Si comunica che le consulenze in presenza saranno svolte presso la sede Anief di Corso Pietro Pisani, 254 - Palermo
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In settimana prenderanno il via le contrattazioni per la messa a punto dell’Atto di Indirizzo: giovedì prossimo l’Atto sarà oggetto di discussione con le parti sociali. Subito dopo toccherà al rinnovo del contratto della Scuola, dei relativi aumenti delle retribuzioni che nel frattempo sono arretrate del 14 per cento rispetto al costo della vita. L’Accordo del 30 novembre 2016 prevede un aumento lordo medio mensile di 85 euro, somma che potrebbe anche essere fortemente ridotta in caso di mancata approvazione della Legge di Bilancio. Poi c’è il problema di chi superando i 26mila euro di imponibile si vedrebbe sottratti gli 80 euro introdotti dal Governo Renzi: si pensa di sanare il problema andando a decurtare gli aumenti dei presidi, che a loro volta sono in mobilitazione perché percepiscono lo stipendio più basso tra i dirigenti pubblici pur avendo responsabilità e carichi di lavoro enormi. Comunque vada, con la riforma Madia troverà spazio la logica di Robin Hood.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): tutti i docenti a metà e fine carriera, oltre che i dirigenti scolastici e i Dsga, rischiano di vedersi accreditati degli aumenti così bassi da essere ritenuti offensivi. È vero che ai soldi non si rinuncia mai, ma a tutto c’è un limite. Soprattutto quando un aumento di stipendio è così irrilevante che il ricorso al giudice del lavoro garantisce incrementi maggiori. Ammesso che si applichi a tutti il risultato dell’intesa il 30 novembre scorso, a un docente che guadagna 1.500 euro andrebbero infatti 56 euro netti, anziché 105 euro netti per 20 mesi di arretrati e poi a regime, per vedersi assicurata quella indennità di vacanza contrattuale, pari al 50% dell’inflazione, illegittimamente non assegnata. Ma da recuperare c’è poi l’altra parte dell’aumento del costo della vita. Quindi, il Governo deve mettere sul piatto 210 euro netti. Una cifra quasi quattro volte rispetto alla cifra stanziata e che mai come oggi risulta pure in forte dubbio.
Per questi motivi, l’Anief ha deciso di inviare dei modelli di diffida specifici per lo sblocco dei 105 euro di indennità di vacanza contrattuale da settembre 2015 e per l’assegnazione in busta paga della stessa cifra quando si firmerà il contratto. Poiché la loro presentazione offre molte più garanzie del contratto di categoria, il peggiore della storia della scuola pubblica italiana, che i sindacati si apprestano a firmare.
ROMA, 2 GIU - Nel mondo della scuola "non c'è dignità senza stipendi equi e con una precarietà altissima". E' quanto afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'associazione sindacale Anief e segretario confederale Cisal, nel giorno delle celebrazioni per il passaggio dell'Italia al sistema repubblicano. "Com'è possibile che gli stipendi di chi lavora nella scuola debbano essere bloccati da quasi 10 anni, senza nemmeno aver concesso loro il paracadute costituito dalla vacanza contrattuale? Perché un insegnante in pensione nella scuola deve percepire in media 1.300 euro al mese mentre la media dei dipendenti pubblici supera i 1.800 euro. Ha fatto bene Papa Francesco a parlare di lavoro come figura antropologica", afferma una nota. "Oggi chi vuole insegnare nella scuola è atteso ancora da un lunghissimo periodo di supplenze: ci sono decine di migliaia di docenti selezionati, formati, abilitati all'insegnamento che la Buona Scuola ha lasciato fuori delle assunzioni, a costo di lasciare vacanti tantissimi posti liberi. Tanto è vero che a settembre avremo ancora quasi 100 mila supplenze annuali. Ora, poiché lo Stato italiano non intende sanare queste situazioni, il sindacato ha deciso di rivolgersi ai giudici super partes che operano in Europa", conclude Pacifico.
L’amministrazione centrale non ha alcuna intenzione di confermare il punto di mediazione introdotto lo scorso anno, proprio per limitare i danni dovuti all’assurda decisione di assumere decine di migliaia di docenti fuori provincia anche a seguito di palesi errori del sistema telematico ministeriale. La decisione sembra provenire dal Ministro Fedeli in persona, che già dal mese di marzo aveva anticipato la volontà di restringere le assegnazioni provvisorie che lo scorso anno sono state attribuite con manica larga per mettere una toppa agli evidenti errori dell’algoritmo. La strategia adottata quest’anno è il ritorno all’ordinario. Con i sindacati rappresentativi che non sanno da che parte stare. Chi non ha dubbi sulla posizione da prendere è invece l’Anief, che ha già fatto sapere di voler di ricorrere in tribunale.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): lo scorso anno fu saggiamente introdotta la deroga e molti docenti riuscirono a trovare una sistemazione che ha in parte sanato gli errori dell’algoritmo: visto che a distanza di soli dodici mesi, in tanti si ritroveranno nella stessa situazione, viene da chiedersi per quale motivo si vuole ora negare la deroga alla norma. È chiaro che a parità di condizioni, va confermato. In caso contrario, confermiamo con forza l’intenzione di rivolgerci al giudice del lavoro”.
