I movimenti sugli ambiti territoriali, regionali e nazionali, attesi inutilmente per tutta la giornata di ieri, sono partiti a singhiozzo e con ventiquattro ore di ritardo. Con “i docenti infuriati e nessun segnale di vita da parte del Miur. Tanti i docenti che ancora non sanno dove sono stati collocati: il sistema informatico non appare efficiente. E difficilmente lo potrà diventare. Se il buongiorno si vede dal mattino, stiamo vivendo un prologo di una probabile sequela di errori negli spostamenti, con inevitabili code di reclami e ricorsi. L’aver messo insieme le varie fasi, B1, B2, B3, C e D, ha mandato in tilt il sistema, perché mescolando l’assegnazione di una sede definitiva per i neo assunti e la fase interprovinciale per i vecchi assunti su tutti i posti vacanti e disponibili, ha evidentemente bloccato l’apparato telematico del Miur basato su algoritmi. Per Anief, se questo è il cambiamento e se è così che si vuole cambiare la scuola italiana, allora non vi è alternativa al rimpianto delle vecchie maniere, quindi al ritorno alla domanda cartacea.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): chiediamo al Miur di spiegare i fatti, di fare chiarezza ed ammettere di aver fallito per l’ennesima volta. Qui non c’è in gioco il solo futuro di intere famiglie ma soprattutto, a poco più di un mese dall’inizio dell’anno scolastico, il futuro di un intero sistema d’istruzione che in balia di accordi tra Governo e sindacati rappresentativi sta portando verso la rovina.
Entro febbraio verrà approvata la bozza del nuovo testo unico sul pubblico impiego, nella quale si prevede la possibilità concreta del licenziamento, in caso di sovrannumero. Prevista, però, anche la fine di quegli aumenti automatici in busta paga, legati all’anzianità di servizio, che in certi comparti, come la scuola, si tradurrebbe nella cancellazione dell’unica forma di carriera professionale. Per accedere agli aumenti, i dipendenti pubblici dovranno passare per la valutazione annuale del loro dirigente: sulla base di questa valutazione, verrà quindi assegnato un aumento, erogato a non più del 20% dei dipendenti. Se a questo si sommano le intenzioni ribadite oggi dal ministro Madia di non voler integrare le “briciole” previste dalla Legge di Stabilità 2016 per il rinnovo contrattuale e di destinare gli unici aumenti a chi percepisce redditi più bassi, il cerchio si chiude.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il Governo ha sbagliato approccio, perché alla luce del desolante quadro tracciato alcuni giorni fa dalla Corte dei Conti, bisognava garantire a tutti il recupero almeno dell’indennità di vacanza contrattuale e l’aumento stipendiale minimo: si tratta di un incremento complessivo di circa il 20%. Solo dopo tali dovuti “aggiustamenti”, si sarebbe potuto parlare di merito ristretto al 20%. Non bisogna dimenticare, però, che il lavoro, con un salario minimo garantito per soddisfare le esigenze di vita, rimane un diritto costituzionalmente garantito e decidere di abolire gli aumenti comporta dei rischi notevoli da un punto di vista giuridico.
Dorina Bianchi, sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali, ha assicurato che “la procedura concorsuale si concluderà per le assunzioni a.s. 2017/18; saranno banditi tutti i posti vacanti e disponibili nell'a.s.2016/17; saranno assunti 200 dirigenti scolastici per l'a.s. 2016/17, attingendo dalle graduatorie del concorso bandito nel 2011”. Per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, interpellato all’uopo, come previsto per legge, bisognerebbe apportare delle modifiche come, ad esempio, ammettere sino a 4 volte i posti al corso di formazione (che potrebbero arrivare fino a 2mila), o “raddoppiare il numero di quesiti, quindi da 50 a 100” e anche incrementare, portandolo a 4 mesi, il tirocinio formativo. Dovrebbe aver trovato accoglimento la richiesta dell’Anief di far valere anche il periodo di precariato non continuativo, ma permane la grave esclusione dei docenti precari abilitati all’insegnamento (contro la quale Anief è pronta a ricorrere).
