Tra pochi mesi sparirà la mobilità su scuola e il sistema telematico si limiterà ad assegnare i docenti agli ambiti, dai quali poi saranno chiamati dai dirigenti scolastici: gli unici che manterranno la titolarità su scuola saranno quei docenti che, nel corrente anno scolastico, sono titolari su scuola e non chiederanno trasferimento. Per tutti gli altri non ci sarà scampo. Anche i docenti della vecchia “guardia”, magari con 35 e più anni di servizio, dovranno passare per il giudizio dei dirigenti. Che dovranno valutare il loro curriculum.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): serve una norma che ripristini il diritto del personale docente neoassunto o in mobilità a domanda o d’ufficio ad ottenere e mantenere la titolarità su scuola, invece che imporre spostamenti coatti anche a centinaia di chilometri e dopo 40 anni di onorato servizio. Con l’umiliazione finale di essere pure valutati dal dirigente scolastico, che magari non ha alcuna competenza nella disciplina d’insegnamento del docente da giudicare. Per prendere possesso di una cattedra d’insegnamento, ogni docente ha superato già miriadi di esami universitari e abilitanti, oltre che di un concorso, pubblico o riservato. Gli anni di servizio gli hanno permesso poi di sviluppare competenze ed esperienza: decidere, ora, la sua destinazione in base alla valutazione soggettiva di quei titoli, oltre che di altri percorsi formativi, è foriero di iniquità. Chi amministra la scuola lo deve capire. E agire di conseguenza. Prima che i danni prodotti dalla chiamata diretta non siano più sanabili, se non attraverso l’intervento dei tribunali.
Anief confida nella buona volontà dei parlamentari, nella possibilità che possano mettere mano a questa legge: per questo, il prossimo 14 novembre il giovane sindacato ha deciso di indire una giornata di sciopero nazionale e di scendere in piazza davanti a Montecitorio, dove giungeranno tanti docenti precari. E anche di ruolo, pure loro precarizzati.
L’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni ha deliberato l’accertamento alla luce dei mutamenti associativi effettuati dalle organizzazioni sindacali operanti nei comparti “Funzioni centrali” ed “Istruzione e ricerca” e nelle relative aree dirigenziali, che hanno dato loro la possibilità di disporre di una breve finestra temporale al fine di effettuare le aggregazioni o fusioni. Dall’accertamento risulta, in modo chiaro, il consenso sempre maggiori di alcune organizzazioni sindacali. Ad iniziare della confederazioni, con Confedir e Cisal che diventano la quinta forza confederale presente in entrambi i tavoli contrattuali delle aree e dei comparti dopo Cgil, Cisl, Uil e Confsal. A proposito del nuovo comparto “Istruzione e Ricerca”, il dato in crescita è quello dell’Anief, che triplica i voti e raddoppia le deleghe rispetto al 2012, attestandosi al 3%, dopo aver deciso di non “apparentarsi” con altre sigle. Il giovane sindacato reputa questo risultato un segnale davvero incoraggiante e apre subito la campagna per le elezioni Rsu 2018.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal-Confedir): è un segnale importante, che conferma la volontà dei lavoratori di rinnovare la loro rappresentanza, anche e soprattutto alla luce dei risultati non certo esaltanti raggiunti dai sindacati tradizionali e dalle alleanze storiche, ad iniziare dal mancato rinnovo contrattuale dei comparti pubblici e il conseguente blocco stipendiale. Dalla Legge di Stabilità arriverebbe un miliardo e mezzo – commenta ancora Pacifico – ma il fondo messo in campo dal Governo Renzi è onnicomprensivo di assunzioni e altre spese. Pertanto, è palesemente inadeguato, perché solo per l’indennità di vacanza contrattuale di 3 milioni di dipendenti pubblici servirebbe un miliardo. Ancora ricorsi in arrivo.
