “domande di cessazione dal servizio per raggiungimento del limite massimo di servizio o di dimissioni volontarie”, si legge nel D.M. “Lo stesso personale, entro la suddetta data del 20/01/2017, può presentare domanda di trattenimento in servizio per il raggiungimento del limite contributivo o per quanto previsto dall’articolo 1 – comma 257 della legge n. 208/2015” oppure “può presentare domanda di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale”.
Inarrestabili le vittorie Anief presso i Tribunali del Lavoro di tutta Italia nella lunga battaglia promossa dal nostro sindacato volta a tutelare i diritti dei lavoratori precari della scuola da anni discriminati dal MIUR a causa del mancato riconoscimento del diritto a percepire le medesime progressioni stipendiali riservate ai docenti di ruolo. Stavolta è il Giudice del Lavoro di Milano ad accogliere in pieno le richieste patrocinate dagli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Francesca Lideo che, ancora una volta, si sono fatti valere in udienza ottenendo la condanna del MIUR per evidente discriminazione nei confronti dei lavoratori precari. Riconosciuto a una docente precaria “storica” il diritto alle differenze retributive mai percepite e che il Ministero dell'Istruzione le aveva negato applicando le disposizioni di un Contratto Collettivo Nazionale illegittimo sul punto, perché in aperto contrasto con la normativa comunitaria. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Ancora una volta un successo, ancora una volta la nostra azione legale mirata e puntuale ha ottenuto giustizia e rispetto per i precari della scuola. Non ci fermeremo finché il Ministero non riconoscerà pari dignità ai lavoratori a termine anche a livello retributivo”. Anief ricorda che è ancora possibile ricorrere per vedersi riconosciuti i propri diritti e per ottenere uno stipendio commisurato agli anni di servizio effettivamente svolti, anche se con contratti a tempo determinato.
Nel corso del Congresso Cesi, arriva il via libera, all’unanimità, della mozione sulla creazione di un pool di avvocati che opereranno in simbiosi per le 42 organizzazioni sindacali europee aderenti per la tutela dei lavoratori: d’ora in poi, i legali delle organizzazioni sindacali aderenti si supporteranno sulle iniziative giudiziarie intraprese nei 28 Stati membri e concerteranno difese comuni in Corte di Giustizia europea e presso la Corte europea dei diritti dell'uomo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è un giorno importante per costruire una nuova Europa del diritto. L’obiettivo è avvicinare le legislazioni nazionali alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea e alle direttive UE. Il metodo Anief dopo la vittoria sul precariato scolastico sbarca in Europa. Siamo pronti a costruire un'Europa dei diritti. In Italia siamo già pronti per chiedere il risarcimento e gli scatti per gli anni di precariato svolto ma che l’amministrazione scolastica si ostina a non voler considerare ai fini della carriera.
Personale Ata fanalino di coda della pubblica amministrazione
ROMA, 2 DIC - "Come si può pensare di rendere dignitoso lo stipendio di un collaboratore scolastico neo-assunto, che oggi percepisce 1.008 euro al mese, concedendogli un incremento stipendiale di 20-30 euro?" Lo chiede l'Anief facendo riferimento alle parole del Ministro Madia secondo la quale l'intesa sottoscritta sul pubblico impiego servirà ad "accorciare la forbice tra chi guadagna di più e chi guadagna di meno". "Diversi rappresentanti del Governo si stanno rincorrendo nel dire che a seguito dell'accordo raggiunto il 30 novembre a Palazzo Vidoni, gli aumenti per i lavoratori statali di 'fascia' alta riceveranno meno, per privilegiare chi guadagna poco: prevarrà, infatti, un approccio alla 'Robin Hood'. Peccato che questo accostamento (togliere ai ricchi per dare ai poveri) potrebbe avere un senso - fa notare l'Anief - laddove vi siano risorse congrue da assegnare ai lavoratori. Invece, gli aumenti da dividere tra 3,3 milioni di dipendenti sono a dir poco esigui: se si dividessero equamente, per il 2017 la media di incremento sarebbe di soli 258 euro lordi annui. Che corrispondono a 20 euro lordi, ovvero 14 euro netti mensili. Ammesso, poi, che agli Ata della scuola si assegni un aumento doppio, per la logica tanto sbandierata di 'Robin Hood', si potrebbe arrivare a 30 euro netti di aumento. Praticamente, per il 2017 si passerebbe dal 'trancio' di pizza di un anno fa a una cena frugale". "Se gli ultimi dati Aran ci dicono che il fanalino di coda della Pubblica Amministrazione sono proprio gli assistenti amministrativi, i tecnici e gli ausiliari della scuola, che percepiscono in media meno di 22mila euro di media lordi annui, queste cifre diventano imbarazzanti - osserva ancora il sindacato - quando si scopre che la retribuzione dei dirigenti di prima fascia delle Agenzie fiscali raggiunge i 220mila euro annui. Francamente, non crediamo che possa essere giustificato un gap retributivo così mastodontico, con i secondi che beneficiano di una busta paga dieci volte maggiore del personale non docente". Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief "questo accordo quadro sul pubblico impiego ha tutta l'aria di essere finalizzato a ricevere consensi politici". (ANSA).
L'Anief porta a segno una nuova importantissima vittoria in favore dell'inserimento in Graduatoria a Esaurimento dei docenti in possesso di diploma magistrale abilitante conseguito entro l'a.s. 2001/2002; questa volta è la Corte d'Appello di Firenze a dare piena ragione agli avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Tiziana Sponga e Simona Rotundo e a respingere le richieste del MIUR, confermando quanto già ottenuto in primo grado in favore di una nostra iscritta presso il Tribunale di Pistoia. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Siamo pienamente soddisfatti: abbiamo difeso ancora una volta i diritti di una vasta categoria di docenti abilitati che il Ministero ha da sempre bistrattato e ignorato per anni. Questa è un'altra sonora lezione impartita al MIUR dal nostro sindacato e siamo sicuri che non sarà l'ultima”.
A Palermo un altro caso di “mala scuola”: i fondi da impiegare nell’acquisto di materiale scolastico, forniti dal Comune, sono sempre più assottigliati, tanto da risultare spesso insufficienti. Così i genitori devono sobbarcarsi le spese. La triste situazione affligge anche diversi istituti del Centro e Nord Italia. Sul fronte dei fondi statali non va meglio, se si considera, rispetto ad un quinquennio fa, il forte ridimensionamento del Miglioramento dell’offerta formativa, con cui il Miur finanzia le ore prestate di pomeriggio per i progetti e le altre figure essenziali al funzionamento scolastico, anche per il recupero degli alunni a rischio abbandono scolastico. Dati negativi pure a livello di macro-investimenti per l’Istruzione rispetto al Pil: secondo i dati dell’Istituto statistico della Commissione europea, l’Italia si trova all’ultimo posto tra i paesi dell’UE.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): un Paese civile non può fare mancare quei servizi elementari che permettono a ogni studente la corretta partecipazione alle lezioni scolastiche; ci troviamo davanti all’illogicità in cui sono le famiglie a rifornire le scuole dei bisogni essenziali. È un diritto dei nostri figli trovare nel luogo pubblico in cui trascorrono gran parte dello loro giornate, la scuola, ciò di cui hanno bisogno. Soprattutto in questi tempi, in cui molte famiglie devono fare i conti con le ristrettezze economiche, i genitori non possono e non devono occuparsi di questo. È lo Stato che deve far fronte alle esigenze dei suoi cittadini”.
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