Senza aspettare il merito, con rito abbreviato, oggi 6 aprile, la Suprema Corte di Cassazione - con Ordinanza n. 8945/17 – ha confermato il diritto dei supplenti a percepire gli scatti di anzianità alla pari del personale di ruolo, secondo quanto peraltro già previsto dalle nuove regole del processo civile. La Cassazione ha infatti rigettato il ricorso dell’avvocatura di Stato ribadendo che già nelle sentenze 22558 e 23868/2016 si era statuito che 'nel settore scolastico la clausola 4 dell’Accordo quadro sul rapporto a tempo determinato recepito dalla direttiva n. 1999/70/CE, di diretta applicazione, impone di riconoscere l’anzianità di servizio maturata dal personale del comparto scuola assunto con contratti a termine, ai fini dell’attribuzione della medesima progressione stipendiale prevista per i dipendenti a tempo indeterminato dai c.c.n.l succedutisi nel tempo'.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): già sei mesi fa, con diverse sentenze 'gemelle', il giudice di legittimità della Corte aveva affermato tale diritto, ovvero che non c’è più bisogno di approfondire nel merito il cosiddetto fumus. Pertanto, sulle progressioni automatiche di carriera, non esiste più alcuna differenza nei contratti stipulati a tempo indeterminato rispetto a quelli sottoscritti dal personale non di ruolo.
È ancora possibilericorrere con Anief.
Oltre alla mancata soluzione per il precariato, risulta una grave doppia mancanza all’interno del testo sull'istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni: nessun piano straordinario d'immissioni in ruolo per la categoria di docenti già dimenticata dalla Buona Scuola e nessuna novità per favorire l’accesso alla primaria, in un anno ‘ponte’, con 12 mesi di anticipo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): con il nostro progetto si sarebbe prevista la naturale continuità con il progetto pedagogico del primo biennio della Scuola primaria, tenuto conto delle Indicazioni nazionali per il curricolo. Ciò avrebbe valorizzato le potenzialità di bambini, facendo vivere loro uno spazio relazionale e uno cognitivo più dinamici. Ma a mancare nella delega sull’infanzia ci sono anche altre questioni, come il mancato organico potenziato, promesso a lungo e ora svanito. E pure la difficile assunzione di tutti i vincitori e idonei dei concorsi pubblici svolti negli ultimi anni, rimasti sinora ancora incredibilmente esclusi delle immissioni in ruolo, senza certe prospettive di assunzione a tempo indeterminato, pur in presenza di posti vacanti.
Gli interventi adottati dal Governo non hanno sortito alcuna azione efficace per la sicurezza degli edifici scolastici, perché la maggior parte non necessitano di operazioni di routine, come tinteggiare le pareti, ma di interventi manutentivi ordinari che trascurati nel tempo degenerano nella necessità di svolgere manutenzioni straordinarie. Tutto ciò comporta un’amplificazione dei rischi fisici per i fruitori dell'edificio. L’elenco delle azioni urgenti da attuare è lungo: verificare, mediante schede fast e check-list, l'immediata agibilità di un edificio; attivare le misure economiche con incentivi non inferiori a 15 miliardi di euro, da distribuire in base alle priorità; predisporre verifiche nella prima decade di settembre all’inizio di ogni attività didattica; ricalibrare la normativa su Igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro tramite un nuovo asset legislativo; trasferire una diluizione delle responsabilità dei presidi, attraverso una nuova 'impalcatura' organizzativa.
Natale Saccone (ingegnere esperto di sicurezza): a oggi, il dirigente scolastico può solo comunicare e vigilare inibendo alcune porzioni della sua scuola. Riteniamo che le responsabilità attribuite ai dirigenti scolastici non siano altro che il capro espiatorio per la Magistratura Italiana che deve in ogni caso individuare un colpevole per l'accaduto. La soluzione è nell'intervento sinergico degli organi preposti alla vigilanza, che non devono avere solo valenza repressiva, ma soprattutto consultiva, nell'ottica di una sana prevenzione. Inoltre, bisogna legiferare in merito a obblighi di verifica congiunti tra l'ufficio tecnico del proprietario dell'immobile e il S.P.P. d'Istituto, avvalendosi di schede semplificate predisposte in seno alla norma stessa, simili a quelle già utilizzate dalla Protezione Civile sulla fruibilità delle strutture, alla luce della classificazione sismica già in vigore dal 1° marzo scorso.
