A ratificare la forte differenza di retribuzione annua è stata l’Aran che ha incrociato le retribuzioni medie pro-capite del 2014 emesse della Ragioneria Generale dello Stato: pur avendo maggiori responsabilità e un carico di personale dipendente molto più elevato di quello dell’altra dirigenza, i capi d’istituto percepiscono in media 62.890 euro annui, pari a 42mila euro l’anno in meno rispetto a un dirigente amministrativo e neanche alla metà dei colleghi che operano presso gli enti pubblici non economici (127.606 euro l’anno). Secondo Anief-Dirigenti serve uno stanziamento ad hoc con risorse fresche, come fece l’ex ministro Luigi Berlinguer.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): l’occasione del rinnovo è d’oro: a seguito, infatti, dell’accorpamento dei comparti pubblici da 11 a 4 i capi d’istituto nel prossimo contratto saranno collocati con altri dirigenti pubblici, come quelli di Università e Ricerca che, prima, facevano parte di un’area a sé stante. Le differenze, infatti, si possono fare sulla retribuzione variabile e accessoria, ma non su quella fissa e fondamentale. Per questo motivo, dalla Legge di Stabilità serve uno stanziamento di 480 milioni e minimo di 100 milioni.
I conti sono presto fatti: ci sono oltre 30mila posti di sostegno, oggi in deroga, e quasi altrettanti curricolari, facenti capo a discipline comuni, però non dichiarate. E pure 20mila posti non coperti e già oggi vacanti, che in buona parte riguardano le cattedre perse per la pessima organizzazione del concorso a cattedra del 2016.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): fino a che a Viale Trastevere continueranno a tenere occulta la vera natura dei tanti posti relegati oggi in organico di fatto, non permettendo agli abilitati delle graduatorie d’istituto di entrare nelle GaE e di coprirli con l’immissione in ruolo, sarà pura demagogia parlare di supplentite da sconfiggere. Il balletto delle cattedre d’inizio anno scolastico, con un docente su sei che manca all’appello, come è accaduto quest’anno, si perpetrerà nei decenni con tanti docenti costretti a ricorrere in tribunale per far valere i loro diritti, chiedendo legittimamente di essere stabilizzati o risarciti dal Miur. Potranno ricorrere anche per rivendicare gli scatti di anzianità e le ferie non corrisposte, oltre che il pagamento di luglio e agosto indebitamente sottratti.
I Tribunali del Lavoro stanno dando piena ragione all'Anief sull'illegittimità del mancato computo del periodo di precariato al fine del raggiungimento del quinquennio obbligatorio di permanenza su posto di sostegno superato il quale i docenti immessi in ruolo potevano richiedere il trasferimento su posto comune. Dopo i precedenti favorevoli ottenuti a Roma, Forlì, Trieste, La Spezia e Taranto, anche i Tribunali di Frosinone e Sondrio accolgono le tesi supportate dai legali Anief Ida Mendicino, Walter Miceli, Fabio Ganci, Maria Dolores Broccoli e Marco Fusari e rilevano un'evidente disparità di trattamento da censurarsi attraverso la condanna del MIUR a ripetere, in favore dei ricorrenti, le procedure di Mobilità consentendo la loro “partecipazione alla procedura di mobilità straordinaria 2016/2017 per il trasferimento su posto comune”. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Sono centinaia i pronunciamenti di identico tenore attesi dai tribunali di tutta Italia nelle prossime settimane. Il MIUR dovrà far fronte a questa nuova bufera generata da una regolamentazione illegittima e discriminante e rivedere radicalmente le operazioni di trasferimento concluse nel mese di agosto riconoscendo, finalmente, pari dignità al lavoro svolto su posto di sostegno durante il periodo di precariato”.
Se a questo dato nazionale si aggiungono lo scandalo della scomparsa dei posti destinati ai vincitori, dirottati per cercare di tamponare le falle create dell’algoritmo ministeriale impazzito che ha gestito i trasferimenti, nonché quello dei troppi candidati bocciati (record in Lombardia) che farà perdere per strada più di 20mila posti sui 63.712 messi a bando, ci si rende conto del disastro completo che sta contrassegnando questa selezione nazionale. Intanto, in ruolo in questi giorni ne sono entrati pochissimi, sconfessando le promesse dell’amministrazione centrale che per mesi ci aveva assicurato la conclusione delle operazioni entro l’estate 2016.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): si è fatta una pre-selezione senza precedenti, escludendo 15 categorie di insegnanti, tra cui tantissimi aspiranti docenti giovani e motivati che avrebbero potuto, tra l’altro, ridurre di non poco l’età media del corpo insegnante italiano; la stessa che, solo un paio di giorni fa, l’Ocse ha confermato in crescita, con gli over 50enni aumentati del 10% in pochi anni. Il Ministero, dapprima, ha creato le premesse perché si producesse un numero record di ricorsi, sui quali pende ancora il parere ultimo dei giudici, proprio per far accedere al concorso a cattedra dei docenti neo laureati o con l’abilitazione in dirittura d’arrivo, Il Miur ha, successivamente, organizzato la selezione nel peggiore dei modi: pagando le commissioni una miseria, costringendo le stesse a operare senza esonero in piena estate, nonché eludendo indicazioni sulle valutazioni dei candidati, vero motivo delle forti differenze sulle percentuali di idonei tra una commissione e l’altra. La ciliegina sulla torta è arrivata con i posti scomparsi che, per i primi vincitori rimasti al palo, ha rappresentato una beffa che rasenta la truffa.
