(ANSA) - ROMA, 05 MAG - "Per evitare di ritrovarsi anche a settembre 2021 con gli stessi 200mila supplenti del 2020, il governo sta pensando ad un corso-concorso di un anno con assunzione nel 2022/23 a cui accedere in base ai titoli di servizio". A sostenerlo è il sindacato Anief che reputa una eventualità del genere "l'unica soluzione possibile per fronteggiare la situazione disastrosa delle cattedre scoperte, frutto degli errori a catena prodotti sul reclutamento scolastico dai Governi precedenti". (ANSA).
"Dopo due lustri di blocco sconsiderato, le donne tornano ad andare in pensione di vecchiaia quasi come gli uomini: tantissime erano state intrappolate nello scalone della legge Monti-Fornero per assicurare un risparmio pubblico di quasi 9 miliardi. È la stessa legge che dal 2012 ha portato a 67vanni di età il tetto della pensione, introducendo l'assurda associazione alla speranza di vita e facendo cadere ogni forma di anticipo, se si eccettua un anno per la pensione di anzianità, rispetto agli uomini". Lo sottolinea una nota dell'Anief
"Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza non si parla di spazi, plessi, organici, tempo scuola. Il problema rimane il rapporto insegnanti-organici. E anche l'estensione dell'obbligo scolastico fino a 18-19 anni. Questi erano i problemi da aggredire. Le soluzioni proposte ci lasciano purtroppo delusi. Se questa è la proposta del Governo, a nome di Anief devo dire che è una sfida persa in partenza". A dirlo è il presidente del sindacato Anief, Marcello Pacifico. In attesa di un giudizio definitivo, che avverrà dopo la pubblicazione del testo appena approvato e in settimana all'esame delle Camera, il leader dell'Anief esprime molti dubbi sulla parte relativa a Istruzione e Ricerca. (ANSA).
''Bene ha fatto il governo a implementare le risorse per scuola e ricerca così come è positiva la maggiore attenzione che sembrerebbe essere arrivata per questi settori, tanto da incrementare i finanziamenti. È bene però che si stabiliscano da subito gli obiettivi da raggiungere, scongiurando il rischio di disperdere i fondi Ue: il fine ultimo deve essere quello di elevare la cultura dei nostri giovani e della popolazione, annullando quell'odioso gap formativo che oggi la caratterizza, che ha le basi nel digital divide e che trova purtroppo la massima espressione nell'abbandono scolastico precoce. Per questo occorre ricostruire 15 mila plessi scolastici spazzati via in Italia nell'ultimo decennio da assurde politiche di spending review fatte sulla pelle della popolazione". Così, in una nota, il presidente di Anief, Marcello Pacifico, sul Recovery plan del governo.
“È rischioso in questo momento riaprire le scuole per un mese perché non è stato fatto niente sul distanziamento sociale che bisogna rispettare per essere tutti in presenza. Quando la scorsa estate abbiamo firmato il protocollo sulla sicurezza per riaprire gli istituti, avevamo preso un impegno con il Ministero di andare a rivedere i criteri per il dimensionamento scolastico, per dotare le scuole di più classi, di più plessi e di più organici. Ad oggi addirittura si riapre nelle zone rosse fino alla terza media, questo ci sembra molto pericoloso, soprattutto quando ancora nessuno degli 8 milioni di studenti ha ricevuto il vaccino e solo 800mila su 1,3 milioni tra insegnanti e amministrativi hanno avuto la prima dose". E' quanto dichiara all'Adnkronos Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. "Non essendo cambiato niente - continua il sindacalista - sarebbe meglio finire l'anno scolastico con la dad, completare la vaccinazione, iniziare quella di tutti gli studenti e nel frattempo andare a pensare come utilizzare i soldi del Pnnr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per garantire il diritto allo studio in presenza e in sicurezza con migliaia di aule in più. Bisogna recuperare almeno 12mila plessi dismessi negli ultimi anni, 4mila sedi di presidenza e diminuire il rapporto tra alunni, insegnanti e personale amministrativo: fin quando c'è il Covid l'unico criterio deve essere quello del distanziamento sociale, in uno spazio di 45 mq non ci possono stare più di 15 alunni".
Il personale scolastico vaccinato, quasi tutti con AstraZeneca, tranne i "fragili", è fermo e pari a 1.111.124 lavoratori, pari al 76,8% a fronte di 1.446.943 complessivi. Il dato è stato fornito oggi dal ministero dell'Istruzione ai sindacati, dopo che questi ultimi avevano ieri sollecitato la trasmissione di numeri ufficiali, soprattutto per comprendere quanti docenti, amministrativi, tecnici, ausiliari, Dsga e dirigenti scolastici non siano coperti nemmeno con la prima dose del vaccino anti Covid19. Dai numeri forniti dall'amministrazione scolastica risulta anche che le somministrazioni si sono svolte in modo fortemente differenziato, con Regioni dove la prima dose del vaccino è stata somministrato a tutti o quasi, e altre dove invece nemmeno alla metà del personale scolastico. "Come sindacato - dice il suo presidente nazionale Marcello Pacifico - reputiamo incomprensibile e ingiustificabile che la macchina amministrativa si muova con efficacia così diversa. Come reputiamo un errore la decisione di riprendere le attività in presenza con la totalità degli alunni, senza però avere provveduto a coprire totalmente il personale almeno con una dose di vaccino: una circostanza che avrebbe almeno tutelato i lavoratori della scuola non dal contagio ma almeno dai ricoveri. Esortiamo il Governo a ravvedersi il prima possibile, includendo docenti e personale della scuola tra le liste prioritarie, e le Regioni in ritardo a provvedere di conseguenza a realizzare quelle vaccinazioni che andavano fatte nelle passate settimane". La seconda dose è stata ricevuta solo dall'1,54% del personale della scuola. (ANSA).