IL TAR del Lazio dà nuovamente ragione all'Anief e scioglie la riserva per i ricorrenti che hanno conseguito il titolo abilitante tramite corso PAS, esclusi dal Miur per aver svolto servizio nelle cosiddette ‘sezioni primavera’.
Piena vittoria per il sindacato Anief con la sentenza di scioglimento della riserva emanata dal TAR Lazio in favore dei docenti che avevano già conseguito con riserva il titolo di abilitazione tramite Percorsi Abilitanti Speciali e cui il Ministero dell'Istruzione aveva illegittimamente negato l'accesso ai corsi, perché non riteneva utile, ai fini del computo del servizio non specifico, l'aver svolto attività lavorativa nelle cosiddette ‘sezioni primavera’. Attese, nelle prossime settimane, altre sentenze per il consolidamento della posizione dei tanti docenti, tra cui i docenti di ruolo, che hanno aderito ai ricorsi Anief e hanno, in virtù del favorevole pronunciamento cautelare ormai ottenuto per l'accesso ai PAS, già conseguito l'abilitazione all'insegnamento.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): abbiamo sin da subito censurato le tante illegittimità poste in essere dal Miur nei provvedimenti che stabilivano i criteri di accesso ai PAS e abbiamo sempre dimostrato in tribunale di avere avuto ragione permettendo a tanti docenti, precari e di ruolo, di conseguire quell'abilitazione che ha permesso loro di consolidare la propria posizione e di migliorare la propria situazione lavorativa e professionale; non possiamo che esserne soddisfatti.
I Tribunali del Lavoro di Rimini e Pordenone accolgono in totole tesi Anief, condannando il Miur per discriminazione e violazione proprio delle norme comunitarie: il Ministero dovrà ora risarcire ogni singolo ricorrente con 10 mensilità per tre docenti e 11 mensilità per altri due. Oltre a corrispondere loro gli scatti di anzianità, computando tutti i servizi svolti con contratti a termine: il loro stipendio, pertanto, verrà adeguato per tutta la loro carriera professionale. È ancora possibile ricorrere con Anief.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal):non vi sono più dubbi sul fatto che l’ordinamento comunitario prescriva come regola la parità di trattamento tra lavoratori a termine e a tempo indeterminato, nel settore pubblico come nel privato. Il Miur dovrebbe adeguarsi immediatamente, sia per quanto riguarda la retribuzione dei supplenti, sia per l'immediata stabilizzazione di quanti hanno già svolto 36 mesi di servizio.
In attesa dell’ultimo verdetto del Governo sulle deleghe alla Legge 107/15, le commissioni parlamentari licenziano delle richieste di modifica senza tenere conto delle ripetute denunce dell’Anief e delle famiglie degli allievi: da settembre, il personale docente continuerà a essere utilizzato per 30 per cento dell’organico come precario, su posti in deroga, con oltre 52mila posti liberi assegnati fino al 30 giugno; arrivano nuove regole sulle ri-certificazioni che, senza alcuna copertura finanziaria e opportune risorse umane per le équipe mediche, sconvolgeranno la vita di 260mila alunni disabili; rimane anche in vita il blocco decennale per gli insegnanti di sostegno che, in questo modo, risultano assegnati alla scuola e non più agli alunni.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il modello che si sta andando a determinare sugli insegnanti di sostegno contrasta la loro motivazione e li discrimina rispetto ai colleghi, addirittura rispetto ai neo-assunti, i quali vanno incontro a un blocco triennale sulla disciplina. Parlare di continuità didattica in queste condizioni significa solo fare demagogia. L’unico aspetto positivo è che viene riconosciuto il servizio pre-ruolo nel computo del blocco decennale su sostegno. Ma si conferma l’anomalia del mancato riconoscimento dello stesso servizio nell’ipotesi di mobilità 2017: motivo per cui Anief lancerà ricorso, avendo già vinto nei tribunali.
Una condanna esemplare quella ottenuta a carico del Miur: riconosciuti 150.000 euro di risarcimento danni e progressioni di carriera nei confronti di cinque precari 'storici'. Ancora possibile ricorrere con Anief.
Continua la serie di vittorie ottenute dall'Anief in tribunale a tutela dei diritti dei lavoratori precari della scuola: questa volta sono i Tribunali del Lavoro di Rimini e Pordenone che, accogliendoin totole tesi del nostro sindacato, condannano il Ministero dell'Istruzione per discriminazione e violazione di norme comunitarie nei confronti di 5 docenti precari da anni sfruttati e cui non aveva mai riconosciuto il diritto alle progressioni di carriera e all’anzianità di servizio maturata a seguito dei tanti contratti a termine stipulati. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli Fortunato Niro e Tiziana Sponga – come sempre impeccabili nella tutela dei diritti dei nostri iscritti – dimostrano in tribunale l’illecita discriminazione posta in essere da sempre dal Miur nei confronti dei dipendenti precari e ottengono la condanna dell’Amministrazione a corrispondere loro un totale di 52 mensilità di risarcimento danni e il corrispettivo delle progressioni di carriera mai percepite.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal):ormai non possono esservi dubbi sul fatto che l’Ordinamento comunitario prescrive come regola la parità di trattamento tra lavoratori a termine e lavoratori a tempo indeterminato nel settore privato come in quello pubblico e il Miur dovrebbe attivarsi immediatamente sia per quanto riguarda l'adeguamento della retribuzione dei precari, sia per l'immediata stabilizzazione di quanti hanno già svolto almeno 36 mesi di servizio.
