“L’azione dell’Anief è viva e l’operato del sindacato è sempre combattivo: sono argomenti importanti che vanno affrontati per risolvere i problemi della scuola. Importante è soffermarsi sul tema della dignità del lavoro, dignità che il licenziamento in tutte le subdole forme che assume nega”: lo ha detto Marco Giordano, segretario generale Anief, durante il talk organizzato da Anief e Cesi andato in onda oggi pomeriggio dalla pagina Facebook del sindacato Anief
Giordano ha affermato che “la vicenda dei diplomati magistrale e del loro diritto all’inserimento nelle Graduatorie ad esaurimento ha ormai assunto i contorni di una vera e propria saga. Si tratta di una vertenza che è iniziata nel 2014, anno del primo aggiornamento delle GaE dopo il riconoscimento con DPR 25 marzo 2014 del valore abilitante del diploma magistrale e che da allora ha visto immettere in ruolo migliaia di diplomati magistrale. Fortunatamente, grazie all’azione incessante dell’ANIEF, la stragrande maggioranza dei ruoli è stata confermata con il concorso straordinario del 2018, tuttavia rimangono i nodi irrisolti di coloro i quali non avevano i requisiti per partecipare a quel concorso e quello della continuità didattica che solo in pochissimi casi è stata mantenuta, mentre nella maggior parte dei casi i diplomati magistrale sono stati costretti a cambiare scuola, con grave danno soprattutto per gli alunni. Per chi si trova in questa situazione, Anief ha in piedi tantissime iniziative di tutela. Ad esempio, il reclamo collettivo presentato il 20 gennaio 2018 al Comitato Europeo dei diritti sociali, con cui Anief ha già contestato l’operato dello Stato italiano che, a più riprese, si è opposto al riconoscimento del valore abilitante del titolo di diploma magistrale, in tal modo impedendo la stabilizzazione di questi insegnanti per molti anni illegittimamente relegati nella terza fascia delle graduatorie d'Istituto. Nel reclamo, Anief ha chiesto tutela anche per tutti i precari della scuola in relazione alla mancata attuazione della direttiva 1999/70/CE contro l'abusiva reiterazione dei contratti a termine. Tra pochi mesi il Comitato Europeo dei diritti sociali deciderà il reclamo collettivo e Anief confida molto su questa azione, perché l’esito positivo del reclamo collettivo potrebbe indurre il Parlamento a rendere permanente l’utilizzo della prima fascia delle GPS come secondo canale di assunzione a tempo indeterminato in aggiunta ai futuri concorsi. Anief, inoltre, sta organizzando gratuitamente per tutti i propri iscritti un nuovo ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, per denunciare la violazione degli artt. 6 e 13 della CEDU, considerato che le sentenze che il TAR sta via via emanando, così come le presupposte decisioni dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, ledono l’aspettativa legittima dei diplomati magistrali all’inserimento in GAE e alla conseguente immissione in ruolo. Il sindacato, in definitiva, sta valutando caso per caso l’opportunità di possibili azioni giudiziarie contro i licenziamenti in favore di tutti coloro che hanno già sostenuto e superato l’anni di prova. A ciò, infine, vanno aggiunte anche tutte le azioni che Anief ha posto in essere contro gli illegittimi provvedimenti di cancellazione dalle GPS dei diplomati magistrale immessi in ruolo con riserva, e per la corretta ricostruzione della carriera dopo l’assunzione a tempo indeterminato”.
Per quanto riguarda la questione degli ITP, Giordano ha affermato che “a differenza dei diplomati magistrale, gli ITP non possiedono un titolo abilitante riconosciuto dalla legge. Tuttavia nel 2016 il TAR, accogliendo il ricorso ANIEF contro l’esclusione degli ITP dal concorso docenti ex DDG 106/2016 che – ricordiamo – era riservato ai soli docenti abilitati, ha sposato le tesi del sindacato che aveva rilevato come l’esclusione di questi docenti fosse da censurare alla luce del fatto che l’ex MIUR, oggi MI, non aveva organizzato corsi abilitanti per le classi di concorso ITP i quali, pertanto, da anni non avevano modo di poter conseguire l’abilitazione. Per questo il TAR li ha ammessi al concorso, riconoscendo il danno da essi subìto a causa dell’inerzia ministeriale in tema di abilitazioni per gli ITP. Sulla base di tale presupposto, nel 2017 ANIEF ha quindi proposto un ricorso per consentire agli ITP l’inserimento nella seconda fascia – quella degli abilitati, appunto – delle graduatorie di istituto del triennio 2017/2020. La cosa incredibile, però, è che proprio su una decisione del TAR, peraltro su un ricorso non ANIEF, favorevole a una ricorrente ITP, l’avvocatura di Stato inviò un parere al MIUR in cui sostanzialmente si evidenziavano le ragioni dell’accoglimento delle richieste della docente ITP e si invitava di fatto il ministero non solo a dare seguito alla sentenza ma addirittura a consentire l’inserimento in II Fascia GI di tutti coloro avessero semplicemente presentato ricorso. Fu il caos. Considerato che i termini per ricorrere in via gerarchica al Presidente della Repubblica erano ancora aperti, tantissimi ITP si precipitarono ad aderire ai ricorsi e l’amministrazione dovette inserirli nella fascia degli abilitati, da dove per circa due anni questi docenti hanno stipulato contratti, fino a quanto l’orientamento dei giudici amministrativi è cambiato, decretando il rigetto del ricorso. Siamo di fronte a casi di licenziamento dai contratti non di ruolo bensì a tempo determinato stipulati da questi docenti ITP. Gli effetti perversi di questa ondata di rescissioni di contratti TD, tuttavia, in alcuni limitatissimi casi sono andati al di là della semplice interruzione dei contratti”.