Disapplicata la Legge 107/2015, nella parte in cui, al comma 79, si garantisce che la chiamata diretta si realizza ‘tenendo conto delle candidature presentate dai docenti medesimi’: il 14 settembre, ventiquattr’ore prima della scadenza per assumere a tempo indeterminato i nuovi docenti, quindi ancora in tempo per l’immissione in ruolo, i presidi non hanno potuto inserire i dati nel sistema on line del Miur perché da Viale Trastevere hanno bloccato tutto. Anche i presidi che avevano fatto i salti mortali, in modo encomiabile, riuscendo a completare tutto il 13 settembre - pubblicazione dei posti disponibili, recepimento e valutazione delle candidature, individuazione degli insegnanti più adatti – si sono dovuti arrendere. In alcuni casi, sulla stessa scuola, si sono ritrovati in due: il docente scelto dal preside ma non ratificato e quello mandato d’ufficio, senza criterio e senza che il neo-assunto vi avesse fatto richiesta.
Marcello Pacifico (presidente Anief): costringere i dirigenti scolastici a lavorare anche in notturna, dopo aver bruciato le ferie ad agosto per gestire le stesse selezioni dei docenti trasferiti con l’algoritmo impazzito e, poi, vanificare tutto perché l’amministrazione da Roma ha deciso di anticipare i tempi di chiusura di trasmissione dei risultati, è un’opera che non ha bisogno di commenti. Le nostre sedi territoriali stanno raccogliendo situazioni di docenti increduli, mandati su scuole dove il posto era stato assegnato dal preside a un altro collega. Così, l’assegnazione alle scuole dei docenti immessi in ruolo quest’anno, dopo quelli dell’organico potenziato, si è trasformata in odissea.
Diversi uffici scolastici hanno concesso un monte ore per ogni scuola non andando oltre la proporzione di un docente per due alunni, anche con disabilità grave: l’allievo viene, pertanto, affiancato dall’insegnante di sostegno per non più di 11 ore settimanali alla primaria (anziché 22) e 9 ore a settimana nella scuola secondaria (anziché 18). In un istituto superiore di Roma risultano, ancora, 32 alunni iscritti di cui 3 con bisogni speciali: tuttavia, secondo l’articolo 11 del Dpr n. 89/09 le classi iniziali di ogni ordine e grado vanno costituite con non più di 20 alunni. Scarseggiano poi gli Aec, gli assistenti educativi culturali, per via dei tagli ai finanziamenti agli enti locali. Vi è, ancora, la denuncia di una madre presentata al nostro sindacato in merito alla scorretta assegnazione di ore di sostegno al figlio disabile e ai docenti “ballerini” a lui assegnati presso un istituto capitolino. L’azione giudiziaria rimane, pertanto, l’unica via per restituire alle famiglie i propri diritti e numerose sentenze favorevoli già emesse dai giudici lo confermano.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): sono sempre più numerose le richieste da parte dei genitori, costretti a ricorrere in tribunale per farsi riconoscere le ore settimanali previste dalla legge. Anief ribadisce la gratuità dell’azione giudiziaria per le famiglie che si rivolgono al sindacato per vedere rispettata la corretta assegnazione del docente di sostegno e per tutte le ore prefissate. Non è solo un problema di mancato adeguamento di organico, ma di pieno rispetto della sentenza pilota n. 80/10 della Consulta.
Il sindacato ha, per queste ragioni, riattivato l’iniziativa “Sostegno: non un’ora di meno!”, mettendo a disposizione delle famiglie un modello di lettera per richiedere sin dal primo settembre le ore di sostegno per l’intera durata dell’orario di servizio settimanale dell’insegnante specializzato: se non saranno erogate le ore di sostegno necessarie in questi primi giorni di scuola o in caso di inadempienze, le segnalazioni possono essere già raccolte dal sindacato inviando una email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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