Le donne italiane ottengono risultati più brillanti a Scuola e all’Università, sono più preparate e sviluppano competenze con maggiore facilità. Però il tasso di occupazione e di imprenditoria femminile rimane molto basso. E alla resa dei conti, quando hanno un’occupazione ottengono quasi sempre retribuzioni ridotte e se hanno figli si ritrovano con la carriera compromessa. Lo confermano gli ultimi dati delle sulle performance formative e professionali delle donne, dalla scuola al mondo del lavoro: anche con le recenti Indagini AlmaDiploma e AlmaLaurea, parlano chiaro. L’ultimo rapporto Eurostat sull'insegnamento ci ha detto che sono 5,8 milioni i docenti nelle scuole dei Paesi dell'Ue: le donne sono largamente predominanti in tutti gli Stati, pari complessivamente a 4,2 milioni (il 72%).
Tra i docenti italiani, rispetto alle media Ue, in Italia, dove si rischia di andare in pensione da supplenti dopo avere fatto miriadi di concorsi, la percentuale di donne docenti sale di 10 punti, con punte del 99% nella scuola dell’infanzia e una presenza più equilibrata alle superiori (poco sopra il 60%). Ma la presenza di donne è destinata a crescere, perché tra gli iscritti ai corsi di formazione per abilitarsi nella scuola primaria e dell’infanzia vi sono diversi corsi dove vi è un solo componente di sesso maschile ogni trenta donne.
Marcello Pacifico (Anief): “Immettere in ruolo tutti i precari su posti vacanti, direttamente da graduatoria, considerando anche l’emergenza Coronavirus e il blocco dei concorsi, significa quindi assumere tante donne, almeno 100 mila solo come insegnanti. Poi, ci sono almeno altre 30 mila Ata, come amministrativo, tecnico e collaboratore scolastico. Negli ultimi anni, del resto, l’attesa prima dell’assunzione a tempo indeterminato si è sempre più allungata: basta dire che le nostre docenti con meno di 30 anni sono meno dello 0,5%, mentre in Spagna sfiora il 7%. Poi, vanno in pensione ormai alle soglie dei 70 anni con assegni da fame, mentre fino a non molto tempo fa lasciavano il lavoro a 57 anni senza decurtazioni. Infine, continuano a subire in alto numero violenze sul lavoro: Anief, a questo proposito, torna inoltre a chiedere l’approvazione di una norma che agevoli i trasferimenti delle vittime di abusi all’interno della stessa amministrazione pubblica”.