Sul vincolo dei cinque anni imposto da quest’anno ai 30 mila neo-assunti nella scuola “credo che in futuro sia possibile anche un aggiornamento, senza però minare il prioritario diritto alla continuità didattica dei nostri studenti”. A dirlo è stato oggi, a colloquio con Orizzonte Scuola, l’on. Gianluca Vacca, capogruppo M5S in commissione Cultura a Montecitorio. Marcello Pacifico (Anief): Basta vincoli, prioritario ricucire il diritto al lavoro con il diritto alla famiglia. In presenza di più di 200 mila posti dati in supplenza, non ha più senso alcun blocco.
Secondo il deputato grillino, “il vincolo è stato introdotto per garantire il diritto alla continuità didattica degli studenti, che giustamente deve essere messo al primo posto. La norma, tra l’altro, è in vigore da pochissimo e bisogna valutarne gli effetti nel tempo: diamole la possibilità di dispiegarli”. Potrebbe entrare così nel mirino della maggioranza parlamentare il vincolo previsto nel Decreto Legge n. 126 del 29 ottobre 2019 e nella Legge di conversione n. 159 del 20 dicembre 2019.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “il ricongiungimento alla famiglia rimane prioritario rispetto a tutto il resto, soprattutto quando vi è disponibilità di cattedre nelle sedi scolastiche richieste. Ben venga questa prima apertura del M5S. Perché il vincolo dei cinque anni è anche indubbiamente il motivo del flop della Call veloce e delle poche immissioni in ruolo realizzate nel 2020, 30 mila su 82 mila autorizzate”.
Si torna a parlare di mobilità del personale e di vincoli da superare. Anief ricorda che il divieto di mobilità per cinque anni è stato vigente soltanto per il biennio 2011/12 e 2012/13 con la modifica introdotta dall’articolo 9, comma 21 della legge n. 106/2011 - con l’esclusione del blocco per l’assegnazione provvisoria fino all’ottavo anno di vita del bambino prevista dal contratto - a seguito della riapertura delle GaE “a pettine” ottenuta dall’Anief. La norma, che era stata pensata per contenere l’assunzione di docenti meridionali nelle regioni italiane del settentrione, fu abrogata per l’evidente incostituzionalità dall’articolo 15, comma 10-bis della legge n. 128/2013, dopo le pressanti denunce, le ripetute richieste emendative e i ricorsi presentati sempre dal giovane sindacato.
LA STORIA
Così, dall’anno scolastico 2013/14 al 2018/19 fu ripristinata la richiesta di trasferimento, assegnazione provvisoria o utilizzazione in altra provincia dopo tre anni di servizio nella provincia di titolarità, riportando la norma sulla mobilità, per lo più, a quanto previsto dall’originario comma 3 dell'articolo 399 del Testo Unico. Il decreto legislativo n. 297 del 16 aprile 1994 permetteva il trasferimento ad altra sede nella stessa provincia dopo due anni e in altra provincia dopo tre anni, mentre l’assegnazione provvisoria dopo un anno, in vigore dall’anno scolastico 1994/1995 al 2010/11.
IL GOVERNO M5S-LEGA
Il penultimo governo, in sintonia con le nuove norme sulla regionalizzazione della scuola, ripristinò la norma sul vincolo quinquennale precedentemente sospeso, ma solo per il personale assunto dalle nuove GRME, con effetto del provvedimento a partire dal 1° settembre 2019 con eccezione del personale avente diritto individuato entro il 31 dicembre 2018. L’attuale maggioranza alla ricerca di una presunta parità di trattamento, invece di sanare la disparità, ha esteso il blocco a tutti i neo-assunti, indipendentemente dal percorso di reclutamento, senza riflettere sulla illegittimità del ripristino del blocco quinquennale stesso e della perdurante disparità di trattamento rispetto agli insegnanti già immessi in ruolo.
I DUBBI DELL’ATTUALE ESECUTIVO
Ricordiamo che anche quest’anno l’Aula di Montecitorio ha approvato un ordine del giorno sugli insegnanti ex corsisti FIT assunti dalle graduatorie di merito del 2018 nella scuola secondaria immessi in ruolo nel corrente anno scolastico con il vincolo dell’obbligo a non trasferirsi di sede proprio per 5 anni. Tale disposizione, secondo la Camera, avrebbe creato disparità di trattamento tra i docenti assunti dalle recenti graduatorie regionali di merito ad esaurimento (cui il Governo M5S-Lega ha imposto il blocco quinquennale) e i docenti assunti con le ordinarie graduatorie di merito o ad esaurimento (per i quali permane il blocco triennale), riportando il blocco al triennio come previsto nel Testo Unico della Scuola.
LA POSIZIONE ANIEF
Il sindacato invita gli altri sindacati firmatari del contratto a cambiare l'accordo integrativo del 2019 e a prevedere nell'attesa che il Parlamento finalmente cambi idea una deroga come già disposto nel 2011 quando almeno per le assegnazioni provvisorie era garantito il ricongiungimento col proprio figlio minore di 12 anni. Per il presidente Pacifico, è arrivato il momento di porre fine a questa palese ingiustizia, per di più irragionevole che non risolve il problema della continuità didattica da affrontare con la stabilizzazione degli organici. Se non è nel decreto agostano, nella legge di bilancio dovrà essere trovato un adeguato rimedio.
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