“Nel caso dei docenti IRC – ha continuato il segretario generale Anief - non possiamo parlare di licenziamento visto che il problema semmai è quello della mancata assunzione a tempo indeterminato e dell’abuso di contratti a termine. Il 28 settembre del 2021 il presidente del consiglio dei ministri ha autorizzato l’avvio delle procedure per l’espletamento di due concorsi, uno per la scuola dell’infanzia e per la primaria, l’altro per la scuola secondaria di primo e secondo grado, per titoli ed esami per l’immissione in ruolo dei docenti di religione cattolica da espletare su base regionale. I posti a concorso saranno 5116 nel triennio 2021/2024. Secondo quanto stabilito dal decreto 126 del 2019, il 50% di questi posti sarà riservato al personale docente di religione cattolica che abbia svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, nelle scuole del sistema nazionale d’istruzione, in possesso del riconoscimento d’idoneità rilasciato dall’Ordinario diocesano. Innanzitutto dobbiamo registrare l’assenza del bando nonostante a febbraio il decreto milleproroghe abbia indicato la fine del 2021 come termine per l’avvio della procedura, che tuttavia ancora attendiamo. Il vero problema, comunque, era e rimane quello della stabilizzazione. Per IRC negli ultimi 15 anni non si sono svolti concorsi, facendo così salire a oltre 10mila il numero dei precari di religione. Una condizione intollerabile che ha convinto il Consiglio nazionale Anief a presentare una mozione per l’avvio di un reclutamento straordinario per tutti i precari storici della categoria e per l’istituzione di una classe di concorso dedicata ai docenti IRC. Va detto che in Itala c’è una ben strana concezione del concetto di “merito”.”.
Alla domanda se possiamo considerare anche la vicenda dei facenti funzione DSGA come mancato riconoscimento del merito, Giordano ha detto di sì, “ma nel loro caso c’è anche di più: la vicenda dei DSGA facenti funzione, infatti, è anche esemplificativa di come lo strumento del concorso ordinario non sia sufficiente a garantire non solo la qualità ma nemmeno la quantità necessaria di direttori SGA. È per questo, infatti, che il CSPI ha recentemente bacchettato il ministero, che si appresta a pubblicare il bando del concorso ordinario, ricordando che si dovrebbe prima far partire la procedura straordinaria per i facenti funzione, con o senza titolo di studio specifico, che hanno svolto con serietà e competenza per tre anni o più questo importantissimo e delicatissimo ruolo e che, ai sensi della normativa europea e anche di quanto previsto dalla nostra Costituzione, devono essere assunti in modo stabile in quella funzione. Riconoscere il merito significa, in questo caso, riconoscere l’impegno profuso da personale che da facente funzione ha assunto un incarico che comporta grandi responsabilità anche sotto il profilo civile e penale. La dignità del lavoro è un’altra cosa”.
Altra questione importante: in queste settimane è scoppiato anche il caso dei docenti idonei al concorso ordinario STEM. “Il Ministero ha recentemente presentato - ha aggiunto Marco Giordano - ai sindacati la bozza di decreto interministeriale con l’assegnazione dei posti per il nuovo concorso ordinario STEM, che prevede oltre 6mila posti per le discipline scientifico-matematiche da assegnare con la procedura concorsuale “semplificata” introdotta dal decreto sostegni-bis lo scorso luglio. Su quel testo la posizione ANIEF è stata molto critica viste le numerose incongruenze del provvedimento a partire proprio dal coinvolgimento degli idonei al precedente concorso. Il ministero, in pratica, vuole bandire un nuovo concorso ordinario ignorando che molti posti della procedura già svolta non sono stati assegnati per rinuncia dei vincitori. Quei posti devono andare agli idonei visto che, per surroga, possono adesso rientrare nel novero dei vincitori. O davvero vogliamo lasciare quei posti vuoti e costringere chi ha superato il concorso a doverlo ripetere per essere assunto in ruolo? Prima di procedere con l’avvio di un nuovo concorso ordinario, si devono assegnare i ruoli cui hanno rinunciato i vincitori a coloro che hanno superato la procedura STEM 2021 collocandosi tra gli idonei, operazione semplicissima da realizzare visto che la graduatoria non prevedeva la valutazione di titoli ma è stata composta in base agli esiti delle prove scritta e orale”.
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