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Pacifico (Anief e Confedir Mit-Pa): se le cose andranno così è inevitabile l’avvio di una nuova stagione di mobilitazione e di sicuri contenziosi.

Perché domani il Governo nel convocare le parti sociali per presentargli la spending review ha dimenticato di convocare i sindacati della dirigenza pubblica? A chiederlo pubblicamente è Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato dalla Confedir Mit-Pa ai direttivi, quadri e alte professionalità, dopo aver appreso della probabile ennesima ingiusta tornata di tagli nella pubblica amministrazione.

Secondo Pacifico se il Governo dovesse procedere a questa soluzione, ampiamente anticipata dai mass media, “si assumerebbe una grave responsabilità. Inoltre – continua il componente Anief e Confedir Mit-Pa - non si comprende perché non debbano essere ascoltati i rappresentanti che tutelano gli interessi di quel 20% di dirigenti di prima fascia e di quel 10% di dirigenti di secondo livello e che dovrebbero essere rimossi dalla pubblica amministrazione a seguito di fantasiose quanto improduttive ragioni di risparmio economico”.

È curioso che tra le Confederazioni convocate non vi sia traccia della Confedir, della Cida e della Cosmed, tutti sindacati che rappresentano la dirigenza pubblica. Alla luce di tali premesse, secondo Pacifico l’incontro con le parti sociali si preannuncia con delle “aspettative vane. Soprattutto dopo le dichiarazioni rilasciate oggi dal ministro della Cooperazione Andrea Riccardi, che a nome del Governo ha detto di voler ascoltare i rappresentanti dei lavoratori ma escludendo volontariamente quei sindacati che rappresentano l’area della dirigenza oggetto dei tagli”.

Per Pacifico se le indiscrezioni dovessero tradursi in tagli, il sindacato non starà di certo a guardare: “di fronte ad una chiusura da parte del Governo nei confronti di ogni possibile trattativa, non potranno che aumentare le possibilità di una nuova stagione di mobilitazione. Oltre che di sicuri contenziosi. Per questo, la Presidenza del Consiglio dei ministri anziché cancellare delle alte professionalità dello Stato farebbe bene ad inserire finalmente la figura professionale dei quadri all’interno dell’organigramma della macchina organizzativa. Altre soluzioni, come quelle già attuate nella scuola, dove sono scomparsi migliaia di dirigenti, e nell’intera pubblica amministrazione, dove in sei anni sono stati cancellati 250 mila posti, rappresentano un palese attacco al funzionamento della macchina organizzativa del pubblico impiego”, conclude il sindacalista.

Le ultime dichiarazioni rese dal ministro dimostrano non soltanto ignoranza ma incompetenza sul dicastero che dovrebbe reggere.

Un professore universitario chiamato a quelle responsabilità dovrebbe sapere che il tema del lavoro è legato alla storia dell'uomo fin dalla sua comparsa, strettamente legato al rapporto con la divinità. La fatica di Adamo ed Eva, cacciati dall'Eden, si lega all'espiazione dei monaci benedettini nella vita giornaliera dell'ora et labora, nell'ultimo impero millenario che ha visto la venuta del Cristo. Nel XIII secolo, il lavoro cambia natura, da elemento mortificante diventa elemento edificante nella ricerca di contribuire al progetto divino di realizzazione di un regno di pace e di giustizia. Bisogna collaborare con Dio al punto che per Giansenio il lavoro diventa un dovere morale nella gestione della propria vita, come trasmesso nel modello anglosassone e ripreso nelle democrazie occidentali. Per questa ragione la nostra costituzione laica prevede al suo primo articolo il lavoro come elemento caratterizzante la cittadinanza. Il lavoro non si deve guadagnare, è un diritto-dovere, l'essenza stessa della nostra italianità ovvero della nostra umanità. La Repubblica deve rimuovere ogni ostacolo alla ricerca e all'accesso al lavoro invece che impedirne la realizzazione. Chiunque può non condividere questa posizione ma non un rappresentante dello Stato.

Marcello Pacifico
Docente di storia medievale
Università degli studi di Palermo
Delegato Confedir MIT-Pa alle alte professionalità

 

Ora il Governo dimostri coerenza sulla illegittima chiusura di 2 mila presidenze scolastiche: faccia un passo indietro e indichi alle regioni di annullare i decreti sul dimensionamento.

Finalmente il governo italiano prende una posizione netta, ovviamente contraria, contro l’incredibile scelta della regione Lombardia, voluta dal presidente Roberto Formigoni e dal nuovo assessore all’istruzione Valentina Aprea, di voler permettere ai propri dirigenti scolastici di scegliersi i docenti non più in base ai punteggi e al merito, ma solo a criteri soggettivi su delle pseudo competenze tutte da accertare.

