Prende corpo il dissenso nell’intesa tra il Miur e le organizzazioni maggiori sindacali della scuola in materia di reclutamento e abilitazione del personale docente,cui ha fatto seguito il decreto in CdM del 10 ottobre; salgono a due i partiti di maggioranza (PD e IV), con le dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Simona Malpezzi, e dell'ex sottosegretario Gabriele Toccafondi, sulla necessità di prevedere la valutazione del servizio prestato presso le scuole paritarie, come richiesto dall'Anief, sia per il concorso straordinario sia per i corsi abilitanti. Sarebbe la cosa più logica, per evitare un nuovo contenzioso nelle aule dei tribunali che hanno dato sempre ragione alla linea del giovane sindacato.
Si espande a macchia d’olio il dissenso per la mancata considerazione del servizio svolto negli istituti scolastici paritari al fine di partecipare al concorso riservato ai docenti con almeno tre anni di servizio previsto dall’intesa del 1° ottobre tra Miur e sindacati rappresentativi e dal decreto legge in CdM di alcuni giorni fa. Dopo il no, dei giorni scorsi, delle associazioni di categoria, che in un comunicato unitario hanno rilevato come “a differenza di quanto previsto nell’analoga intesa stipulata l’11 giugno scorso, il nuovo accordo esclude i docenti ‘precari’ che insegnano nelle paritarie dalla partecipazione alle procedure riservate di abilitazione”, ora prendono la stessa posizione i politici di più schieramenti, anche appartenenti alla maggioranza di Governo.
La senatrice Simona Malpezzi (PD), sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ha detto che “siamo in attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge che prevede le misure straordinarie in materia di reclutamento del personale scolastico e di abilitazione dei docenti. Abbiamo accolto favorevolmente la proposta perché stabilisce un meccanismo -contenuto nel DL 59/2017- che tiene in equilibrio le esigenze dei precari non abilitati con 36 mesi di servizio e il diritto degli studenti ad avere personale formato e selezionato. Il decreto rappresenta un buon compromesso per stabilizzare molti docenti e assegnare cattedre vacanti e disponibili che hanno bisogno di essere coperte con contratti a tempo indeterminato. Tuttavia, ci sono delle questioni che restano aperte (a testo vigente uscito dalle anticipazioni stampa) e che andranno sanate nel corso dell’iter parlamentare del provvedimento” e la prima riguarda le scuole paritarie”.
Infatti, il concorso straordinario per il reclutamento e per l’acquisizione dell’abilitazione è riservato al momento ai docenti precari che hanno insegnato per tre anni nelle scuole statali (ma non in quelle paritarie): questo è un problema. Innanzitutto perché così si fa passare il messaggio che l’insegnamento nelle paritarie valga meno che quello nelle statali, cosa altamente “fuori legge” secondo la legge 62/2000, che ha istituito la parità scolastica. “Secondo – continua Malpezzi - perché giustamente la legge obbliga queste scuole ad avvalersi di docenti abilitati, pena la mancata certificazione e la chiusura (e la legge 107 ha ulteriormente aumentato i controlli per la parità)”.
“Quindi, non solo è importante riconoscere l’equiparazione del servizio nelle paritarie a quello nelle scuole statali e consentire accesso al concorso ma anche che l’amministrazione provveda a istituire i percorsi necessari per poter conseguire il titolo abilitante in modo da venire incontro alle scuole stesse che non possono essere depauperate di un patrimonio di docenti che contribuiscono a formare. Al momento, invece, ci troviamo di fronte a una scelta iniqua che non rispetta la legge e che rischia di creare contenziosi giudiziari. A questi docenti deve essere consentita la possibilità di fare il concorso come a tutti gli altri e alle scuole di poter essere in regola come la legge prevede. Invito tutti ad una riflessione ulteriore”.
Ad argomentare i motivi del dissenso, per l’ingiusta esclusione, è anche l’on. Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera, il quale è intervenuto dopo l’audizione del ministro dell’istruzione, chiedendo di “Cambiare direzione su valutazione, merito, alternanza e scuola paritarie”. Il deputato ha detto di essere certo che “questo governo, e la maggioranza che lo sostiene saranno disposti a dialogare senza preconcetti sul tema della parità scolastica. Siamo i primi a lottare contro i ‘diplomifici’, contro chi si nasconde dietro la vera parità scolastica. Ma si cambi registro con chi rispetta le regole e fa scuola a tutti gli effetti, ovvero la maggioranza assoluta di chi gestisce scuole paritarie. Servono collaborazione e interventi, iniziando dal riconoscere la possibilità agli insegnanti delle paritarie di partecipare ai concorsi, ordinari e straordinari, allo stesso modo dei loro colleghi delle scuole statali”.
Anche l’Anief ricorda che per legge, dal 2000, il sistema nazionale pubblico statale comprende la scuola paritaria, il servizio svolto all’interno di questi istituti non può essere da meno rispetto a quello portato avanti nelle scuole di Stato. Il riferimento normativo è la Legge n. 26, del 10 marzo 2000, dalla quale si evince che il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, comma 2 della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali.
Ora, poiché i docenti delle scuole paritarie svolgono lo stesso lavoro dei colleghi che operano negli istituti statali, producendo anche titoli di studio analoghi, per quale motivo si nega l’equiparazione in toto dell’insegnamento svolto nelle due tipologie di scuole? Il sindacato ricorda, infine, che i docenti che operano nelle paritarie, pur non accedendo da concorso, devono comunque essere in possesso di titoli di studio adeguati e portare avanti l’insegnamento come avviene nelle statali.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “è indispensabile che il Parlamento valuti bene questa esclusione illegittima: l’eliminazione dai corsi e dai concorsi straordinari dei docenti delle paritarie andrà a produrre l’ennesimo contenzioso allargato che in passato è stato vincente. Con le procedure concorsuali e abilitanti sicuramente coinvolte, e quindi rallentamenti, inserimenti con riserva, prove suppletive e tutto quello che ne deriva in queste situazioni. Si fa ancora in tempo a correggere il tiro: alcuni politici, evidentemente coscienti della situazione, lo hanno capito”, conclude il sindacalista autonomo.
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