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): al governo ricordiamo che tra il 2006 e il 2016, il numero di scuole autonome, quindi di presidi e Dsga si è ridotto di un terzo, passando da 12mila agli attuali poco più 8mila. Spesso queste scuole sono però gestite da dirigenti che hanno in reggenza due o tre istituti, con un numero di plessi che può superare anche quota 10. È una situazione insostenibile, che si ripeterà anche nel prossimo anno, visto che vi saranno al massimo 200 assunzioni. Speriamo davvero che sia l’ultimo.
Prima il governo e ora il Miur hanno voluto fare di testa loro, non ascoltando i nostri consigli espressi nelle sedi istituzionali. Ora dovranno giustificare in tribunale, sino alla Corte Costituzionale, la legittimità di scegliere i docenti in modo discrezionale". Lo sostiene Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, annunciando così il ricorso in Consulta del sindacato, secondo il quale "sta portando scompiglio e timori la pubblicazione delle indicazioni operative del Miur per l'individuazione dei docenti trasferiti o assegnati agli ambiti territoriali e il conferimento degli incarichi".
L’annuncio del giovane sindacato arriva all’indomani della pubblicazione delle “indicazioni operative per l'individuazione dei docenti trasferiti o assegnati agli ambiti territoriali e il conferimento degli incarichi nelle istituzioni scolastiche”. Per il sindacato, il problema è nella filosofia di un impianto normativo (completamente sganciato dall’anzianità servizio adottata egregiamente per decenni) assolutamente inapplicabile a qualsiasi amministrazione dello Stato. Ancora di più perché dovrà assolversi in tempi contingentati e condotto da segreterie ridotte ai minimi termini a causa dei 50mila tagli agli Ata degli ultimi anni.
Marcello Pacifico (presidente Anief): prima il Governo e ora il Miur hanno voluto fare di testa loro, non ascoltando i nostri consigli espressi in più sedi istituzionali. Ora dovranno giustificare in tribunale la legittimità di scegliere i docenti della scuola pubblica in modo discrezionale. Siamo convinti della bontà della nostra battaglia legale: la scuola pubblica non può essere gestita come un’azienda privata e il dirigente scolastico non è stato assunto per fare l’amministratore delegato.
ROMA - È polemica sulle modalità di scelta dei docenti. E l’Anief (Associazione nazionale insegnanti e formatori), trasmette il suo monito in una nota. “Agli ingenui sindacati rappresentativi – si legge nel comunicato stampa - sono state illustrate a Viale Trastevere le modalità di scelta dei docenti tramite gli ambiti territoriali: alto potere discrezionale ai dirigenti scolastici, inflazione di titoli standard e tempi contingentati. Con i quali dovranno fare i conti le segreterie, ridotte all’osso, di oltre 8mila istituti autonomi italiani”. Poi la parola al presidente dell’associazione professionale sindacale, Marcello Pacifico: “Ora si rischia il caos per via della scelta soggettiva e discrezionale di coloro che sono terminati negli ambiti territoriali. Dopo aver estromesso l’anzianità servizio, cardine delle selezioni del personale che opera per lo Stato, si è escogitato un sistema che elude le indicazioni provenienti dal Ptof. Ogni giorno che passa, la chiamata diretta assume rilievi sempre più incostituzionali. Il tutto si svolgerà in tempi ristrettissimi che serviranno per assolvere alle candidature dei docenti, al loro esame, alle eventuali accettazioni e all’entrata in scena finale degli Usr per mettere a posto le ultime ‘caselle’. Perché a questo siamo arrivati: i nostri docenti, che dovevano essere valorizzati, alla resa dei conti sono stati ridotti a dei numeri da mettere a posto, con i professori della scuola media che sembra avranno appena ventiquattrore di tempo per accettare la proposta della scuola. E con il consenso definitivo che dovrà arrivare solo via PEC”.
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