Gli insegnanti sono sottopagati e hanno a loro disposizione pochi strumenti: lo ha dichiarato il ministro dell’Istruzione durante un’intervista a SkyTG24. “Molti dei docenti più anziani hanno ancora una tradizione dentro in cui il ruolo del docente era una figura rispettata e riverita all’interno della società – ha detto Lorenzo Fioramonti, –: se noi continuiamo a pagarli poco, a non dargli la possibilità di formarsi, a chiedere alle scuole i sacrifici costanti, questo ricade sulla loro capacità di svolgere la loro funzione e sulla complessità che si trovano a gestire. Questo vale anche per i dirigenti scolastici. Abbiamo un esercito di persone che hanno poche risorse e molte molte richieste e in qualche modo per molti anni lo Stato si è dimenticato di loro”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, “un aumento in linea con quello del 2018, pari al 3,48%, non cambierebbe la sostanza, perché gli stipendi del personale scolastico, come quello di tutta la pubblica amministrazione, rimane di una decina di punti sotto al costo della vita e distante da quelli dei colleghi UE. È bene, quindi, accogliere tutte le proposte emendative alla Legge di Bilancio, AS 1586, che vadano in questa direzione, a partire da quei 40 emendamenti presentati dall’Anief”
Per il ministro dell’Istruzione i docenti italiani svolgono un lavoro encomiabile ma sono pagati poco: Fioramonti li ha definiti “degli eroi civili, perché sono delle figure estremamente importanti ma come dicevo sottopagati e con pochi strumenti. Secondo me, la mancanza di rispetto non è soltanto dovuta alla condizione che vivono a scuola. Anche la società in qualche ha fatto propria l’idea che l’insegnante sia una figura professionale inferiore rispetto alle altre. Noi Siamo tutti complici di questa mancanza di rispetto nei confronti della scuola”.
Ma cosa sta facendo il Miur per cambiare rotta? “Come Ministro – ha replicato Fioramonti - la prima cosa che ho fatto è stata parlare del ruolo sociale dell’insegnante, parlando ovviamente anche del loro stipendio, perché le due cose si collegano, ma anche del rispetto che dobbiamo loro. Ho citato Don Milani, i grandi pedagogisti italiani, persone che erano impegnate per migliorare la qualità di vita in questo Paese. Ho citato Piero Calamandrei, che diceva che la scuola è più importante del Parlamento, della Corte Costituzionale e anche del sistema di giustizia, perché è lì che si costruisce la società”.
Gli insegnanti, però, ora si aspettano dei passi concreti: non basta sapere che il ministro dell’Istruzione è cosciente dell’importanza del ruolo sociale che ricoprono. È solo voler rimarcare quello che è già noto. Servono invece, i fatti; a cominciare, su questo Fioramonti ha pienamente ragione, dal conferimento di compensi finalmente adeguati, prima di tutto, all’inflazione e con aumenti medi netti mensili di 240 euro. A questo proposito, il sindacato si aspetta che i 3 miliardi di euro chiesti dal ministro con la legge di Bilancio non siano un obiettivo massimo, ma solo l’inizio. Con quei soldi, la metà dei quali da assegnare proprio agli stipendi del personale scolastico, si arriverebbe a coprire 100 euro di aumento anziché fermarsi agli attuali 70 euro.
È importante, anche, che si dia seguito all’ordine del giorno della senatrice Bianca Laura Granato (M5S) che impegna il Governo a stornare le risorse residuali risultanti dalle modifiche alla legge di bilancio nel fondo specifico per il rinnovo del contratto del personale del comparto istruzione e ricerca. Così come è necessario dare seguito all’emendamento Anief sul ripristino delle fasce stipendiali del personale neo-assunto dopo il 2011, in linea con quello già richiesto qualche settimana fa nell’audizione alla Camera in occasione dell’ultimo sciopero e sit-in a Montecitorio.
“I compensi di chi opera nella scuola – dice Marcello Pacifico, leader dell’Anief - sono anche distanti dalla media europea, resi ancora più infimi dal blocco della progressione di carriera per il personale precario e il parziale riconoscimento del servizio pre-ruolo nelle ricostruzioni di carriera sul quale anche la Cassazione si è espressa in modo negativo sostenendo che tutto il precariato deve essere considerato utile. Mai come oggi quindi, risulta imprescindibile girare le risorse per il rinnovo del contratto della scuola. Passando dai proclami alle azioni”, conclude il sindacalista autonomo.
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