A seguito della prossima approvazione, in via definitiva, del Governo della legge delega della Buona Scuola sul 'riordino delle scuole italiane all’estero', si vuole imporre ai docenti di ruolo di sostituire i supplenti, oggi impegnati sul 25 per cento di organico, in deroga al contratto. Lo scambio avverrebbe addirittura anche in mancanza di specifica abilitazione da parte del docente. Si va poi verso un altro mezzo disastro pure sul sostegno, per il quale potranno essere nominati solo 10 insegnanti su tutto l'organico del mondo.
Marcello Pacifico (Cisal-Anief): eppure ben il 25 per cento del personale che opera all’estero è precario (in Italia il 13 per cento). La 'frittata' si compie del tutto, però, quando al posto dei precari si vogliono assumere docenti di ruolo senza abilitazione. Questa possibilità non può essere bene accolta dal sindacato, anche perché tutto ciò avviene mentre si cerca chi valuterà gli studenti a fine anno: non si risolve così il problema del precariato, né si dà una risposta concreta alla diffusione della cultura italiana fuori dallo Stivale.
Secondo il Ministro dell’Istruzione, entro il mese di settembre sarà 'creata una piattaforma che controllerà l’applicazione dell’alternanza e, qualora, non fosse corretta interverrà il Ministero', perché le imprese devono presentare offerte di qualità. Sono parole che danno vigore alle critiche espresse dall’Anief sull’applicazione del comma 33 della Legge n. 107/2015, ribadite in occasione delle audizioni tenute in Camera e Senato, oltre che in sede di commento alla presentazione del parere delle commissioni parlamentari sul decreto legislativo inerente alla nuova formazione professionale. Il sindacato ritiene indispensabile, inoltre, mettere mano alla parte del Testo Unico sulla sicurezza, il D.L. 81 del 2008, riguardante i piani predisposti dalle scuole organizzatrici e dalle aziende ospitanti gli allievi. Così come ritiene fondamentale incentivare le aziende.
Marcello Pacifico (Anief - Cisal): insistiamo sulla necessità di pubblicare il Regolamento sui diritti e doveri degli studenti, perché senza le regole organizzative per svolgere gli stage, presso gli enti accrediti dalla Camera di Commercio, i giovani rimangono esposti ai fenomeni di mancata formazione e sfruttamento. Quando lo studente opera all'interno dalla scuola è soggetto attivo-passivo del servizio di prevenzione e protezione dello stesso istituto; viceversa, in azienda è soggetto allo stesso servizio della struttura ospitante.
22 marzo 2017, Bruxelles, Parlamento Europeo. Audizione ore 16.00 diretta streaming dei legali Anief Galleano e De Michele sulla petizione presentata sul precariato scolastico, relativa alla violazione da parte dello Stato Italiano, con la legge 107/2015 della Direttiva 70/99 UE e della sentenza Mascolo della CGUE del 24 novembre 2014.
Fa discutere, dentro il primo partito di maggioranza, il progetto parlamentare escogitato nei giorni scorsi per stabilizzare decine di migliaia di maestri illegittimamente messi ai margini da anni, invece di essere stabilizzati su altrettanti posti vacanti: da una parte i senatori del Partito Democratico chiedono in massa, correttamente, l'inserimento dei docenti con diploma magistrale nelle Graduatorie a esaurimento, dall'altra parte, però, alcuni deputati dello stesso partito ne continuano a chiedere l'esclusione, nonostante la giurisprudenza e la legge ne garantiscano il diritto. La confusione regna sovrana, con l’on. Camilla Sgambato che prima ha chiesto di tutelare precari storici e laureati in Scienze della Formazione Primaria dall’eventuale inserimento diplomati magistrale nelle GaE, poi ha corretto il tiro, poche ore dopo, esigendo di tutelare 'tutti i precari storici' e uno specifico 'piano di formazione iniziale e reclutamento'.
