È stata raccolta la denuncia pubblica della scorsa settimana dell’Anief sui nuovi 50 mila precari della scuola “usa e getta”, introdotti con la conversione in legge del Decreto Rilancio per rispondere all’esigenza del rientro in classe a settembre – quando si potrebbero formare classi da non più di 15 alunni - ma licenziabili all’occorrenza, “nel caso di nuova chiusura delle scuole” qualora dovesse venirsi a determinare un nuovo lockdown e senza nemmeno la possibilità di percepire l’indennità di disoccupazione. Il sindacato Anief ritiene inaccettabile tutto questo.
Marcello Pacifico, presidente Anief, ha dichiarato in un’intervista odierna a Orizzonte Scuola che “i diritti dei lavoratori non possono essere piegati, i lavoratori non sono schiavi e siamo pronti a ricorrere”. Il sindacalista autonomo aggiunge: “Oltre che a calpestare il Contratto collettivo di lavoro, l’assunzione dei precari con possibilità di licenziamento da un giorno all’altro è addirittura in contrasto con l'articolo 117 della Costituzione e viola l'articolo 26 della dichiarazione universale dei diritti umani: “Siamo pronti ad impugnare i licenziamenti che deriveranno da quanto disposto dalla Legge 77 del 2020, perché in contraddizione con la normativa comunitaria, il diritto allo studio ed in primis alla continuità didattica garantita dall'articolo 34 della Costituzione”.
L’USA E GETTA CHE OFFENDE
Cresce l’indignazione per la collocazione contrattuale “precarissima” dei docenti supplenti che verranno assunti a settembre su posti aggiunti all’organico per rispondere alle esigenze dell’emergenza Covid-19. “È come una sorta di ‘usa e getta’ che offende la dignità di tantissimi docenti precari la cui unica sostanziale differenza con i colleghi di ruolo è la loro posizione giuridica ed economica”, scrive Orizzonte Scuola. La rivista aggiunge: non dimentichiamo che “la loro precarietà non mette in discussione l’impegno profuso di trasmissione delle proprie competenze nei confronti dei propri alunni. Da sempre i docenti precari hanno rappresentato una risorsa indispensabile all’interno del contesto scolastico, basti pensare che il nuovo anno scolastico che si andrà ad aprire avrà al suo seguito oltre 250 mila supplenti”.
ADDIO CONTINUITÀ DIDATTICA
Inoltre, nasce spontanea una domanda: che fine farà la continuità didattica? Lo scenario che potrebbe aprirsi assicurerebbe la presenza di tutti i docenti, compresi quelli precari, in classe sin dal primo giorno di scuola ma paradossalmente nel caso di un ritorno dell’epidemia si prospetterebbe nuovamente un lockdown, una ripresa quindi della didattica a distanza con il licenziamento dei docenti precari che sono stati convocati in una prima fase per ovviare alle indicazioni del CTS per il distanziamento fisico e scongiurare il fenomeno delle classi pollaio. In un probabile rientro nell’arco dell’anno scolastico, potremmo dire “passata la bufera”, si presenterebbe la necessità di convocare nuovi docenti per ricreare quell’ambiente in cui venga garantita la sicurezza degli studenti. Un tale probabile scenario non darebbe ampio spazio alla continuità didattica anzi andrebbe a lederla, a scapito della formazione scolastica degli alunni.
CONTRARIO IL SOTTOSEGRETARIO DE CRISTOFARO
Lo stesso sottosegretario all’Istruzione Peppe De Cristofaro, esponente di LeU, partito di Governo, ha espresso parere negativo a riguardo: “Prevedere il licenziamento senza indennizzo per le docenti, i docenti e il personale Ata supplente oltre a rappresentare un’evidente ingiustizia e disparità e un aspetto punitivo nei confronti di professori e collaboratori che contribuiscono con il loro lavoro a garantire il funzionamento del nostro sistema di istruzione, creerebbe condizioni fortemente negative per il percorso formativo delle classi in cui andrebbero a operare i docenti licenziati. Bisogna intervenire – ha concluso De Cristofaro – per modificare questa norma”.
