Altri 2 mila euro incassati da un insegnante precario per il suo mancato accesso alla Carta del docente per quattro annualità: a stabilirlo è stato il tribunale di Milano, sezione Lavoro, che ha accordato la richiesta, presentata da una insegnante attraverso i legali Anief, di assegnazione della quota dei 500 euro annui per l’aggiornamento professionale negati tra gli anni scolastici 2017/18 e 2020/21. Rifacendosi alla evidente “violazione del principio di non discriminazione di cui alla clausola 4 della direttiva 1999/70/CE”, la quale stabilisce che “per quanto riguarda le condizioni di impiego, i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato”, il giudice ha deciso di accogliere il ricorso.
Ancora di più perché “la clausola 4”, ha ricordato il tribunale milanese, “è ormai riconosciuta da costante giurisprudenza come di applicazione diretta nei confronti dello Stato per il suo contenuto dettagliato e preciso (c.d. self executing), cosicché, anche qualora non si dovesse addivenire a un'interpretazione conforme, si dovrebbe comunque far applicazione immediata della stessa ai fini della decisione della causa, con disapplicazione della normativa legislativa o regolamentare che venga a limitare l'emolumento in parola ai docenti di ruolo”. Infine, ha detto il giudice, “in ragione dell'efficacia diretta della clausola 4 della direttiva 70/90/CE, nonché dell'interpretazione offerta dello stesso art. 1, comma 121 cit., debbono essere disapplicate tutte le norme, anche regolamentari o contrattuali che si pongano in senso contrario alla stessa”, ad iniziare dalla Legge 107/2015 che ha escluso i precari dall’accesso alla Carta del docente.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “non si comprende per quale motivo il legislatore non intervenga per introdurre una norma che sancisca nero su bianco il diritto di tutti gli insegnanti all’aggiornamento professionale. È una dimenticanza grave che riguarda ogni anno più di 200 mila insegnanti che stipulano una supplenza annuale fino al termine delle lezioni, oppure con scadenza 30 giugno o al 31 agosto. Consigliamo vivamente questi lavoratori a presentare ricorso al giudice del lavoro con i legali Anief, andando in questo modo a recuperare fino a 3.500 euro illegittimamente sottratti nel corso degli ultimi anni”.
LE CONCLUSIONI DELLA SENTENZA
Il giudice del tribunale di Milano ha accertato “il diritto di parte ricorrente ad usufruire del beneficio economico “Carta docenti” di cui all'articolo 1, co. 121 della legge n. 107/15 per gli anni 2017/2018 – 2018/2019 – 2019/2020 – 2020/2021, rigettando la domanda di condanna al versamento di un corrispondente economico in denaro. Condanna il Ministero convenuto al pagamento delle spese di lite in favore della parte attorea che liquida in euro 1.000, oltre il 15% per spese forfettarie e oltre Iva e c.p.a., con distrazione a favore del procuratore antistatario. Fissa il termine di 60 giorni per il deposito della sentenza”.
COME PRESENTARE RICORSO CON ANIEF
L’organizzazione sindacale rappresentativa Anief si rivolge a tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado precari dal 2016 perchè presentino ricorso al giudice per farsi assegnare i 500 euro annui della carta del docente in: potranno in questo modo recuperare integralmente la somma. È possibile visionare video guida, più modalità di adesione al ricorso e scheda rilevazione dati.
PER APPROFONDIMENTI:
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