“Se si vogliono rinnovare come si deve i contratti di quasi 3 milioni e mezzo di lavoratori pubblici occorrono 5 miliardi nella prossima legge di bilancio, così da allineare indennità di vacanza contrattuale, e altro 6 miliardi nella successiva, in modo da coprire finalmente inflazione degli ultimi tre anni e chiudere i contratti collettivi nazionali di lavoro”: lo dichiara oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief commentando le recenti dichiarazioni del ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo, sul rinnovo dei contratti dei lavoratori statali per il periodo 2022/2024, in particolare quando il titolare della PA dice che sono in arrivo le risorse necessarie: “ci stiamo lavorando, anche in vista della NaDef di settembre che definirà il perimetro del rinnovo 2022-2024”.
LA POSIZIONE DEL SINDACATO
Se le cose andranno così, se per i dipendenti pubblici arriveranno aumenti ingenti, Anief non potrà che apprezzare il comportamento del Governo: il giovane sindacato ricorda però che la questione della tutela delle retribuzioni dei dipendenti pubblici prevista dalla normativa attraverso l’assegnazione dell’intera indennità di vacanza contrattuale rimane pendente presso la Consulta (motivo per cui Anief ha chiesto ai dipendenti di presentare ricorso).
Ma se il ministro Paolo Zangrillo PA si dice pronto a chiedere al Governo, già nella prossima legge di bilancio, il finanziamento per fare avere gli aumenti ai dipendenti pubblici, dopo l’assegno una tantum stanziato nel 2023, secondo lo studio legislativo Anief per allineare la sola indennità di vacanza contrattuale (finanziata parzialmente per il solo 2022) servono risorse per assegnare subito 100 euro lordi mensili e mille euro di arretrati a ogni dipendente dello Stato. Il costo di 5 miliardi, da finanziare nella prossima le legge di bilancio, è dato da 3,8 miliardi per il 2022 e 2023 al netto di quanto già erogato, pari solo ad un 1,5% di aumento, cui aggiungere ipoteticamente in attesa della previsione del TIP (tasso di inflazione programmata) per il 2024 nella NADEF 1,2 miliardi almeno.
I CONTI DEI COSTI DELLA IVC
Servono almeno 5 miliardi per allineare indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2022 e 2023 prima di parlare di nuovi rinnovi e dare a 3,5 mln di lavoratori pubblici, anche per il comparto istruzione e ricerca: questo stanziamento comporterebbe aumenti immediati di 100 euro (incluso adeguamento TIP 2024) lordi mensili in attesa di ulteriori risorse e almeno mille euro di arretrati dopo la firma di contratti scaduti da 18 mesi. Questo, soltanto per il 2022 quando l'IVC è stata finanziata per aumenti automatici degli stipendi dal mese di aprile dell'1,5% a fronte di una inflazione del 7,1% e per il 2023 quando è stato dato un assegno una tantum da riconvertire dello stesso valore dell'1,5% a fronte di una inflazione del 4,3% senza adeguare il tasso della stessa IVC (che lo dovrebbe assorbire almeno).
Ad oggi, manca il dato del tasso di inflazione programmata (TIP) del 2024, che dovrebbe essere finanziato ancora dalla legge di bilancio di fine 2023 con il 50% dell'adeguamento della IVC. Cifra che conti alla mano potrebbe portare - se solo il Governo sposasse questa linea, peraltro prima della pronuncia della Corte costituzionale - ad aumenti automatici nella busta degli statali di 100 euro lorde e arretrati di mille euro in attesa della manovra di bilancio 2025 per rinnovare i contratti per il triennio 2022/2024. Infine, va ricordato che per rinnovare I contratti bisognerebbe sempre aspettare la successiva legge di bilancio con 6 miliardi da stanziare per coprire complessivamente la sola inflazione registrata nel triennio 2022-2024.
Nel frattempo, il giovane sindacato Anief ha messo a disposizione un modello per bloccare prescrizione e richiedere crediti e arretrati per IVC 2023 e 2023.
IL PARERE DELLA CORTE DEI CONTI SUL DEF
Estratto della relazione della Corte dei Conti, aprile 2023 sul Documento di Economia e Finanza:
"In proposito, tuttavia, occorre ricordare che per il triennio 2022-2024, le prime risorse a carico del bilancio dello Stato per la contrattazione collettiva nazionale erano state stanziate dalla legge di bilancio 2022 (art. 1, comma 609), nella misura di 310 milioni per il 2022 e di 500 milioni a decorrere dal 2023. L’impennata del dato inflattivo ha reso evidente che le quantificazioni iniziali, finalizzate alla corresponsione dell’erogazione della “copertura economica” di cui all’art. 47-bis, comma 1, del d.lgs. n. 165/2001 e che i contratti collettivi nazionali hanno definito con il medesimo criterio con cui si quantifica l’indennità di vacanza contrattuale15, si sono rivelate insufficienti; ciò ha suggerito l’utilizzo degli stanziamenti iniziali, a cui è stato aggiunto un ulteriore miliardo16, per 15 L’importo di tale copertura è pari al 30 per cento della previsione Istat dell’inflazione, misurata dall’indice IPCA al netto della dinamica dei prezzi dei beni energetici importati, applicata agli stipendi. Dopo sei mesi di vacanza contrattuale, detto importo è pari al 50 per cento del predetto indice. Il comma 330 citato ha portato le risorse, per il solo 2023, a 1.500 milioni. [Successivamente si è intervenuto per] riconoscere, per il solo anno 2023, un emolumento accessorio una tantum, da corrispondere per tredici mensilità, da determinarsi nella misura dell'1,5 per cento dello stipendio con effetti ai soli fini del trattamento di quiescenza.
Rispetto a tali previsioni, la Corte richiama le osservazioni formulate in occasione dell’esame dei recenti documenti di programmazione, nelle quali si poneva l’accento sulle forti criticità connesse alla cronicizzazione dei ritardi nella stipula dei contratti nazionali di lavoro; evidenzia, inoltre, il rischio di una sottovalutazione delle possibili tensioni rivendicative connesse alla forte divaricazione tra gli incrementi dei redditi assicurabili con le disponibilità finanziare dedicate al triennio 2022-24 ed il perdurare degli effetti della crisi in termini di perdita del potere d’acquisto. Sebbene, infatti, l’indice IPCA nel 2024 mostri un andamento in decisa diminuzione, i tassi d’incremento per il 2022 e 2023 assumono dimensioni tutt’altro che trascurabili. Si tratta di un tema particolarmente delicato, sul quale la Corte ha in corso degli approfondimenti nell’ambito del Referto al Parlamento sul costo del lavoro pubblico.
PER APPROFONDIMENTI:
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