Per Anief, la strada per assumere i diplomati magistrale a tempo indeterminato non può essere quella, indicata dai senatori della Commissione Cultura, delle nuove 'Graduatorie regionali di merito a esaurimento', con un iter d'inserimento tutt’altro che agevole. Perché questi insegnanti vanno assunti subito e non hanno nulla da dimostrare, visto che dovevano essere immessi in ruolo già da quindici anni. Il piano da approvare è quello presentato nei giorni scorsi dal giovane sindacato.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): occorre riaprire le GaE a tutti gli abilitati o in subordine l’estensione del doppio canale di reclutamento alla II e III fascia delle graduatorie d’istituto. Perché chi ha lavorato per tanti anni nella scuola ha diritto ad avere riconosciuti la propria professionalità maturata e a essere assunto in ruolo. Rivedendo, quindi, l'intera disciplina transitoria, in attesa che il nuovo reclutamento faccia il suo corso.
Con quattro provvedimenti analoghi, emanati dai Tribunali di Tivoli e Civitavecchia, si accerta l'illegittimità dell'operato del Miur che viene condannato al pagamento di oltre 25mila euro tra risarcimento danni e spese di soccombenza. L'iniziativa 'Sostegno, non un'ora di meno!' promossa dall'Anief, a tutela dei diritti degli alunni con disabilità a cui il Miur nega il corretto numero di ore di sostegno, ottiene in questo modo ulteriori successi in tribunale e la dichiarazione d'illegittimità dell'operato dell’amministrazione scolastica, con condanna per discriminazione e responsabilità aggravata.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): la tutela del diritto all’istruzione dei disabili e alla loro integrazione è assicurata da norme imperative internazionali, europee e interne e tali precetti vanno onorati e fatti rispettare costantemente; il nostro operato rende concreto questo impegno. La condanna del Ministero per responsabilità aggravata è un provvedimento che rivela come l'azione legale da noi promossa stia ottenendo i risultati attesi. Auspichiamo che il Miur prenda coscienza delle sue responsabilità e che si adoperi per garantire effettivamente che ogni studente possa fruire del diritto allo studio e all'integrazione senza più dover ricorrere in tribunale e in situazione di piena parità.
Udir, su 42.292 edifici scolastici, in 8.450 non ci sono lezioni
(ANSA) - ROMA, 19 MAR - La 'stretta' degli ultimi anni sulle misure preventive e il logoramento delle strutture ha prodotto la chiusura o la necessità di adeguare sempre più scuole: tanto è vero che oggi se è vero che gli edifici scolastici esistenti sono 42.292, in 8.450 non si svolgono le lezioni, perché in ristrutturazione, in costruzione o dismessi. Un plesso scolastico su cinque, quindi, è chiuso per sempre o in attesa di essere messo a norma. I dati sono stati forniti dall'ingegner Natale Saccone, nel corso degli incontri organizzati in questi giorni in varie città italiane dall'Udir, il neonato sindacato dei dirigenti scolastici. In Sardegna, a esempio, sono 1.615 gli edifici dove non si va a scuola e appena 326 quelli dove si fa lezione. Anche in Sicilia, a fronte di 1.680 strutture scolastiche operanti, ve ne sono altre 2.580 non attive. Anche le scuole sulla 'carta funzionali necessitano di miglioramenti, dice l'esperto: a esempio, il nulla osta provvisorio per la prevenzione incendi è disponibile in una scuola su sei. Del certificato di collaudo dell'impianto di spegnimento sono sforniti il 91% degli istituti. Per tutelare i presidi, Udir e Eurosofia hanno organizzato a Torino, mercoledì prossimo, il convegno 'Le tre RRR della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni'. I sindacati ricordano che il 50 per cento degli edifici scolastici è stato costruito prima del 1971, l'anno in cui entrò in vigore la normativa sul collaudo statico degli edifici e che anche le scuole attive necessitano di miglioramenti: gli ultimi dati ufficiali dicono che il piano di emergenza e il documento di valutazione del rischio sono stati riscontrati con certezza da meno di tre scuole su quattro (rispettivamente 73% e 72%); il certificato di collaudo statico, da una su due (49%); quello di agibilità-abitabilità e di omologazione alla centrale termica, da una su tre (39%); la certificazione della prevenzione incendi in corsi di validità è presente appena in un'istituzione scolastica su cinque (21%); il nulla osta provvisorio, sempre di prevenzioni incendi, in una scuola su sei (16%). Sul certificato di collaudo dell'impianto di spegnimento siamo messi malissimo, perché ne è sfornito ben il 91% degli istituti. (ANSA).
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