Ora Miur cerca commissari per maturità scuole oltre confine
(ANSA) - ROMA, 23 MAR - "La legge delega della Buona Scuola sul 'riordino delle scuole italiane all'estero' sembrerebbe voler 'punire' il personale in servizio nelle 142 scuole, nei 242 lettorati e nei corsi di lingua e cultura italiana". E' quanto afferma l'Anief aggiungendo che proprio per le scuole italiane all'estero il ministero degli Esteri ha comunicato l'avviso relativo alle nomine dei commissari per la Maturità di giugno da conferire ai docenti in servizio in Italia (gli interessati, se in possesso dei requisiti richiesti, possono inviare domanda, per via telematica, dalle 12.00 del 29 marzo alle 12.00 del 12 aprile). "Con il testo approvato già dal Consiglio dei Ministri - osserva l'Anief - si vuole ridurre l'indennità fissa di sede (-38% dal 2014 per docenti superiori), penalizzare il rientro in Italia (no al super-punteggio e sì ad ambiti territoriali), svilire la dirigenza (lontana dall'Ise dei diplomatici) e mortificare le reggenze. Oltre a introdurre un ridicolo tetto all'organico di sostegno: appena 10 unità". "Sono anche inaccettabili le riduzioni di organici e gli spezzoni di ore" aggiunge il sindacato che contesta, soprattutto, "l'eliminazione dei contratti a termine e l'obbligo della loro copertura da parte del personale di ruolo, al di là dei vincoli contrattuali e del possesso della specifica abilitazione. Creando, quindi, i presupposti per una sostanziosa riduzione della qualità dell'offerta formativa prodotta". "Forse chi ha scritto quella parte del decreto - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - non è a conoscenza del fatto che il 25% del personale che opera all'estero è precario (mentre in Italia è il 13%). La 'frittata' si compie del tutto, però, quando al posto dei precari si vogliono assumere docenti di ruolo senza abilitazione. È evidente che questa possibilità non può essere bene accolta dal sindacato. Anche perché tutto ciò avviene mentre si cerca chi valuterà gli studenti a fine anno: non si risolve così il problema del precariato, né si dà una risposta concreta alla diffusione della cultura italiana fuori dallo Stivale". (ANSA).
Duro intervento degli avvocati del sindacato presso la Commissione UE di denuncia allo Stato italiano per inottemperanza rispetto alle sentenze della Corte di Giustizia europea, sia per i dipendenti della Scuola che per quelli della Pubblica Amministrazione (Sanità, Regioni, Enti locali): urge una risposta netta e precisa rispetto a chi da anni è stato sfruttato dallo Stato per supplire alle mancate immissioni in ruolo e per garantire il servizio pubblico. I risarcimenti sono irrisori. È stato annunciato anche ricorso alla Cedu e una denuncia al Consiglio d’Europa, nonché la prosecuzione del contenzioso nei tribunali del lavoro, per ottenere almeno un minimo riconoscimento. La violazione della normativa comunitaria riguarda anche i decreti per la stabilizzazione del tribunale di ruolo e per la ricostruzione di carriera. Ancora possibile presentare ricorso.
L’avvocato Vincenzo De Michele: la Corte di Giustizia europea ha affermato che per il precariato ha fatto bene il tribunale di Napoli ad applicare una sanzione per la mancata assunzione dei precari, perché era un'ammenda giusta. Ora, però, lo Stato italiano si permette di modificare la normativa Ue che tutelava i lavoratori, cancellandola dall’ordinamento. Non abbiamo capito perché è stata archiviata la procedura n. 2124 del 2010 e perché in Italia, quando è stata approvata la riforma del Job Acts, la direttiva non esisteva più. Il Parlamento apra un dibattito in seduta plenaria di questa problematica. La direttiva è un accordo sociale. Bisogna aprire una procedura di ricorso per inadempimento alla Corte di Giustizia per l’archiviazione frettolosa della procedura d’infrazione che invece, se coltivata, avrebbe portato alla soluzione del problema.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): quello che sta accadendo in Italia sul fronte del precariato non è ammissibile: alla mancata adozione delle direttive e delle sentenze comunitarie vanno aggiunte le indicazioni della Suprema Corte di Cassazione sulla mancata assunzione dopo 36 mesi di servizio anche non continuativo.
La nostra struttura copre tutte le regioni italiane.
Siamo presenti in tutte le province.