IL SISTEMA DI RECLUTAMENTO
I docenti precari, anche in virtù di questi nuovi posti che il ministero metterà a disposizione, come verranno reclutati? I primi ad essere convocati saranno quelli da GaE e GPS dalle quali si attinge per posti vacanti (31 agosto) e fino al termine delle attività didattiche (30 giugno). Queste supplenze saranno invece conferite dai Dirigenti Scolastici attraverso lo scorrimento delle graduatorie d’Istituto, in quanto “incarichi temporanei” con data di scadenza max ultimo giorno di lezione (data varia nelle Regioni in base al calendario scolastico) e clausola di risoluzione per giusta causa. Ma quanti docenti saranno disposti ad accettare un contratto atipico con una clausola di licenziamento nel caso dovesse ritornare il Covid-19?
LA POSIZIONE DEL SINDACATO
Anief ribadisce che l’ampliamento dell’organico è una condizione necessaria, non una concessione: accogliere in sicurezza gli alunni e smistarne circa 1 milione e 200 mila in spazi esterni comporta l’obbligo da parte dell’amministrazione di reclutare personale aggiuntivo che corrisponde necessariamente ad almeno 150-160 mila docenti in più e 40 mila Ata aggiuntivi. Quindi, i 50 mila indicati dal Governo, presumibilmente 40-45 mila docenti e 5-10 mila tra amministrativi, tecnici e ausiliari, rappresentano un numero decisamente inferiore a quello effettivo.
Al problema dell’insufficienza di nomine aggiuntive si aggiunge il vulnus del nuovo inquadramento contrattuale, che getta alle ortiche le garanzie e i diritti dei lavoratori, collocando di fatto il docente precario della scuola pubblica sullo stesso piano del dipendente privato che opera per delle cooperative. Invece di prendere atto della sentenza Rossato della Corte di Giustizia europea sui risarcimenti dei danni sull'abuso dei contratti a termine, il Parlamento con questa decisione si sta allontanando sempre più dai dettami imposti dall’UE proprio per fare fronte al problema endemico della supplentite sine die.
IL COMMENTO DI MARCELLO PACIFICO
“I contratti e i diritti dei lavoratori – commenta Marcello Pacifico, leader dell’Anief - non cambiano a seconda del tipo di rapporto: non ci sono precari di serie A e B. A meno che non si voglia tornare alle logiche e agli assetti pre-Covid. In tal caso lo si dica. Come si dica chiaramente che non si vuole ripristinare l’organico precedente alla riforma Tremonti-Gelmini, quando c’erano 200.000 insegnanti, 50.000 Ata e 4.000 istituti autonomi, con relative dirigenze scolastiche, in più rispetto ad oggi”.
“Invece di snellire il reclutamento, rendendo valide le graduatorie d’Istituto per le nuova “call veloce” e introducendo le nuove graduatorie provinciali per le supplenze con regole eque e sulla base di tabelle di valutazione non discriminanti – continua Pacifico -, si è preferito mantenere una rigida e incomprensibile posizione di chiusura verso i diritti dei precari. Alimentando ulteriormente il problema della mancata continuità didattica e facendo finta che a breve non si dovranno fare i conti con 250 mila supplenze annuali che renderanno l’inizio dell’anno a dir poco complicato. La decisione di non assumere in ruolo i 50 mila docenti e Ata aggiuntivi diventa una beffa quando si scopre che potranno essere licenziati in qualsiasi momento e senza percepire alcuna indennità: è una condizione lavorativa inaccettabile e incostituzionale, che come sindacato respingiamo in modo netto dicendoci pronti sin d’ora a contrastarla nelle opportune sedi giudiziarie”, conclude il presidente Anief.
IL TESTO INSERITO NEL DECRETO RILANCIO
- Al fine di consentire l’avvio e lo svolgimento dell’anno scolastico 2020/2021 nel rispetto delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, con ordinanza del Ministro dell’istruzione, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono adottate, anche in deroga alle disposizioni vigenti, misure volte ad autorizzare i dirigenti degli uffici scolastici regionali, nei limiti delle risorse di cui al comma 2, a: […]
- b) attivare ulteriori posti di incarichi temporanei di personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) a tempo determinato dalla data di inizio delle lezioni o dalla presa di servizio fino al termine delle lezioni, non disponibili per le assegnazioni e le utilizzazioni di durata temporanea. In caso di sospensione dell’attività in presenza, i relativi contratti di lavoro si intendono risolti per giusta causa, senza diritto ad alcun indennizzo; […]
PER APPROFONDIMENTI:
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