Dopo la Nota di questo tenore, inviata qualche giorno fa dall’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, le stesse indicazioni sono partite da Viale Trastevere con la Nota 24635, nella quale si dice di fatto alle scuole di prolungare i contratti solo in casi eccezionali. Eppure, a determinare la durata della supplenza è sempre e comunque la natura del posto che si sta ricoprendo: qualora si tratti di una supplenza per malattia, la durata è legata alle tempistiche contenute nelle certificazioni mediche; nel caso delle supplenze annuali, invece, in presenza di posti vacanti e disponibili il contratto deve necessariamente essere sottoscritto con la scadenza coincidente con l’ultimo giorno dell’anno scolastico. Inoltre, con l’operazione di ‘mascheramento’ dei posti del personale Ata, l’amministrazione non ottiene solo il risultato di risparmiare sui mesi estivi, ma anche quello di non assegnarli alla mobilità e turn over. E quindi di non utilizzarli per le immissioni in ruolo. Sono circa 30-40mila gli assistenti amministrativi, tecnici e ausiliari che mancano all’appello nei ruoli dello Stato. I quali si vanno ad aggiungere agli 80mila docenti precari che subiscono lo stesso trattamento.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): due anni fa per opporci alla beffa dell’assegnazione di migliaia di posti, già destinati agli Ata, da affidare ai lavoratori soprannumerari delle province, decidemmo di avviare una class action. Anche in quell’occasione, i posti vennero dati a supplenza fino al 30 giugno 2016, salvo poi scoprire che nemmeno un perdente posto dell’ente locale in via di soppressione è stato mai annesso al comparto Scuola. Oggi, si è arrivati a dire che l’arco delle supplenze su quegli stessi posti vacanti, va comunque ridotto di due mesi. Senza nemmeno più indicare giustificazioni di sorta. Questo modo di fare è divenuto inaccettabile. Per questo, invitiamo tutto il personale Ata che ha sottoscritto un contratto su posto vacante a presentare ricorso per recuperare gli stipendi dei mesi estivi, sottratti in modo illegittimo. Anche per gli anni passati.
Tutto il personale Ata precario interessato a ottenere dal giudice del lavoro il prolungamento al 31 agosto del contratto al 30 giugno, stipulato su posto vacante e disponibile con relativo recupero degli stipendi non percepiti, può cliccare qui.
Per assicurare l’invarianza della spesa, a decorrere dal 1º gennaio 2017 – si legge nell’articolo 23 su ‘Salario accessorio e sperimentazione’ del decreto Madia -, l’ammontare complessivo delle risorse destinate annualmente al trattamento accessorio del personale, anche di livello dirigenziale, di ciascuna delle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, non può superare il corrispondente importo determinato per l’anno 2016. A poco, anzi a nulla, servono gli incontri frequenti che stanno conducendo i sindacati rappresentativi con l’amministrazione scolastica centrale. Così come la riunione prevista per il giorno 22 del corrente mese. Perché ‘ci troviamo davanti a un pasticcio da cui la Fedeli non sa e non può uscire per come gli avranno spiegato bene i suoi funzionari’. Udir ha già fatto sapere che a queste condizioni la mobilitazione dei dirigenti scolastici è destinata a continuare. E che l’unica soluzione al problema è quella di impugnare il decreto in tribunale.
Marcello Pacifico (Confedir-Udir): nessun contratto può essere sottoscritto, se non si ottiene la perequazione interna (RIA) ed esterna alle altre aree dirigenziali degli enti locali e centrali. E nemmeno se non si recupera il costo dell’inflazione (nel frattempo salita del 14%). Inoltre, la mobilitazione continua perché devono essere ancora rideterminati tutti i finanziamenti regionali, e recuperati con il ricorso Udir tutti gli arretrati.
Udir ha deciso di avviare ricorso al Tar Lazio anche per l’incremento del Fondo Unico nazionale, altrimenti destinato a rimanere fermo. La giovane organizzazione sindacale, che opera a tutela dei dirigenti scolastici, è pronta anche a impugnare tutti i Contratti Integrativi Regionali che saranno sottoscritti. Aderisci al ricorso gratuito. Inoltre, il nuovo sindacato della dirigenza mette a disposizione specifici modelli di diffida, finalizzati al recupero di una serie di 'voci' e diritti sino a oggi negati.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, nel giorno delle celebrazioni per il passaggio dell’Italia al sistema repubblicano: com’è possibile che gli stipendi di chi lavora nella scuola debbano essere bloccati da quasi 10 anni, senza nemmeno aver concesso loro il paracadute costituito dalla vacanza contrattuale? Perché un insegnante in pensione nella scuola deve percepire in media 1.300 euro al mese mentre la media dei dipendenti pubblici supera i 1.800 euro. Ha fatto bene Papa Francesco a parlare di lavoro come figura antropologica. Oggi chi vuole insegnare nella scuola è atteso ancora da un lunghissimo periodo di supplenze: ci sono decine di migliaia di docenti selezionati, formati, abilitati all’insegnamento che la Buona Scuola ha lasciato fuori delle assunzioni, a costo di lasciare vacanti tantissimi posti liberi. Tanto è vero che a settembre avremo ancora quasi 100mila supplenze annuali. Ora, poiché lo Stato italiano non intende sanare queste situazioni, il sindacato ha deciso di rivolgersi ai giudici super partes che operano in Europa.
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