Confedir: ancora una volta disattesa l'intesa del 3 maggio nella concertazione della revisione di spesa nella PA. E ancora disattese le aspettative sul tavolo del precariato per portare anche in Italia il rispetto della normativa Ue. Si va verso lo stato di agitazione.
Si è svolto oggi a Roma, a Palazzo Vidoni, un incontro tra il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, e i sindacati sulle sempre maggiori condizioni di incertezza che stanno vivendo i dipendenti del pubblico impiego: per la maggior parte dei comparti, il ministro sembrerebbe aver cominciato a prendere in considerazione la possibilità di avviare un tavolo di concertazione al fine di trovare una collocazione condivisa ai lavoratori dello Stato che si trovano in condizione di esubero.
Durante l'incontro, il segretario organizzativo della Confedir, Michele Poerio, ha ricordato come in Italia la percentuale degli occupati nel pubblico impiego sia del 14,3% rispetto alla media del 15% dei Paesi Ocse. Ha quindi chiesto come mai ancora una volta la più grande confederazione dei dirigenti pubblici, quale è la Confedir, continui a essere ignorata a Palazzo Chigi. Tra l’altro per discutere, in occasione del prossimo incontro dell’11 settembre tra Governo e parti sociali, su argomenti – come il taglio del 20% dei dirigenti pubblici che dovrà essere “spalmato” sull'intera categoria - che interessano da vicino i suoi iscritti.
“Ancora una volta – ha detto Poerio - viene disattesa l'intesa del 3 maggio nella concertazione della revisione di spesa nella pubblica amministrazione. E ancora rimangono disattese le aspettative sul tavolo del precariato, proprio quando le tensioni nella scuola e nella sanità di questi giorni dimostrano la necessità di interventi immediati e rispettosi della normativa comunitaria. Alla luce di queste considerazioni, nella prossima segreteria generale, sarà discussa la possibilità di indire lo stato di agitazione dei dirigenti e quadri della pubblica amministrazione”.
Secondo Marcello Pacifico, delegato Confedir ai quadri e direttivi e presidente Anief, la precarietà del personale statale, ad iniziare da quella mastodontica che opera nella scuola, con 300mila docenti e Ata eterni supplenti, deve essere risolta necessariamente attraverso “la stabilizzazione del personale abilitato all'esercizio della professione dallo Stato, chiamato a tempo determinato per diversi anni, e ora costretto a partecipare all'ennesimo concorso dalle procedure fantasiose. Ogni soluzione diversa – ha concluso Pacifico - ci costerà 8 milioni di euro come condanna reiterata da parte del Governo di una precisa direttiva comunitaria”.