Secondo l’Anief, è evidente che se il Dipartimento per gli Affari Regionali decide di sottoporre alla Corte costituzionale l’articolo 8 della legge n.7 della Lombardia, per fondate illegittimità costituzionali (tra cui la violazione dell’art. 117 terzo comma in base al quale i principi fondamentali in materia di istruzione sono di competenza dello Stato, ma anche dell’articolo 11, comma 2 lettera m, secondo cui i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali sono garantiti a livello nazionale), siamo di fronte ad una legge regionale priva di ogni fondamento.

Alla luce di questa decisione – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - farebbe bene il governo ad invitare le regioni a ritirare tutti i decreti assessoriali riguardanti non solo il reclutamento scolastico ma anche quelli, altrettanti illegittimi, come di recente confermato dalla stessa Consulta, relativi al dimensionamento scolastico”.

Secondo il presidente del giovane sindacato autonomo “è evidente che non si può invocare la Corte costituzionale e contemporaneamente disattendere le sue sentenze: il governo faccia un passo indietro e dimostri coerenza”.

3,5 milioni di dipendenti pubblici già penalizzati dal blocco del contratto.

È irresponsabile l’invasione di campo cui ricorre settimanalmente il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, per rivendicare la parità di trattamento tra i lavoratori del settore privato e quelli del settore pubblico attraverso l’adozione di licenziamenti più facili nella pubblica amministrazione”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief e membro della ConfedirMit-Pa, dopo che lo stesso ministro del Lavoro ha oggi auspicato che il Parlamento dovrebbe intervenire per introdurre le stesse procedure di licenziamento previste per il privato invece assenti nella delega del pubblico impiego.

Pacifico sostiene che “queste fughe in avanti sono a dir poco strane, perché vengono attuate mentre è in corso una trattativa fra le organizzazioni sindacali e il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, proprio sulla riorganizzazione del pubblico impiego, sull’attuazione del protocollo d’intesa già sottoscritto, sul precariato e sulla spending review”.

Il sindacalista dell’Anief e della ConfedirMit-Pa ritiene che dal ministro del Lavoro ci si debbano aspettare dichiarazioni all’insegna dell’equilibrio: “in questo momento delicato e decisivo per la crescita del paese, a partire dal buon funzionamento della macchina statale, il ministro Fornero dovrebbe avere maggiore cautela e sensibilità, specialmente quando parla a 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici a cui da due anni – conclude Pacifico – è stata bloccata la carriera ed è stato iniquamente impedito di andare in pensione con le vecchie regole”.

Ormai tutti indicano al Governo la necessità di tornare ad investire sulla formazione delle nuove generazioni.

Se anche il nuovo presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha espresso la necessità di non includere l’istruzione pubblica nel decreto sulla spending review non ci sono proprio più dubbi: il taglio degli sprechi non ha nulla a che vedere con il diritto alla formazione delle nuove generazioni. A sostenerlo è il sindacato Anief, a seguito delle parole spese oggi da Squinzi a favore della salvaguardia delle risorse a favore dell’istruzione pubblica.

Non può passare inosservato il dato – ha commentato Marcello Pacifico, presidente Anief – che perfino dalle aziende private giunge un appello a un maggiore investimento nel settore dell’istruzione, poiché saggiamente percepito come elemento strategico e indispensabile per il rilancio della produzione del nostro paese”.

Secondo il presidente del giovane sindacato è necessario a questo punto che il Governo investa delle risorse a favore di scuole, università e ricerca. Anziché continuare a disinvestire su questo genere di settori. “Dovremmo prendere esempio da paesi avanzati come Germania e Stati Uniti. I 100mila tagli realizzati in Italia – continua Pacifico – non hanno certamente migliorato l’efficienza del sistema scolastico. E lo stesso vale per la cancellazione della figura del ricercatore. Per non parlare del decremento della ricerca scientifica”.

Insistere su questa politica non potrà che fare arretrare ulteriormente il nostro paese dal livello di istruzione impartito dai paesi più competitivi dell’area Ocse: “è ormai sotto gli occhi di tutti che in Italia si sta sempre più pericolosamente insistendo sulla creazione di disoccupazione intellettuale, che allontana i cervelli migliori e deprime ogni entusiasmo innovatore. È arrivato il momento – conclude il presidente dell’Anief – di invertire la rotta ed aprire una nuova stagione orientata ad una maggiore crescita culturale e professionale dei nostri giovani”.