Nel primo ricorso presentato dai legali di Anief per il sindacato e per più di mille ricorrenti è stata respinta la richiesta immediata di sospensione degli atti applicativi dell’entrata in vigore della nuova norma alla luce della sentenza del Cds per il personale sanitario, e comunque fatta salva la possibilità di risarcire il personale eventualmente sospeso con ordinanza cautelare nella prossima camera di consiglio dell’11 gennaio o nel merito.
Il sindacato Anief continua a raccogliere le adesioni entro il 31 dicembre per tutti coloro che, a oggi, non hanno ancora aderito, al fine di poter chiedere, nel caso di accoglimento nella camera di consiglio dell’anno nuovo, l’applicazione degli stessi provvedimenti anche per coloro che hanno aderito entro il 31 dicembre 2021.
Dopo le vittorie già ottenute presso il TAR Lazio per la medesima problematica (assenza al concorso straordinario per quarantena, isolamento fiduciario o positività al Covid-19), l'Anief avvia le procedure di preadesione al medesimo ricorso che sarà presentato per tutelare i docenti della scuola primaria e infanzia che non potranno sostenere le prove del concorso ordinario 2020 a causa delle restrizioni dovute all'emergenza sanitaria. Predisposta dall’Ufficio Legale Anief la specifica Istanza/Diffida da inviare al Ministero dell’Istruzione e all’Ufficio Scolastico Regionale di proprio interesse per richiedere la predisposizione di prove scritte suppletive in caso di impedimento a partecipare alle prove già calendarizzate dal Ministero dell’Istruzione per cause correlate alla normativa sul contenimento del contagio da Sars-COV-2. Marcello Pacifico (Anief): “Abbiamo già ottenuto giustizia per i docenti della secondaria riguardo la partecipazione al concorso straordinario, tuteleremo in tribunale anche i diplomati magistrale e i laureati SFP che non potranno sostenere il concorso ordinario causa covid e richiederemo la predisposizione di prove suppletive”. Avviate, quindi, le procedure di preadesione gratuita allo specifico ricorso Anief.
Il sindacalista, parlando attraverso il canale ufficiale Facebookdel giovane sindacato, ha messo in evidenza quanto tutto ciò sia paradossale perché si verifica negli stessi anni nei quali si è stabilito il record di posti a supplenza: “in presenza di cattedre disponibili – ha detto Faraci – nulla importa se in organico di diritto o di fatto, quel posto vacante deve essere assegnato al docente di ruolo che ha manifestato la volontà di raggiungere il figlio, la famiglia, il parente da assistere. Non c’è percentuale che tenga. Invece questo non avviene, perché la Legge 159/19 sul vincolo del personale neo-assunti non lo permette. Da un po’ di tempo, però, tutti, in ambito politico e sindacale, si sono resi conto quanto fosse sbagliata e chiedono di superarla permettendo di trattare il tema nei tavoli contrattuali. Speriamo che già con la Legge di Bilancio, come abbiamo chiesto con un emendamento, questo possa avvenire”.
Tra gli emendamenti alla Legge di Bilancio 2022 segnalati al Governo, ve ne è uno particolarmente decisivo per salvaguardare la didattica della Scuola pubblica italiana: è l’emendamento 107.0.9, presentato dagli onorevoli Iannone, Barbaro, Calandrini e De Carlo, sulla “ammissione i tutti gli idonei del concorso ordinario per le discipline STEM”: proprio per “assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2022/2023”, la norma, ora all’esame delle Commissioni di competenza del Senato, prevede “l'inserimento di tutti gli idonei del concorso ordinario, indetto con per la scuola secondaria di cui al DD n. 826 dell'Il giugno 2021, in una graduatoria di merito ai fini delle immissioni in ruolo»”.
Per il sindacato Anief, la sua approvazione sarebbe fondamentale, perché andrebbe a colmare un vuoto di docenti su discipline dove il numero dei posti vacanti è altissimo. “Avere degli insegnanti reputati idonei al termine di un regolare concorso pubblico ed ostacolarne il processo di stabilizzazione, costituisce un atteggiamento incongruente se non autolesionista da parte di chi governa la nostra scuola pubblica”, commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anef, che con l’occasione invita i senatori a dare seguito alla proposta emendativa che è anche una delle battaglie storiche prodotte dal giovane sindacato.
Donne e ragazze, una componente presente in alto numero nella scuola: sono le vittime più appetibili di chi compie atti di prepotenza e violenza nei confronti del personale scolastico. Il dato è stato comunicato oggi durante il webinar “Multisectoral social dialogue project: the role of social partners in preventing third-party violence and harassment at work”, al quale hanno partecipato diversi sindacalisti europei, membri della Commissione Europea ed esperti del settore.
Durante l’incontro, moderato da Nadja Salson, funzionario dell’Epsu, è stato esemplare l’intervento di Mathias Wounters, ricercatore della Leuven University (Belgio): “il problema – ha detto - rimane purtroppo serio, arduo da quantificare e di conseguenza risulta difficile tutelare i lavoratori stessi. Con il cyber bullismo diventa ancora più complicato individuare i colpevoli, siano essi esterni o interni alle organizzazioni lavorative o scolastiche, e pure le normative, qualora presenti, non sempre sono efficaci ed attuabili. Le maggiori vittime purtroppo sono sempre le donne. Manca ancora uno studio sistematico del problema, un monitoraggio costante, ed anche leggi efficaci; talvolta gli stessi giudici non riescono a dare pene adeguate”.
Il professor Ettore Michelazzi, presidente del Consiglio nazionale Anief e delegato per la Cesi, ha citato alcuni casi italiani: quasi sempre “i docenti, che subiscono violenza, comunque preferiscono non procedere né con segnalazioni ai dirigenti scolastici e agli Usr né con denunce alle autorità giudiziarie; questo a dimostrazione che esiste un fenomeno sommerso. In Italia siamo molto in ritardo su questa problematica: servono mezzi, strumenti ed una legislazione maggiormente efficace, ma soprattutto si dovrebbero produrre iniziative di informazione, partendo anche dagli studenti, e con la partecipazione sia dei datori di lavoro che delle parti sociali”.