L’Istituto nazionale di valutazione ha pubblicato il Rapporto nazionale “I processi e il funzionamento delle scuole”: non solo nel Meridione e nelle Isole ci si assenta poco, ma si ricorre anche “meno all’utilizzo di altri docenti per coprire le ore scoperte”. Anche sulla distribuzione del fondo per incentivare le funzioni aggiuntive, da Roma in giù “è utilizzato in modo più mirato, assegnando più soldi a un numero inferiore di persone”. Il tanto bistrattato Sud, quindi, almeno da questo punto di vista è più avanti delle altre parti d’Italia. Pure sul fronte delle strumentazioni scolastiche, l’Invalsi cancella delle convinzioni errate sulla geografia dell’offerta formativa dell’istruzione italiana: perché è nelle scuole “del Sud e Isole del II ciclo che si registra un numero superiore di scuole (35%) in cui sono presenti più di 2 laboratori ogni 100 studenti”. Chi pensava che in queste regioni la scuola fosse all’anno zero è servito.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è un dato di fatto che gli studenti delle scuole del Nord hanno una scelta più ampia di aziende, dove svolgere percorsi di alternanza scuola-lavoro, ma se il territorio è carente di lavoro e quelle esistenti non credono nella formazione scolastica, c’è solo una cosa da fare: farla finita con la determinazione precostituita degli organici del personale, docente ma anche Ata, sulla base del numero ‘secco’ di iscrizioni di alunni. In determinate situazioni, sono altri i fattori che pesano: difficoltà del territorio, bassa presenza di agenti culturali, ridotto livello di studio delle famiglie di provenienza. Bisogna, quindi, incrementare il numero di insegnanti a Ata in quelle regioni, dove non a caso è più alto il livello di dispersione scolastica, con punte del 40 per cento. Ora a dirlo non è solo l’Anief ma anche l’Invalsi. È anche per questi motivi che l’Anief ha deciso, il 14 novembre, di scioperare e indire un presidio davanti a Montecitorio.
Pubblicate dal Sistema nazionale di valutazione le attese Linee guida della direttiva ministeriale n. 36/2016, attraverso cui sono state poste le modalità con cui il Direttore Generale dell’Ufficio scolastico regionale emetterà il giudizio su ogni capo d’Istituto: sulla base degli elementi forniti dai Nuclei di Valutazione e sulla base della proposta del coordinatore regionale del servizio ispettivo. Sono quattro i ‘gradi’ di valutazione previsti che assegneranno non oltre 200 euro lordi: in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, il preside potrà essere assegnato ad un altro istituto scolastico; qualora la valutazione risultasse ancora negativa, il Dirigente uscirà dalla conduzione delle scuole e verrà messo a disposizione dell’Usr. Tanti ancora i nodi da sciogliere.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): si parla tanto di valorizzazione dei capi d’istituto, ma gli stipendi dei Dirigenti scolastici rimangono dimezzati rispetto ai colleghi di altri comparti pubblici. Per questo, con il nuovo contratto bisogna aumentare le risorse e non solo per la retribuzione di risultato raggiunta da ogni preside.
Anief-Dirigenti apprende, intanto, che a una preside della Calabria, andata in pensione il 1° settembre scorso, la Ragioneria territoriale dello Stato di Cosenza ha chiesto la restituzione di 8.591,93 euro lordi. Nel decreto non viene menzionato, poi, con chiarezza il provvedimento che è all’origine del recupero della somma: l’unica spiegazione consiste in “decreti di posizione e risultato n. 1957 del 13, 16 e 20/05/2016 registrati dalla RTS di Cosenza il 20 e 27/06/2016” che, nei fatti, non dicono praticamente nulla. Secondo indiscrezioni, sembra che l’Usr Calabria abbia emesso degli atti unilaterali di taglio degli stipendi: c’è già chi teme che si possa trattare dei decreti “misteriosi” citati dalla Ragioneria cosentina. Eppure, a seguito della Conferenza dei Servizi del 4 agosto scorso, il Miur ha dato disposizione di ritirare gli atti unilaterali e ha dato mandato agli Usr di riprendere le trattative per stipula del Contratto integrativo regionale dal 2012/2013 al 2014/2015, nonché del CIR 2015/2016, Se così fosse, la Calabria starebbe andando per conto suo, applicando delle decurtazioni illegittime.
L'Anief ottiene una condanna esemplare a carico del Ministero dell'Istruzione che per anni ha sfruttato il lavoro di due docenti precari del beneventano stipulando contratti a termine in successione oltre i 36 mesi di servizio e continuando a non riconoscere loro la medesima progressione stipendiale attribuita solo ai docenti a tempo indeterminato. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Vincenzina Salvatore restituiscono dignità ai lavoratori precari della scuola e ottengono dal Tribunale del Lavoro di Benevento due sentenze ineccepibili che condannano il MIUR a risarcire gli interessati con 17 mensilità ciascuno, riconoscendo loro, altresì, il pieno diritto alla corresponsione delle progressioni stipendiali mai percepite. Il giovane sindacato ha indetto per il prossimo 14 novembre uno sciopero nazionale con presidio davanti Montecitorio organizzato per ribadire la necessità di riconoscere pari dignità ai lavoratori precari della scuola e rivendicare il loro diritto all'immediata stabilizzazione.
Tra pochi mesi sparirà la mobilità su scuola e il sistema telematico si limiterà ad assegnare i docenti agli ambiti, dai quali poi saranno chiamati dai dirigenti scolastici: gli unici che manterranno la titolarità su scuola saranno quei docenti che, nel corrente anno scolastico, sono titolari su scuola e non chiederanno trasferimento. Per tutti gli altri non ci sarà scampo. Anche i docenti della vecchia “guardia”, magari con 35 e più anni di servizio, dovranno passare per il giudizio dei dirigenti. Che dovranno valutare il loro curriculum.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): serve una norma che ripristini il diritto del personale docente neoassunto o in mobilità a domanda o d’ufficio ad ottenere e mantenere la titolarità su scuola, invece che imporre spostamenti coatti anche a centinaia di chilometri e dopo 40 anni di onorato servizio. Con l’umiliazione finale di essere pure valutati dal dirigente scolastico, che magari non ha alcuna competenza nella disciplina d’insegnamento del docente da giudicare. Per prendere possesso di una cattedra d’insegnamento, ogni docente ha superato già miriadi di esami universitari e abilitanti, oltre che di un concorso, pubblico o riservato. Gli anni di servizio gli hanno permesso poi di sviluppare competenze ed esperienza: decidere, ora, la sua destinazione in base alla valutazione soggettiva di quei titoli, oltre che di altri percorsi formativi, è foriero di iniquità. Chi amministra la scuola lo deve capire. E agire di conseguenza. Prima che i danni prodotti dalla chiamata diretta non siano più sanabili, se non attraverso l’intervento dei tribunali.
Anief confida nella buona volontà dei parlamentari, nella possibilità che possano mettere mano a questa legge: per questo, il prossimo 14 novembre il giovane sindacato ha deciso di indire una giornata di sciopero nazionale e di scendere in piazza davanti a Montecitorio, dove giungeranno tanti docenti precari. E anche di ruolo, pure loro precarizzati.
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