In vista della riapertura delle scuole in corrispondenza del nuovo anno, da alcuni giorni l’attenzione del ministero dell’Istruzione rimane concentrata sull’acquisto di 2,4 milioni di banchi moderni da produrre in tempi record, forse anche all’estero: tanti ne avrebbero chiesti i dirigenti scolastici, di cui 400 mila innovativi con rotelle, per garantire il distanziamento fisico previsto nelle linee guida ministeriali per prevenire sempre possibili contagi da Covid. Il problema dei banchi, tuttavia, sembra depistane altri ben più rilevanti, come l’individuazione e l’adattamento di nuovi spazi, ma soprattutto l’incremento in organico d’un numero adeguato di docenti e Ata assegnati agli alunni collocati in quelle aree aggiuntive.
A fare il calcolo di quanti insegnanti serviranno è la rivista Tuttoscuola: nel suo Focus settimanale, spiega che “quei 2 milioni e mezzo circa di richieste sono però la spia di un dato che dovrebbe preoccupare, e che allarga l’attenzione dalla questione banchi a quella dell’organico”. Sarebbero ben 107.000 le aule che non dispongono dei metri quadri necessari a garantire il distanziamento fisico. E siccome, metro alla mano, i banchi monoposto occupano addirittura più spazio degli attuali, queste classi “dovrebbero sdoppiarsi”. Ecco così confermato il calcolo dell’Ufficio Studi Anief che dall’inizio di maggio chiede un organico aggiuntivo di almeno 160 mila insegnanti, più 40 mila posti tra amministrativi, tecnici e ausiliari da adibire a supporto, controllo e pulizia dei nuovi locali. Una quantità di cattedre e posti simile a quella che a giugno indicò pure la task force di esperti nominata dal ministero dell’Istruzione nel documento di 60 pagine consegnato alla ministra Lucia Azzolina.
Marcello Pacifico (Anief): “Siamo sempre più convinti che tornare alla DaD sarebbe una sconfitta per la scuola e gli studenti, perché, oltre a proporre un’offerta formativa ridotta, si andrebbe a compromettere il ritorno al lavoro ordinario delle tantissime famiglie nelle quali entrambi i genitori hanno un impiego. Era e rimane questa la prima cosa da fare: evitare un tempo scuola ridotto e doppi turni. Adesso, però, scopriamo che banchi e sedie di nuova generazione non assolvono a questo scopo. Sarebbe stato molto più utile e logico convogliare i fondi destinati a nuovi banchi monoposto per la creazione di nuovo personale docente, anche di sostegno, e unità di Ata. Nelle fasi di emergenza vanno poste delle priorità: nel caso della scuola c’è quella, indiscutibile, di garantire le lezioni in presenza in sicurezza, quindi in spazi adeguati, affidando le classi, da non più di 15 alunni, al personale necessario allo scopo. Tornare alla didattica a distanza o ridurre le ore di lezioni sarebbe invece una sconfitta”.
Si fa un gran parlare di banchi nuovi da allocare nelle nostre scuole. Numeri alla mano, si comprende che è un falso problema. “Considerato che gli alunni del primo e del secondo ciclo delle scuole statali sono in tutto 6.686.079 – scrive Tuttoscuola - i 2,4 milioni di banchi richiesti per altrettanti alunni rappresentano la quota del fabbisogno effettivo che è pari a circa il 36%. Poco più di un terzo delle aule si trova, pertanto, in situazione critica. E 2,4 milioni di banchi (e altrettanti alunni) a quante aule corrispondono? Per una media di 22-23 alunni per classe quei 2,4 milioni di banchi interessano circa 107.000 aule”.
LE CLASSI IN SITUAZIONE CRITICA
Oltre 100 mila aule, su quasi 300 mila complessive, sarebbero quindi coinvolte nell’assegnazione dei nuovi banchi: “si tratta di aule – continua la stampa specializzata - in situazione critica che, nonostante i banchi monoposto, hanno in molti casi una capienza non adeguata ad accogliere integralmente le classi. Anzi, i banchi monoposto occupano più spazio dei biposto, aggravando i limiti di capienza dell’aula”. A questo punto, la rivista calcola che “se soltanto la metà di quelle 107.000 aule in situazione critica non disponesse della capienza regolare richiesta, le classi ospitate dovrebbero sdoppiarsi e, dovendo confermare il tempo scuola previsto, dovrebbero avvalersi di un organico docenti aggiuntivo. Poiché mediamente vi sono 1,8 docenti per classe, lo sdoppiamento comporterebbe un aumento di organico pari a 96 mila unità”.
IL BANCO MONOPOSTO SERVE SOLO A STARE DISTANTI
Anief ritiene che il calcolo sia però ottimistico: pensare infatti che il banco di nuova generazione possa risolvere il problema del distanziamento non è corretto. È sempre Tuttoscuola a spiegare perché: “Un banco monoposto – ha calcolato - ha la stessa profondità dei biposto (0,50 cm) e ha una larghezza di 60/70 cm; anche per i monoposto la differenza per i diversi settori è solo nell’altezza”. E “25 alunni seduti ai banchi biposto occupano 15 mq (0,60×25); gli stessi alunni su banchi monoposto occupano almeno 20 mq (0,80×25). Come si vede, non si guadagna spazio, anzi, se ne perde. I banchi monoposto non servono, dunque, per guadagnare spazio, ma per assicurare il distanziamento. L’esigenza del monoposto è a salvaguardia della salute, ma a questo punto non serve a risolvere i problemi di spazi, anzi li peggiora”.
COSA ACCADRÀ A SETTEMBRE?
Quando i dirigenti scolastici riceveranno i nuovi banchi, il commissario Domenico Arcuri ha indicato come data massima il prossimo 7 settembre ma le aziende produttrici italiane hanno detto che sarà impossibile, quindi scopriranno che il vulnus degli spazi non sarà risolto. A quel punto, quando se ne renderanno conto, le lezioni saranno già iniziate. E che fine faranno gli alunni che non entrano nelle loro scuole? Senza spazi aggiuntivi individuati e adattati, i dirigenti saranno costretti a “rispolverare” la didattica a distanza per gli alunni più grandi. Mentre per i più piccoli non rimarrà che rimodellare le lezioni: riducendo necessariamente il tempo scuola e introducendo i doppi turni. Ma sia nel caso della DaD sia in quello delle lezioni ridotte, a rimetterci saranno gli alunni, che vedranno ancora una volta mortificato il loro diritto allo studio.
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