La copertura del crescente fabbisogno di posti di sostegno rimane una chimera: lo sostiene da tempo l’Anief. Adesso lo conferma uno studio settoriale della rivista Tuttoscuola, dal quale è emersa una “situazione dello scoperto pressoché generalizzata sull’intero territorio e, in particolare, nella scuola secondaria di I e di II grado”. Il problema nel problema è che “in alcune province, per coprire tutti i posti di sostegno “in deroga”, cioè non stabili (quest’anno potrebbero essere circa 83-84 mila), si è costretti a ricorrere anche a supplenti privi del diploma di specializzazione al sostegno. E il deficit in cattedra di insegnanti di sostegno specializzati non migliorerà di molto con il concorso straordinario: in molte Regioni resteranno posti vacanti, mentre in altre numerosi candidati resteranno tagliati fuori”. Basta dire che per le scuole medie in 13 Regioni su 18 vi sono meno candidati che posti a bando. E alle superiori non va meglio: in Lombardia, ad esempio, i tre quarti dei posti per specializzarsi andranno persi. Mentre al Sud avviene il contrario. Tutto questo è sempre più inaccettabile, anche alla luce dell’incremento continuo di alunni disabili iscritti nelle nostre scuole,
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “sul basso interesse per le specializzazioni su sostegno non si può non considerare l’obbligo di permanenza di cinque anni sulla sede d’immissione in ruolo. Si tratta di una pretesa che stiamo contestando in tutte le sedi e che continueremo a contrastare fino a quando non verrà cancellata. Una pretesa, tra l’altro, che in piena pandemia diventa del tutto inopportuna, perché si chiede ad un docente di lasciare la sua terra e i propri affetti in un contesto epidemiologico incerto e irto di rischi. Nel frattempo, la sua introduzione normativa ha l’effetto di sommarsi alle storiche contraddizioni del sostegno italiano, che continua a fare i conti con l’obbligo di legge di assegnare esclusivamente al supplente – spesso non specializzato - una cattedra su tre, di organizzare dei corsi universitari specializzanti non sulla base dei posti vacanti delle province ma in relazione alle disponibilità degli atenei oppure di ridurre drasticamente, in diversi casi, le ore di sostegno settimanale indicato nel Pei. Quest’anno, poi, oltre al vincolo quinquennale, abbiamo assistito al mancato inserimento nelle Gps di sostegno di tanti docenti, spesso anche pluri-qualificati, per motivazioni a dir poco discutibili”.
SEMPRE PIÙ ALUNNI
Quella che si sta determinando sul sostegno è una situazione che diventa sempre più paradossale, dal momento che “il numero di studenti con disabilità continua ad aumentare”. I numeri sono eloquenti: negli ultimi 22 anni si è più che raddoppiato (+138%) e continua a crescere (nell’ultimo anno +5% rispetto al precedente). Nel 1998 vi era un alunno con disabilità ogni 67 alunni (1,5% del totale), oggi ve ne è uno ogni 28 (3,5% del totale). Presto sarà in media presente un alunno con disabilità certificata in ogni classe della scuola italiana: 1 ogni 25.
I GRADO: CONCORSO, REGIONI COL 90% DI POSTI PERSI
Anche il concorso straordinario lascerà immutato il quadro delle necessità: basta ricordare che “per i 4.069 posti di sostegno per la secondaria di I grado (scuola media) il numero dei candidati complessivi è di soli 1.413, pari a circa un terzo del totale. In 13 Regioni su 18 ci sono meno candidati che posti. Alla fine del concorso rimarranno vacanti 2.720 posti, sempre che tutti i candidati riescano ad ottenere nella prova scritta almeno il punteggio minimo di 56/80. E lo stesso fenomeno si osserva per il concorso straordinario per il sostegno nella secondaria di II grado”.
Dallo studio di Tuttoscuola, “il dato più clamoroso” risulta “quello della Lombardia dove sono stati messi a concorso ben 1.259 posti (quasi un terzo del totale), ma che registra soltanto 261 candidati iscritti: non saranno assegnati, quindi, quasi mille posti”. In percentuale, però, va ancora peggio in Piemonte, dove per 458 posti si sono candidati appena 50 docenti, quindi circa il 90% dei posti banditi continueranno ad andare a supplenza.