Marcello Pacifico (Confedir-Udir): ci stiamo adoperando perché non capiti più che i dirigenti scolastici paghino per colpe non loro. Per questo, stiamo operando su due fronti: sensibilizzando le istituzioni perché si cambino le norme; fornendo dati, documenti e tutte le indicazioni utili per metterli nelle condizioni di agire nella legalità. Per illustrare loro le modalità della nostra azione, abbiamo predisposto un’altra serie di incontri.
UDIR ed EUROSOFIAhanno organizzato una seria di convegni formativi e informativi, in programma nel mese di Maggio aLecce,NapolieMilano.Si parlerà anche dei crescenti carichi di lavoro, delle responsabilità enormi, degli spostamenti continui per raggiungere plessi e sedi scolastiche, aggravati dalla riforma Renzi-Gianni, sempre però in cambio di buste paga a dir poco esigue.
Débâcle completa del Miur contro le ragioni patrocinate dai legali Anief a tutela del diritto dei docenti ‘depennati’ dalle GaE: vittoria piena in primo e in secondo grado e condanna del Ministero al pagamento delle spese di soccombenza.
Accoglimento totale in Corte d'Appello e in altri due tribunali del lavoro per le tesi sostenute dall’Anief sul pieno diritto al reinserimento in Graduatoria a Esaurimento dei docenti cancellati per non aver prodotto domanda di aggiornamento/permanenza. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Francesca Lideo, coadiuvati dal costante lavoro dei legali sul territorio, ottengono nuove determinanti vittorie in tribunale con pieno accoglimento delle tesi patrocinate dal nostro sindacato e la condanna del MIUR presso la Corte d'Appello di Ancona (Avv. Rodrigo Verticelli), il Tribunale del Lavoro di Salerno (Avv. Antonio Salerno) e di Perugia (Avv. Maria Francesca Genova).
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il reinserimento in GaE è un diritto che il Miur non poteva negare soprattutto in caso di regolare proposizione di domanda di reinserimento prodotta per tempo dagli interessati. Non possiamo che essere soddisfatti dell'ottimo lavoro dei nostri legali: i docenti, ora, potranno nuovamente accedere all’assegnazione di contratti di lavoro a tempo determinato o indeterminato in base al proprio punteggio e ottenere il reintegro della propria posizione in quelle graduatorie da cui il Ministero voleva, illegittimamente, escluderli.
Il Consiglio di Stato accoglie i ricorsi Anief e ribadisce al Miur che non poteva escludere i docenti in possesso di diploma magistrale abilitante dal primo ciclo di TFA ai fini del conseguimento della specializzazione di sostegno. Prorogate le adesioni ai ricorsi TFA Sostegno per Diploma Magistrale linguistico e per il Personale Educativo.
Il diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002 costituisce titolo abilitante idoneo a consentire la partecipazione alle prove di accesso ai percorsi finalizzati a conseguire la specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, questo quanto ribadito dal Consiglio di Stato con la sentenza ottenuta oggi dai legali Anief Sergio Galleano e Tiziana Sponga.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): con una nota del dicembre 2013 il Miur aveva provato a escludere gli abilitati con diploma magistrale dalla possibilità di partecipare al primo ciclo di TFA. I nostri legali hanno dimostrato in udienza come tale prospettazione fosse del tutto arbitraria e come il diploma magistrale ante 2001 debba essere ritenuto utile a tutti gli effetti, al pari delle altre abilitazioni all'insegnamento, anche per la specializzazione di sostegno. Insistiamo per una vera presa di coscienza da parte del Miur e del Governo: che pongano rimedio a più di 15 anni di discriminazione subita ingiustamente dai diplomati magistrale e riaprano le Graduatorie a Esaurimento consentendo loro - e a tutti i precari abilitati - di poter accedere al “doppio canale” per le immissioni in ruolo come è giusto che sia.
