La battaglia dell’ANIEF a tutela dei diritti dei lavoratori precari della scuola continua a raccogliere successi in tribunale e a vedere il Ministero dell’Istruzione nuovamente condannato per aver discriminato i docenti a tempo determinato non riconoscendo loro la medesima progressione stipendiale corrisposta ai docenti di ruolo. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Giovanni Rinaldi danno una nuova sonora lezione al MIUR e ottengono ragione presso il Tribunale del Lavoro di Torino con ben cinque sentenze che condannano l’Amministrazione a corrispondere ai ricorrenti un totale di oltre 50.000 Euro per le progressioni stipendiali mai riconosciute.
Anief non ci sta e annuncia una valanga di ricorsi contro le fasi e sotto-fasi che danneggiano la metà dei docenti che verranno trasferiti, perché tratta il personale adottando due pesi e due misure. Intanto, il giovane sindacato, qualora l’accordo si stipulasse sulle regole annunciate in questi ultimi giorni, annuncia che inviterà tutti i docenti esclusi dal trasferimento con titolarità a presentare comunque la domanda di trasferimento, utilizzazione o assegnazione provvisoria.
Marcello Pacifico (presidente Anief): sarà il freddo di questi giorni a intorpidire le menti, ma dopo mesi di trattative come ci si può apprestare a firmare un’ipotesi di contratto che per la prima volta discrimina i docenti tra assunti prima e dopo il 2014/2015, in fase O/A o B/C, da graduatorie di merito o ad esaurimento, in trasferimenti comunali, provinciali, interprovinciali, passaggi di ruolo, su singolo ambito territoriale o su tutti gli ambiti territoriali nazionali? Ce lo diranno i giudici.
Il tribunale di Palermo solleva questione di legittimità costituzionale per violazione degli artt. 3, 36 e 38 richiamati dallo stesso giudice delle leggi nella sentenza n. 70/2015. Sono migliaia i ricorsi in corso di deposito per ottenere quanto spettante per il biennio 2012-2013, a partire da 3 mila euro di arretrati e mille a regime. M. Pacifico, presidente Anief, aveva denunciato subito l’illogicità, l’arbitrarietà e l’irragionevolezza del decreto legge n. 65/2015 rispetto anche a quanto deciso dal precedente Governo Letta nella legge 147/2013 per il triennio 2014/2016.
Il giudice ha rilevato nella sua ordinanza la profonda incongruenza con la scelta presa dal legislatore nella rimodulazione della perequazione tra anni differenti, e certamente maggiormente penalizzante voluta dal Governo Renzi rispetto alle aliquote decise dal Governo Letta (perequazione del 40% rispetto al 95% da tre a quattro volte il minimo INPS, del 20% rispetto al 75% da quattro a cinque volte, del 10% rispetto al 50% da cinque a sei volto, blocco totale per il 2012-2013 da sei volte rispetto al solo 2014) e ha ritenuto che il legislatore abbia eluso quanto prescritto dal giudice delle legge nella recente sentenza n. 70/2015 a cui doveva dare adeguata risposta, dopo l’annullamento del comma 25, dell’art. 24, del decreto legge 201/2011 come convertito dalla legge 214/2011. La norma voluta dal Governo, inoltre, non garantisce l’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita nemmeno per la fascia più basse, supera il limite della ragionevolezza, della proporzionalità, ha effetti che si ripercuotono nel tempo e violerebbe ben tre articoli della Costituzione, l’art. 3, l’art. 36 primo comma, l’art 38 secondo comma. Ai pensionati non rimane che ricorrere e affidarsi nuovamente al giudice delle leggi.
La riforma della scuola che mette in atto le indicazioni della Legge 107/2015 assegna al dirigente scolastico un ingente carico di responsabilità e di lavoro. Il percorso, avviato 15 anni fa con l’entrata in vigore della scuola dell’autonomia, è dunque giunto a destinazione solo da pochi mesi, attraverso l’approvazione di nuove norme, come l’introduzione del merito professionale e degli albi territoriali, la cui applicazione rimane ancora poco chiara e complessa nello svolgimento delle diverse fasi, ancora incerte nell’attuazione. Anief-Dirigenti Scolastici lancia i ricorsi al Giudice del Lavoro.
L’Anief Dirigenti, dopo l’incontro ufficiale di presentazione a Catania ha promosso degli incontri in alcune regioni d’Italia al fine di presentare la nuova realtà associativa e promuovere sensibilizzazione e convergenza circa le tematiche connesse al non facile compito di dirigente nella realtà scolastica attuale, con le forti innovazioni apportare dalla legge 107/2015.
Il risultato della trattativa? I docenti saranno trattati diversamente, in base all’anno, alla sede, alla fase di assunzione, alla selezione del dirigente scolastico, alla fortuna. Per questo, Anief chiede che non sia firmata l’ipotesi di contratto il prossimo 10 febbraio.
Il sindacato scrive al Miur e gli intima di procedere all’immissione in ruolo di tutti i ricorrenti per evitare le procedure di commissariamento che sono in corso di notifica e nuove condanne alle spese legali, nonché per rispettare il principio del merito tra i ricorrenti che hanno ottenuto un provvedimento favorevole.
Risposta dell’ufficio legale dell’Anief ai propri ricorrenti, a seguito delle richieste di chiarimento in merito alle immissioni in ruolo dei ricorrenti con la sola ordinanza n. 5219/2015 del Consiglio di Stato, attualmente in corso presso gli Uffici Scolastici di tutta Italia.
Non sembra avere avuto esito l’appello dell’Anief alle organizzazioni rappresentative perché tornino indietro sul pre-accordo sottoscritto qualche giorno fa con il Miur, vanificando la precisa volontà di 600mila dipendenti della scuola, che alcuni mesi fa hanno aderito allo sciopero generale per manifestare il proprio dissenso sull’argomento.
Marcello Pacifico (presidente Anief): un buon sindacato è un organismo che si pone a tutela di tutti i lavoratori, nessuno escluso. Se si voleva trattare e trovare un accordo con le altre organizzazioni, perché non è stato fatto prima delle ultime elezioni Rsu? Perché proporre ricorsi e referendum, se poi si dà il via libera alla perdita di titolarità e al casting estivo del personale con i dirigenti che decidono sul loro futuro professionale? Forse, è proprio chi fa questo tipo di sindacato che dovrebbe fare un passo indietro.
In risposta ad una interpellanza del M5S sul concorso per docenti, i rappresentanti dell’Esecutivo hanno oggi fatto sapere che ben 45mila precari risultano ancora iscritti nelle GaE, anche a seguito del piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola. Questi ultimi dovranno essere assorbiti nel prossimo triennio, almeno per la secondaria, continuando ad immettere in ruolo per il 50% dei posti da concorso e per l’altra metà proprio da graduatorie. A far crescere la preoccupazione vi è il numero di supplenze al termine lezioni (oltre 100mila) a cui si aggiunge l’aumento delle supplenze in deroga su sostegno.
Marcello Pacifico (presidente Anief): il problema è che un terzo di quei 45mila docenti abilitati delle GaE insegna nella scuola dell’infanzia e, allo stato attuale, rischia per decenni di rimanere supplente. A meno che si trovino i soldi per la riforma, attraverso l’approvazione della delega sul settore prevista dalla Legge 107/2015. Il vulnus non è solo professionale, ma anche sociale. Tutto ciò conferma che abbiamo fatto bene ad avviare l’iniziativa gratuita legale dell’Anief in difesa di una precisa sentenza della Corte Costituzionale.
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