Il nostro Paese entro due mesi deve fornire motivazioni e dimostrare all’Unione europea perché continua a violare le regole comunitarie sul personale precario della pubblica amministrazione, tra questi quello appartenente alle fondazioni lirico-sinfoniche, disciplinato dalla legge 81/2019, ritenuta insoddisfacente. Il nuovo atto segue quello notificato più di un anno fa sul precariato scolastico per il quale si attende anche a gennaio la pronuncia del Consiglio d'Europa sul reclamo collettivo presentato da Anief per la stabilizzazione dei supplenti con 36 mesi e l'inserimento nel doppio canale di reclutamento, mentre sono pendenti in Corte di Giustizia i ricorsi per i ricercatori a termine dell'università e gli insegnanti di religione cattolica.
Il giovane sindacato ha, nel frattempo, proposto diversi emendamenti in V commissione della Camera che se presentati e approvati risolverebbero il problema della precarietà nella pubblica amministrazione e certamente nel comparto istruzione e ricerca.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “il Governo ha la possibilità di sconfiggere la supplentite una volta per tutte condividendo le nostre proposte: a distanza di sei anni della sentenza Muscolo del novembre 2014, è assurdo dopo sei anni continuare a organizzare ricorsi per risarcire i precari per l'abuso dei contratti a termine. Bisogna intervenire sulla norma interna e subito. Come sindacato abbiamo, infatti, presentato nei giorni passati una serie di emendamenti sul precariato al Disegno di Legge di Bilancio 2021. Infine, durante il Congresso nazionale svolto in settimana, abbiamo approvato una mozione specifica sul precariato per l’approvazione a livello nazionale di ‘procedure snelle di reclutamento a tempo indeterminato con graduatorie per titoli e servizio’”.
Secondo Bruxelles i precari dell’amministrazione pubblica italiana non sono sufficientemente protetti: si tratta di insegnanti, artisti e tecnici delle fondazioni lirico sinfoniche, ma anche lavoratori dell'AFAM, del settore sanitario, agricoltori e pompieri.
STORIA VECCHIA
Il fatto che il Governo italiano sia inadempiente verso questi lavoratori non è di questi giorni: la procedura di infrazione era stata avviata nell’estate del 2109 e nel 2014 la Corte di Giustizia europea aveva già condannato il nostro Paese per l’abuso del precariato nella scuola, costringendo il Governo Renzi dell’epoca a stabilizzare 148 mila precari, attraverso la contestata Legge 107/15 alla quale non hanno poi fatto più seguito una quantità di immissioni in ruolo così corpose.
LA SECONDA LETTERA
Bruxelles, a seguito di una sentenza-faro, ha quindi chiesto spiegazioni la scorsa estata: considerato che le delucidazioni fornite dal Governo italiano non sono state ritenute soddisfacenti, la Commissione Ue ha quindi inviato una seconda lettera, nella quale si ricorda che il personale di ruolo della PA italiana continua a subire un “trattamento meno favorevole”: nella missiva si parla anche di “mancanza di protezione contro il lavoro subordinato reiterato a tempo determinato nel settore pubblico italiano”. Ne consegue che “i lavoratori del settore pubblico non sono ancora protetti a sufficienza contro la discriminazione e l’abuso di contratti in successione a tempo determinato”, come invece è previsto dal diritto dell’Unione europea. Nella stessa lettera all’Italia, la Commissione europea esorta quindi a “prevenire l’abuso dei contratti a tempo determinato e ad evitare condizioni di impiego discriminatorie nel settore pubblico”.
LE CATEGORIE ESPOSTE
Il problema, scrive Il Fatto Quotidiano, è che a tutt’oggi “diverse categorie di lavoratori del pubblico in Italia non sono protette” dall’abuso dei contratti temporanei: sono “insegnanti, lavoratori della sanità, impiegati nelle arti superiori, nell’educazione musicale e alla danza, il personale di alcune fondazioni di produzione musicale, il personale accademico, lavoratori agricoli e Vigili del Fuoco volontari”. Si tratta di cittadini, osserva la Commissione, che devono convivere con condizioni di lavoro peggiori rispetto ai colleghi assunti a tempo indeterminato. A seguito anche di sollecitazioni di chiarimento da parte dei tribunali dei paesi membri, l’esecutivo Ue ha dunque avviato la procedura di infrazione nel luglio 2019. E siccome le spiegazioni fornite dal nostro Paese non sono state ritenute soddisfacenti, manda ora una seconda lettera.
LA POSIZIONE DELL’ANIEF
Anief rammenta la presa di posizione della Corte di Giustizia europea del novembre del 2014, quando i giudici Ue condannarono l’Italia per lo stesso motivo di abuso di precariato nella scuola, poiché figuravano tra i precari tantissimi candidati con regolari titoli di accesso e più di tre anni di servizio svolto anche non continuativo. Adesso ci risiamo. E a questo punto, per il sindacato è sempre più indispensabile riattivare il doppio canale di reclutamento, come è già accaduto nel 2008 e nel 2012 per volontà del Parlamento. Alle scuole serve più che mai l’apertura delle GaE e la trasformazione dei concorsi in procedure utili a stilare delle graduatorie a scorrimento, da utilizzare ogni anno per assumere tutti i precari, anche a seguito di corsi abilitanti e sul sostegno aperti a tutti, pure a distanza.
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