“L’equiparazione del trattamento del lavoratore a tempo determinato a quello dei docenti di ruolo può avvenire, per quanto riguarda i docenti ancora “interni” al sistema scolastico esclusivamente tramite l’adempimento in forma specifica e cioè mediante l’assegnazione materiale della “carta docenti”, poiché solo attraverso il suo utilizzo può essere osservato il vincolo di destinazione imposto dal legislatore agli importi ad essa legati (ex art. 1, comma 121, L. n. 107 cit.)”. Lo scrive il Tribunale del lavoro di Verona rispondendo positivamente al ricorso prodotto dai legali Anief in difesa di una insegnante che ha svolto, tra il 2021 e il 2023 due supplenze di lunga durata: il giudice ha quindi condannato il Ministero dell’Istruzione e del Merito a risarcire la docente con i 1.000 euro inizialmente negati dall’amministrazione, “oltre alla maggior somma tra gli interessi legali e la rivalutazione monetaria calcolata dalla data del diritto all’accredito sino alla concreta attribuzione”.
Nella sentenza, il giudice del lavoro ha in particolare citato “La Corte di Cassazione (sentenza n. 29961/2023 del 27.10.2023)”, la quale “decidendo su rinvio pregiudiziale ai sensi dell’art. 363 bis c.p.c., in funzione dichiaratamente nomofilattica, sulla base di articolate argomentazioni che si intendono qui richiamate ex art. 118 disp. att. ha fissato il seguente principio di diritto: “La Carta Docente di cui all’art. 1, comma 121, L. 107/2015 spetta ai docenti non di ruolo che ricevano incarichi annuali fino al 31.8, ai sensi dell’art. 4, comma 1, L. n. 124 del 1999 o incarichi per docenza fino al termine delle attività di didattiche”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, “ancora una volta la sentenza di un anno della Suprema Corte di Cassazione, che segue quelle altrettanto favorevoli ai precari del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia Europea, ha un ruolo decisivo in sede di valutazione del ricorso gratuito presentato da un precario o ex precario con Anief, al fine di recuperare fino a 3.500 euro più gli interessi maturati. Ricordo infine che ci sono centinaia di migliaia di insegnanti che ancora non l’hanno fatto ad avrebbero tutte le ragioni per presentare la stessa istanza gratuita tramite il nostro sindacato”.
LE CONCLUSIONI DELLA SENTENZA DEL TRIBUNALE DEL LAVORO DI VERONA
P.Q.M.
Il Tribunale di Verona in funzione di giudice del lavoro, definitivamente
pronunciando, ogni contraria e diversa domanda ed eccezione rigettata
1. in accoglimento del ricorso, dichiara il diritto di parte ricorrente ad
usufruire del beneficio economico di € 500 annui tramite Carta Elettronica
del docente per l’aggiornamento e la formazione del personale docente, di
cui all'art. 1 della Legge n. 107/2015 per gli anni scolastici: 2021/2022,
2022/2023;
2. condanna il Ministero convenuto ad erogare a parte ricorrente la
prestazione oggetto di causa, previa emissione della Carta Docente ed
accredito della somma indicata sulla Carta Docente, oltre alla maggior
somma tra gli interessi legali e la rivalutazione monetaria calcolata dalla
data del diritto all’accredito sino alla concreta attribuzione;
3. condanna il Ministero convenuto alla rifusione delle spese di lite sostenute
dalla parte ricorrente, liquidate in complessivi € 258,00 per compensi
professionali, oltre al rimborso spese generali al 15%, oltre alla
maggiorazione del 10% ex art. 4, co. 1bis DM 55/14 s.m.i. , oltre IVA e
CPA, oltre rimborso CU di € 21,50, con distrazione a favore dei
procuratori antistatari.
Verona, 14.11.2024
IL GIUDICE
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