L’incontro Miur-Sindacati rappresentativi dovrebbe essere risolutivo, anche se rimane ancora aperto il capitolo relativo alla chiamata diretta, cioè all’assegnazione dei docenti alla scuola dopo aver ottenuto il trasferimento o l’immissione in ruolo su ambito territoriale. In caso contrario, la macchina organizzativa ne risentirà, rendendo vana la promessa del Ministro Fedeli di coprire tutte le cattedre entro il 1° settembre prossimo. Vanno, tuttavia, attuate delle modifiche al testo: sui punteggi riguardanti pre-ruolo, supplenze su sostegno, servizio nelle scuole paritarie e titoli abilitanti o specializzanti. Altrimenti, soprattutto dopo le ultime sentenze della Cassazione, in tanti saranno costretti a ricorrere al giudice.
Anief invita a partecipare ai seminari gratuiti organizzati in tutte le province d’Italia a supporto di tutto il personale della scuola sul tema 'La scuola dell’autonomia tra posti in organico di diritto e la Legge 107/2015' con il seguente focus: l’organico dell’autonomia tra posti comuni su sostegno e di potenziamento, gli ambiti territoriali e la rete di scuole, il nuovo contratto sulla mobilità. Durante gli incontri formativi saranno illustrate le novità introdotte dall’ipotesi CCNI mobilità 2017/18. Inoltre, non appena verrà pubblicata l’O.M., presso le sedi di tutta Italia, Anief aprirà gli sportelli straordinari di consulenza, a supporto della compilazione della domanda di mobilità: ogni dipendente potrà cercare la sede più vicina.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): trasferimenti, passaggi, utilizzazione e assegnazioni provvisorie hanno bisogno di regole chiare, certe, condivise e da approvare subito. Ne va di mezzo il futuro di centinaia di migliaia di docenti e Ata, oltre che il regolare svolgimento del nuovo anno scolastico. Giunti a questo punto, serve un senso di responsabilità reciproco, apportando anche le modifiche al testo necessarie: qualora le cose si prolunghino ulteriormente, a settembre ci ritroveremo a iniziare l’anno senza tantissimi insegnanti e con miriadi di cattedre vuote. Con i dirigenti scolastici che ricorreranno ancora una volta alle supplenze fino all’avente diritto, in attese delle assegnazioni definitive che, nell’anno in corso, si sono concluse solo a Natale, in alcuni casi addirittura nel 2017. Per non parlare dei trasferimenti realizzati sulla base di formule matematiche di un algoritmo impazzito. È uno scenario già visto e che non deve assolutamente ripetersi.
I dati forniti dal Miur sui rapporti di autovalutazione presentati dalle scuole e ripresi dalla stampa nazionale sono emblematici: il fenomeno è presente già in prima media e alle superiori esplode, con istituti dove nelle prime classi si arriva a perdere oltre il 7 per cento. Il Miur cosa sta facendo? Nei giorni scorsi la Ministra ha detto che il tema della dispersione è fra le priorità del piano in dieci azioni da 840 milioni: di questi, 180 milioni riguardano, appunto, la lotta agli abbandoni. Per il sindacato, è chiaro che il piano predisposto dall’amministrazione va apprezzato negli intenti, ma è largamente insufficiente per fronteggiare la situazione. Perché se in determinate zone del Paese, come al Meridione, la dispersione ha raggiunto proporzioni straordinarie, non può essere trattata con modalità ordinarie.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): operando in classi-pollaio, la mancanza di rapporto diretto tra docente e allievo diventa l’elemento decisivo a sfavore di quest’ultimo. Il quale, di fronte ai primi insuccessi, decide di lasciare la scuola. Se i docenti avessero la possibilità di operare con gruppi-classi al massimo di 15 alunni, allora il discorso cambierebbe. Ancora di più se lo Stato desse la possibilità, sempre in queste realtà difficili, di far operare in copresenza più insegnanti, in modo da creare dei sottogruppi suddivisi per livelli. Occorrono poi le immissioni in ruolo su tutti i posti liberi, 52mila solo nel sostegno, e l’anticipo di 12 mesi dell’obbligo scolastico, a cinque anni anziché sei. La situazione di stallo è legata al fatto che l’Italia è l’unico Paese Ocse che dal 1995 non ha incrementato la spesa per studente, a dispetto di un aumento medio del 62%. Allora, lo si dica: la formazione dei nostri giovani, rimane subordinata ai bilanci dello Stato.
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