Il Consiglio europeo ha dato il via libera a una direttiva dell’Unione europea sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica: la disposizione impone a tutti i paesi dell’UE di configurare come reato le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati, la condivisione non consensuale di immagini intime, lo stalking online, le molestie online e l’istigazione alla violenza o all’odio online, come pure la condivisione non consensuale di immagini intime. “Una reale parità potrà esistere solo nel momento in cui le donne potranno vivere senza la paura di subire molestie, aggressioni violente o danni fisici e questa direttiva rappresenta un passo importante in tal senso”, ha commentato Marie-Colline Leroy, sottosegretaria di Stato belga per la Parità di genere.
Tutti i maltrattamenti attuati verso le donne dovranno essere configurati come reati in tutto il territorio dell’UE: ogni reato, si legge in una nota del Consiglio UE, sarà punibile con pene detentive da uno a cinque anni. La direttiva contiene inoltre un elenco di circostanze aggravanti – quali commettere il reato nei confronti di un minore, di un coniuge o partner o di un ex coniuge o partner, di un rappresentante pubblico, di un giornalista o di un difensore dei diritti umani – che comporteranno sanzioni più severe.
“Nella direttiva – dichiara oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – sono contenute anche delle disposizioni sulle misure di assistenza e protezione che i Paesi membri dovrebbero fornire alle vittime. Noi, in Italia, nel comparto Istruzione, Università e Ricerca, ricordiamo che con il Contratto nazionale firmato lo scorso 18 gennaio siamo riusciti a fare un passo in avanti rispetto a questa piaga: grazie al nostro sindacato, il Ccnl 2019/21 prevede infatti l’estensione dei giorni di riposo fino a 120 giorni in tre anni pagati al 100%, la trasformazione del rapporto di lavoro in part time - così da ottenere maggiore equilibrio tra il tempo dedicato alla “guarigione” e le responsabilità lavorative - fino alla possibilità di cambiare sede di servizio”.
“L’incremento del periodo di assenza dal lavoro – ricorda la segretaria nazionale Anief Chiara Cozzetto, fervida promotrice della proposta poi approvata – fornisce ulteriore supporto alle lavoratrici coinvolte in un percorso di protezione debitamente certificato, La garanzia di avere a disposizione un periodo più lungo per riabilitarsi e tornare in servizio, senza perdere un euro nello stipendio, è una possibilità che viene data a donne che vivono delicate fasi di ‘riabilitazione’: in pratica, il trattamento economico per questo periodo di congedo è stato equiparato a quello del congedo legato alla maternità. Molto importante – conclude Cozzetto - è anche la facoltà di essere collocate in part time, come la possibilità di cambiare sede di lavoro, anche in un altro comparto pubblico sempre su posto vacante”.
LE NOVITÀ PRODOTTE DAL NUOVO CONTRATTO
L’accordo sottoscritto all’Aran il 18 gennaio scorso con la stipula del Ccnl 2019/, prevede che le lavoratrici vittime di violenza di genere, inserite in percorsi di protezione certificati, possono assentarsi dal lavoro per un massimo di 120 giorni lavorativi, rispetto ai 90 giorni previsti nel contratto precedente. Tale periodo di congedo può essere utilizzato nell’arco di tre anni e richiede una notifica scritta al datore di lavoro con almeno 7 giorni di preavviso. Durante l’astensione, le lavoratrici ricevono lo stesso trattamento economico previsto per il congedo di maternità, e il periodo è computato ai fini dell’anzianità di servizio, della tredicesima mensilità e non influisce sulle ferie annuali.
Inoltre, riporta Orizzonte Scuola, le lavoratrici hanno la possibilità di scegliere se fruire del congedo su base oraria o giornaliera. Per il personale docente e di ricerca, tuttavia, il congedo è fruibile solo su base giornaliera. I congedi per violenza di genere possono essere cumulati con l’aspettativa per motivi personali e familiari, estendendo così il periodo di assenza fino a un massimo di 150 giorni. La normativa consente inoltre la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale, con la possibilità di ritornare a tempo pieno prima del termine minimo previsto, in presenza di un posto disponibile.
Infine, in circostanze particolari, legate alla violenza di genere, le lavoratrici possono richiedere il trasferimento a un’altra amministrazione pubblica, sia nel caso in cui la violenza sia riconducibile al luogo di lavoro, sia per motivi di residenza. Tale disposizione apre la possibilità di un trasferimento anche al di fuori del comparto scolastico.
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