“In Italia il tasso di inflazione programmata ci dice che i lavoratori continuano a subire fortemente il problema dell’innalzamento del costo della vita: l’Itp è al 7% per il 2022 e si prevede al 4% per il prossimo anno. Sono incrementi che non possono essere elusi, anche dopo la firma dell'ultimo contratto per circa 1,4 milioni di dipendenti del comparto Istruzione e Ricerca, cui seguiranno nuovi aumenti extracontrattuali automatici di 5,5% rispetto al 4,2% delle risorse stanziate per i rinnovi contrattuali per il triennio 2019-2021”. A dirlo è stato oggi Marcello Pacifico, presidente Anief e dell’Accademia Europa, intervenuto nel corso di un evento Cesi, sulle strategie delle organizzazioni aderenti a fronte all'aumento dei prezzi e dell’inflazione.
Il Governo per cercare di calmierare l'aumento dei prezzi e del costo della vita ha già stanziato 57,1 miliardi, mentre il prezzo all'ingrosso è aumentato di ben 12 volte, quello dell'energia elettrica di 11 punti percentuali, con il prezzo per barile che è arrivato a sfiorare 120 dollari, oggi ridotto a 90. Lo Stato rispetto all'extra gettito dell'Iva ha avuto un avanzo di entrate e complessivamente il PIL è stimato a + 3,3% mentre il tasso di disoccupazione si è ridotto al 7,6%.
Il sindacato ricorda che i 5 miliardi di fondi pubblici sbloccati con l’ipotesi di contratto sottoscritta venerdì scorso all’Aran per il triennio precedente, 2019/2021, porterà ai dipendenti della scuola fino a 110 euro di aumento e a 2.500 euro di arretrati. Sempre tenendo conto del tasso di inflazione programmata passato e futuro calcolato dal Mef, abbiamo calcolato che per allineare gli stipendi della scuola al costo della vita servirà aumentarli non meno del 20% rispetto a quanto oggi viene corrisposto. Marcello Pacifico ricorda che “per assegnare aumenti veri ai pubblici dipendenti occorrono non meno di 30 miliardi di euro. Subito occorrono 8 miliardi nella Legge di Bilancio 2023, in modo da coprire l'indennità di vacanza contrattuale per quest'anno e il prossimo, perché l’accordo raggiunto l’11 novembre all’Aran è relativo al triennio 2019/2021 scaduto da quasi un anno”.
“Sulla base delle ultime tabelle pubblicate dal Mef – continua Pacifico - abbiamo avuto conferma che tra il 2008 e il 2018 l’inflazione è salita dell’11,5%: il 3,48% prodotto con il Ccnl 2016-2018, quando Anief non era ancora rappresentativa, ha solo scalfito quel livello di costo della vita, comunque rimasto in vita sopra l’8%. Che è poi aumentato ulteriormente tra il 2019 e il 2021, attestandosi attorno al 10%: il 4,2% recuperato con l’accordo in Aran, da chiudere entro fine mese, non riuscirà quindi ad ammortizzare il gap stipendi-inflazione venutosi a determinare nel decennio precedente: gli stipendi dei docenti e Ata rimarranno sotto l’inflazione ancora dell’11,4. Ecco perché gli aumenti e gli arretrati andavano assegnati il prima possibile, ma servono ora molte altre risorse”.
IL TESTO DELL’ACCORDO SOTTOSCRITTO ALL’ARAN PER IL RINNOVO DEL CCNL 2019/21 DI SCUOLA UNIVERSITÀ E RICERCA: CLICCARE QUI.
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