Davanti alle Commissioni Cultura e Istruzione riunite di Camera e Senato, il Ministro dell’Istruzione ha tentato di chiarire i dubbi d’interpretazione derivanti dal comma 131 della Legge 107/2015 che introduce il tetto dei tre anni di limite massimo di contratti a tempo determinato, spiegando che il computo utile alla formazione del periodo prende il via da quest’anno scolastico. Per il giovane sindacato non è importante sapere quando si bloccheranno i supplenti ma, piuttosto, l’intenzione da parte del Ministero di applicare una norma sbagliata, antidemocratica e incostituzionale che ha, di fatto, sovvertito la direttiva Ue 70/1999 CE e la sentenza delle Corte di Giustizia Europea del 2014. In Italia, quindi, i 36 mesi sono stati astutamente trasformati in un vincolo, anziché in un traguardo da raggiungere a cui dovrebbe fare automaticamente seguito, senza se e senza ma, l’immissione in ruolo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): se questo traguardo viene negato, come è accaduto nei giorni scorsi con il rifiuto di alcuni dirigenti scolastici romagnoli di stipulare contratti annuali, ci troviamo davanti ad un abuso. Il docente a cui è stata negata la supplenza farebbe bene a rivolgersi a una sede territoriale Anief, attraverso cui avviare ricorso al giudice. Il diniego a sottoscrivere il contratto non ha, infatti, alcun fondamento giuridico: il nostro sindacato ne è così convinto al punto che, non appena assisteremo al rifiuto della stipula delle supplenze, saremo pronti di nuovo a sollevare il caso alla Corte di Lussemburgo.