Quasi il 50 per cento del personale della scuola, circa mezzo milione tra docenti e non docenti, ha svolto il test sierologico per il Covid 19 e di questi il 2,6% - cioè circa 13 mila persone - è risultato positivo e non prenderà servizio fino a quando il tampone non darà esito negativo. Sono i dati dell'ufficio del Commissario per l'emergenza Domenico Arcuri che aveva avviato nelle settimane scorse la campagna con la distribuzione di 2 milioni di test agli istituti scolastici. Il dato, diffuso dal Tg1 e ripreso dai maggiori mass media, tra cui La Repubblica, non tiene conto dei 200 mila tra docenti e non docenti del Lazio in quanto la Regione sta operando in maniera autonoma.
“Come sindacato – spiega il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico – abbiamo sempre considerato importante aderire alla possibilità di svolgere il test sierologico prima dell’inizio dell’anno scolastico ed in caso di positività di procedere successivamente con il tampone, che fornisce risposte rapide e veritiere. Nello stesso tempo, però, riteniamo che la stessa facoltà doveva essere concessa anche agli studenti, soprattutto gli iscritti agli istituti superiori, poiché potenzialmente portatori asintomatici in misura e numero maggiore rispetto al personale scolastico. Inoltre, permangono problemi legati all’effettivo svolgimento del test sierologico: tra negazioni di una buona parte dei medici di famiglia e lunghe attese presso le Asl, quello che emerge è un quadro che non sembra premiare le esigenze di priorità espresse dallo stesso ministero dell’Istruzione e dalle istituzioni sanitarie competenti. Pertanto, considerando il tempo sempre più ridotto in vista dell’inizio delle lezioni, ribadiamo la necessità di collocare il personale scolastico, anche quello precario che sottoscrive contratto di supplenze, tra i casi urgenti, così da avere la priorità di svolgimento degli esami sierologici”.