A Palazzo Madama arriva il decreto per l’approvazione definitiva. Per l’istruzione, diverse le richieste di modifica in vista del prossimo anno, per evitare che subentrino gli stessi problemi che hanno costellato l’anno in corso. Tra le modifiche dell’Anief reputate ammissibili, le assunzioni dei docenti delle scuole statali frequentate da alunni tra 3 e 6 anni, dove è alta la percentuale di supplenti; gli idonei nelle graduatorie di merito dei vincitori del concorso a cattedra ma ancora non assunti, poiché rischiano di rimanere al “palo” per via della prossima soppressione delle stesse; la tutela dei partecipanti all’ultimo concorso per dirigenti scolastici, rimasti impantanati nella burocrazia. All’ultimo momento, invece, disco rosso per l’emendamento sulla stabilizzazione di Ata ed educatori, esclusi a sorpresa dal piano straordinario dell’ultima riforma.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): sugli abilitati di seconda fascia d’istituto non ci arrendiamo, perché durante le prossime audizioni, riproporremo lo stesso tema ai parlamentari poiché chiedano al Governo di modificare la gestione della fase transitoria prevista dal decreto legislativo sulla formazione iniziale e reclutamento della L.107/2015. I docenti abilitati hanno diritto a essere assunti al di là dell’anno o della tipologia di abilitazione, specie quando sono impiegati come supplenti annuali (circostanza che si realizza nell’80% dei casi) per fare funzionare le nostre scuole. Di sicuro, continueremo la nostra azione per tutto il prossimo mese.
Il Tar del Lazio e il Tribunale del Lavoro di Trani si esprimono sulla stessa lunghezza d’onda: l’insegnante andava collocato nella terza fascia, già dalla prima pubblicazione delle graduatorie del 2014 e in base all'effettivo punteggio posseduto. Si dà, così, sempre più credito alla denuncia dell’Anief sulla convinzione che da anni i supplenti siano gestiti e graduati con liste d’attesa sbagliate e da rifare. Per il giudice di Trani un’interpretazione come quella fornita e applicata dal Ministero si pone in netto contrasto col principio meritocratico affermato dalla Consulta (il D. M. 235/2014) e non può che essere ritenuto incostituzionale per violazione dell'art. 3 della Carta costituzionale. L’accesso ai pubblici uffici va garantito a tutti coloro che ne hanno titolo, indipendentemente dal momento in cui l’hanno conseguito. Partono i ricorsi Anief in tutta Italia per ottenere il recupero del ruolo o della supplenza mancata a causa dell'inserimento in quarta Fascia.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): per noi era una situazione palese e l'abbiamo denunciata sin dalla sua creazione. Il Miur non poteva distinguere le Graduatorie a esaurimento e porre in posizione deteriore la cosiddetta ‘fascia aggiuntiva’, docenti aventi maggior punteggio rispetto ad altri che, pur con un punteggio inferiore, sono stati collocati in terza fascia. Per questo procederemo con specifici ricorsi, per ristabilire la legalità attraverso il tribunale: i docenti collocati in quella fascia hanno ora diritto all'immissione in ruolo retroattiva in base al merito. Un motivo in più per aggiornare le GaE sin da subito, assieme alle graduatorie d’istituto, anziché attendere un altro anno.
Dopo il successo presso il TAR del Lazio con la prima sentenza che dichiara l'illegittimità dell'inserimento in IV Fascia dei docenti abilitati e stabilisce che la corretta collocazione doveva essere in III Fascia, l'Anief vince anche presso il Tribunale del Lavoro. Partono i ricorsi Anief in tutta Italia per ottenere il recupero del ruolo o della supplenza mancata a causa dell'inserimento in IV Fascia.
Vittoria piena dell'Anief, dunque, anche presso il Tribunale del Lavoro contro le illegittimità poste in essere dal MIUR. Il ricorso, patrocinato dall'Avv. Michele Ursini, presso il Tribunale del Lavoro di Trani, viene accolto senza riserve e viene dichiarato il pieno diritto di un docente abilitato inserito in IV Fascia GaE, alla corretta collocazione in III fascia sin dalla data di prima pubblicazione delle Graduatorie del 2014 e in base all'effettivo punteggio posseduto. Marcello Pacifico (Anief-Cisal) “L'illegittimità della collocazione in IV Fascia era palese e noi l'abbiamo denunciata sin dalla sua creazione nel 2012. Adesso procederemo con specifici ricorsi per ristabilire la legalità e il diritto all'immissione in ruolo in base al merito”. Aperti, infatti, i ricorsi Anief rivolti ai docenti inseriti in IV Fascia che avrebbero ottenuto l'immissione in ruolo o una supplenza migliorativa se correttamente collocati in III Fascia.