Chi doveva cancellare il precariato, le supplenze, le classi pollaio, è riuscito nell’impresa di organizzare il peggior avvio di anno scolastico della storia della scuola italiana: solo a Milano, ad un mese a mezzo dall'inizio della scuola, ci sono ancora 2.200 cattedre scoperte, per la primaria e le medie. I dirigenti, non sapendo più cosa fare, sono costretti a convocare i docenti attraverso supplenze “brevi”. Che, nove volte su dieci, per il sostegno, significa far affiancare agli alunni disabili un docente inesperto e pure di specializzazione. Però, invece di scagliarsi contro chi ha determinato questa situazione assurda, venutasi a determinare a seguito di GaE bloccate sia per gli inserimenti degli abilitati in graduatoria d’istituto, sia per gli spostamenti di provincia da parte di chi già c’è dentro - per non parlare dei TFA eternamente rinviati - qualche sindacato si scaglia addirittura contro i docenti: arrivando a proporre il blocco della mobilità.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): se la Buona scuola è zoppa già prima di andare a regime, la colpa è tutta di chi la governa maldestramente: questi signori, hanno prima ricattato i docenti precari, dicendo loro che per essere assunti in ruolo valeva la pena rischiare di spostarsi a cento se non a mille chilometri, poi sono incorsi in miriadi di errori strategici culminati nelle assegnazione provvisorie portate a termine solo in questi giorni e arrivate per sanare gli errori di un algoritmo impazzito. Poi la stessa cosa la si dice a 80mila docenti abilitati, guarda caso quasi il numero di quelli che ogni anno hanno una supplenza. A questo va aggiunto il mancato seguito della normativa in materia di organizzazione scolastica annuale, che impone agli uffici scolastici di completare la mobilità entro il 31 luglio e non il 15 settembre; poi nemmeno questo rispettato. Se non si fosse elusa la scadenza indicata dal legislatore, senza deroghe, oggi non ci ritroveremmo con 50mila cattedre annuali ancora da assegnare e 4-8 supplenti attesi in ogni istituto. Anche per questo, il prossimo 14 novembre abbiamo deciso di scioperare e scendere in piazza davanti a Montecitorio.
Il CdS ha chiesto al Miur di effettuare solo due modifiche legate alla prova orale e concernenti le competenze informatiche. Non si comprende perché, invece, non vengano considerate valide le supplenze per il raggiungimento dei cinque anni di servizio minimi: escludendo, così, ancora una volta dalle prove concorsuali tutti i docenti non di ruolo ma già abilitati all’insegnamento e con un congruo servizio alle spalle.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): eppure con la sentenza 5011/2014 del Tar del Lazio, i giudici amministrativi hanno confermato che per partecipare al concorso per dirigenti non può essere considerato titolo imprescindibile la già avvenuta immissione in ruolo. Ciò significa che non è necessario essere assunti a tempo indeterminato, ma per svolgere le prove selettive bisogna solo dimostrare di essere in possesso del titolo di studio e aver insegnato almeno 5 anni, ovviamente non continuativi. Seguendo, per estensione, quanto statuito l’8 settembre 2011 dalla Corte di Giustizia europea sul procedimento C-177/10. Non si comprende proprio questo ostracismo: ancor di più perché occorrono, mai come oggi, tanti bravi dirigenti che non possono essere esclusi a priori per un cavillo, visto che vi sono circa 1.400 reggenze e che gli ultimi 200 idonei della selezione del 2011 sono stati assunti all’inizio di quest’anno scolastico. È ovvio che qualora non sia accolta la nostra richiesta, scatterà il ricorso in tribunale.
La trasformazione dei posti da anni effettivamente vacanti e disponibili e senza titolare ma, sino ad oggi, furbescamente assegnati solo fino al 30 giugno per risparmiare i pagamenti di luglio e agosto doveva avvenire attraverso la prossima Legge di Stabilità: lo spostamento avrebbe agevolato pure il personale di ruolo, intenzionato a chiedere trasferimento la prossima primavera. Non è arrivato, però, il via libera dal Ministero dell’Economia che considera troppo oneroso l’impegno per le casse dello Stato: si è avviato, così, uno sterile ‘braccio di ferro’ con Viale Trastevere.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): tra meno di un anno non cambierà nulla: i pochi posti che il Ministero dell’Istruzione riuscirà a strappare saranno, infatti, una miseria rispetto alla realtà di cattedre oggi assegnate fino al 30 giugno. Basti pensare a quelle per il sostegno che sono circa 38mila. Subentrerebbe, poi, un altro problema: i destinatari di quei posti. Ad oggi vi sono tante graduatorie provinciali prive di candidati, sia nelle GaE che in quelle di merito, derivanti dai concorsi pubblici anche per via dell’alto numero di non ammessi in via preliminare e i bocciati, tra i partecipanti, in occasione del Concorso a cattedre. Anziché aprire, come ci chiede l’Ue, le porte ad altri docenti abilitati, ancor di più perché formati con le stesse modalità dei colleghi oggi di ruolo, si lasciano questi ultimi a stagnare nelle graduatorie d’istituto. E laddove scarseggiano gli abilitati, come per il sostegno ma anche per le discipline, si continua a traccheggiare rimandando a chissà quando l’avvio del terzo ciclo TFA. La stagione dei ricorsi rimarrà, così, aperta 12 mesi l’anno.
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