II GRADO: POSTI VACANTI E SPROPORZIONATI
Anche per il concorso straordinario nella secondaria di II grado c’è un sostanziale disinteresse: complessivamente, vi sono “più posti (1.600) che candidati (1.332). Ancora una volta la Lombardia ha il primato negativo: soltanto 100 candidati per 421 posti con uno scoperto di 321 posti che rimarranno vacanti, seguita dal Piemonte con 223 posti senza vincitori finali, dal Veneto (212) e così via altre quattro Regioni con più posti che candidati. Alle superiori però il fenomeno è ribaltato al Sud: in Campania per 6 posti concorrono 215 candidati, in Sicilia 128 candidati per 9 posti; eccedenza di candidati rispetto al numero di posti anche in altre 8 Regioni meridionali e centrali”. Sempre secondo Tuttoscuola, questa “situazione rovesciata produrrà un paradosso: il concorso straordinario per il sostegno – che ha costi organizzativi notevoli – si concluderà con almeno 3.700 posti vacanti (quasi tutti al Centro-Nord) e oltre 700 candidati sicuramente esclusi (quasi tutti al Sud). E questo nonostante al Sud ci siano in proporzione molti più posti in organico che al Nord”.
I VINCOLI CHE FRENANO
Citando le principali cause che portano al tiepido interesse verso la professione di docente di sostegno, la rivista specializzata sostiene che “il percorso per diventare insegnante di sostegno prevede alcuni ostacoli non indifferenti. Il primo per conseguire la specializzazione, requisito necessario per diventare docenti di sostegno, è rappresentato dal tempo necessario (un anno almeno) per la frequenza di corsi universitari a numero chiuso (TFA), un tempo che va ad aggiungersi a quello impiegato per conseguire la laurea magistrale, senza contare che per accedere a posti di ruolo occorre anche il possesso dell’abilitazione all’insegnamento”. Inoltre, “il numero chiuso per l’accesso a questi tirocini formativi universitari esclude altri potenziali candidati. Dopo la preselezione (con un costo di iscrizione di 100-200 euro), per gli ammessi c’è anche il costo di iscrizione e frequenza ai corsi (mediamente circa 4 mila euro)”.
QUANTO PESA LO STOP INIZIALE DI 5 ANNI
Dopo avere ricordato della “delicatezza e complessità del lavoro, a contatto con situazioni personali difficili e toccanti e la scarsa integrazione con i colleghi del consiglio di classe”, lo studio non può non citare tra i problemi del sostegno è subentrato “il vincolo quinquennale sulla stessa sede, introdotto da settembre 2020 per i nuovi immessi in ruolo”: un paletto, peraltro, che vale anche per le discipline comuni e che ha pesato molto sull’elevata percentuale (superiore al 70%) di mancate accettazioni delle cattedre utili per le immissioni in ruolo.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF
“La verità – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che si continuano ad accavallare docenti su docenti, anche sulla stessa cattedra, in attesa che arrivi quello definitivo. E questo ‘balletto’ di supplenti va a inficiare la continuità didattica della maggior parte di quasi 300 mila alunni con sostegno certificato. A seguito della mancata presa di coscienza di tutto questo, da parte delle istituzioni preposte, temiamo quindi che si ripeta lo scenario vissuto lo scorso anno scolastico, quando a gennaio ancora mancavano insegnanti, con alcuni dirigenti scolastici costretti a reperirli tramite Mad se non addirittura sui social”.
“Speriamo vivamente – continua il sindacalista autonomo - che nel 2020 sui ‘mali’ del sostegno si sia toccato il fondo: come sindacato, vogliamo prendere come buon viatico, infatti, l’iniziativa di alcuni giorni fa del Governo di investire oltre un miliardo della prossima Legge di Bilancio sulla categoria ed assumere 25 mila nuovi docenti di sostegno. Si tratta di un primo passo importante, anche se certamente non risolutivo, visto che, stando ai freddi numeri, le 80 mila supplenze annuali continueranno anche nel 2021 a essere assegnate a personale supplente e in parte anche non specializzato”.
PER APPROFONDIMENTI:
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