Al vaglio di Palazzo Madama giungeranno anche una serie di richieste d’interventi da adottare in vista del prossimo anno scolastico, minacciato dagli stessi gravi problemi che hanno già gravato sulla didattica e formazione degli studenti dell’anno in corso. Tra le modifiche reputate ammissibili, presentate dall’Anief: quelle sui dirigenti scolastici; sulle assunzioni nella scuola dell’Infanzia, oltre che del personale Ata ed educativo; sugli idonei nelle graduatorie di merito, dei vincitori del concorso a cattedra, ma ancora non assunti, che rischiano di rimanere al “palo” per via della possibile prossima soppressione delle stesse graduatorie. Giudicati inammissibile, invece, l’emendamento per ripristinare la figura del ricercatore in ruolo e quello sull’aggiornamento nel 2017/18 delle GaE dei precari, finalizzato all’inserimento di 100mila nuovi abilitati nelle stesse, anche loro ingiustamente esclusi dal piano straordinario di assunzione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): sugli abilitati di seconda fascia d’istituto non ci arrendiamo, poiché chiederemo al Parlamento di cambiare il decreto delegato nella gestione della fase transitoria. Il giovane sindacato, durante le prossime audizioni, riproporrà lo stesso tema al Parlamento poiché si chieda al Governo di modificare la gestione della fase transitoria prevista dal decreto legislativo sulla formazione iniziale e reclutamento della Legge 107/2015. I docenti abilitati hanno diritto a essere assunti al di là dell’anno o della tipologia di abilitazione, specie quando sono impiegati come supplenti annuali (circostanza che si realizza nell’80% dei casi) per fare funzionare le nostre scuole. Noi continueremo la nostra azione per tutto febbraio.
La conferma è arrivata dal Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli: “è prossimo il bando”, per consentire “di riportare alla normalità i carichi di lavoro dei colleghi già in servizio. Solo col concorso si potrà, infatti, risolvere l’annoso problema delle numerose reggenze” e dare l’opportunità di “progressione di carriera a quei docenti che siano interessati ad un nuovo ruolo”. Il testo deve passare solo il vaglio del Ministero dell’economia, poi sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale dopo la comunicazione, che avverrà a brevissimo, alla presidenza del Consiglio dei ministri e il visto della Corte dei conti. Terminato questo iter, si procederà a chiedere al ministro della Funzione pubblica e al Mef l’autorizzazione definitiva.
Per la prima volta, i cinque anni di servizio minimo potranno essere raggiunti anche con il periodo di precariato, continuando però a escludere dalle prove concorsuali tutti i docenti precari già abilitati all’insegnamento. Il giovane sindacato, supportato da precise norme ordinarie e costituzionali, giudica illegittima tale esclusione: pertanto, ha deciso sin d’ora di ricorrere(entro il 13 febbraio) per far partecipare tutti i precari con cinque anni di servizio svolto in scuole pubbliche o paritarie. Inoltre, il sindacato ritiene opportuno riservare una quota delle immissioni in ruolo ai vicari che hanno svolto per almeno tre anni il ruolo di reggente di un istituto. Anief ritiene, poi, che la quota dei posti messi a bando debba essere maggiorata: quelli indicati non tengono conto né del turn over, né della quota eccedente prevista dalla legge, né, soprattutto, del fatto che i vincitori andranno “spalmati” su un triennio. Infine, si chiede l’approvazione urgente di una sanatoria per tutti i contenziosi pendenti.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): con i prossimi pensionamenti degli attuali presidi, da settembre ci ritroveremo con quasi 2mila scuole prive di capo d’istituto e altrettante reggenze, con gli istituti che continueranno a essere gestiti a distanza. Non facendo, dunque, nemmeno tesoro di quanto accaduto quest’anno, con un Dirigente scolastico italiano su tre costretto a gestire in contemporanea fino a 20 plessi. Non comprendiamo come si possa pensare di valorizzare la figura del preside della scuola pubblica continuando a fare economia sui suoi compensi, ma si eviti almeno di pensare di averne migliaia di meno di quelli necessari e indispensabili: tirando su paletti inutili, che ledono pure i diritti e privano la nostra scuola di forze fresche e giovani.
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