L’Esecutivo si è impegnato nell’immediata esenzione dall’innalzamento della speranza di vita rappresentata dall’anno 2019 per 15 categorie di occupazioni ritenute particolarmente gravose. Considerati i dubbi e le perplessità inerenti ai requisiti d’accesso e ai beneficiari coinvolti, è opportuno far chiarezza sulle differenze sostanziali delle categorie coinvolte.
Possibili novità sul fronte pensioni per i lavoratori impiegati nelle aziende; infatti, è stata citata l’isopensione per la prossima legge di bilancio 2018. Facciamo maggior chiarezza. Attualmente un lavoratore per andare in quiescenza con i requisiti della pensione di vecchiaia dovrà compiere 67 anni, dato l’adeguamento alle speranze di vita previsto per il 2019 (adeguamento che ricadrà ogni 4 anni) e aver maturato almeno 20 anni di contributi. A tal proposito è stata diffusa, non ufficialmente, la possibilità di anticipare di ben 7 anni l’uscita dal mondo del lavoro, con uno scivolo già previsto dalla riforma Fornero e conosciuto come isopensione o assegno di esodo che avrà validità per il triennio 2018-2020. Ricordiamo che nella predetta riforma l’anticipo dell’uscita era di 4 anni.
Il bando, pubblicato con la Gazzetta Ufficiale n. 90, estromette dalla selezione il personale precario e addirittura i docenti neo-immessi in ruolo oppure di ruolo da più tempo ma che per vari motivi non hanno ancora superato l'anno di prova. Eppure, le direttive europee delle Aule di Giustizia ci hanno detto che queste esclusioni sono illegittime. Esattamente sei anni fa in occasione dell’ultima selezione nazionale per nuovi presidi, grazie all’azione dell’Anief oltre 500 supplenti, con più di cinque anni di servizio svolto, furono infatti ammessi alla procedura concorsuale. Tale circostanza ebbe pure un notevole risalto sulla stampa nazionale che si soffermò sul via libera del Consiglio di Stato alla possibilità di diventare presidi nello status di precari.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Quei docenti ricorrenti parteciparono alle prove selettive concorsuali e alcuni di loro anche brillantemente, tanto da superarle tutte, figurare tra gli idonei e diventare dirigenti scolastici con tutti i crismi. Lavoro che svolgono ormai da alcuni anni, ci risulta pure con merito. Il Ministero dell’Istruzione, attraverso l’avvocatura di Stato, ha tentato di opporsi a questa soluzione, ma sempre il Consiglio di Stato, con la sentenza 5011/14, ancora una volta ottenuta dai legali del giovane sindacato, ha respinto l’assalto e permesso a quei neo dirigenti scolastici di essere capi d’istituto alla pari degli altri.
L’iniziativa potrebbe costituire una prima risposta alla stabilizzazione delle due categorie di docenti precari più danneggiate dalla riforma Renzi-Giannini: si chiede il riconoscimento del valore dell’abilitazione conseguita dai diplomati magistrale entro il 2001/02 e l‘inserimento nelle GaE; per i laureati in Sfp, attualmente esclusi dalle GaE, si chiede l’inserimento in una nuova fascia delle stesse graduatorie, oppure di predisporre un ulteriore canale valevole per il 20 per cento dell’accesso ai ruoli nella scuola dell’infanzia e primaria, nella forma di una graduatoria regionale. Nella mozione si fa anche riferimento alla necessità di definire i piani di studio, le modalità attuative e quelle organizzative del corso di specializzazione in pedagogia e didattica speciale per il sostegno.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Entrambe le categorie servono e serviranno molto alla scuola italiana: perché si sono formate, in periodi diversi, per raggiungere lo stesso scopo, ovvero diventare maestri ed educatori. La maggior parte di loro opera stabilmente da tempo. È un falso problema quello della scarsa preparazione dei diplomati magistrale, usato da qualcuno che vuole distogliere l'opinione pubblica dalla vera problematica: il loro status di precari storici sfruttati da anni. In tribunale abbiamo difeso entrambe le categorie: l’apertura delle GaE del 2012, solo per fare un esempio, fu proprio dedicata agli abilitati in Scienze della formazione primaria. Abbiamo agito anche alla “fonte”: nella manovra di fine Governo, attraverso degli emendamenti specifici al disegno di legge 2960, abbiamo chiesto la stabilizzazione di questi insegnanti dimenticati colpevolmente. Serve, oggi più che mai, una norma per bandire finalmente dei concorsi riservati e reclutare tutti questi precari attingendo dalla seconda fascia delle graduatorie d’Istituto o riaprendo le GaE. Oppure prevedere anche per primaria e infanzia la “fase transitoria” già prevista per i precari della scuola secondaria con graduatorie regionali degli abilitati da cui attingere per le immissioni in ruolo, graduandoli in base ai titoli e ai servizi.
Miur travolto dai legali Anief anche presso il Tribunale del Lavoro di Catania: altre 5 sentenze ottenute dai nostri legali in questa settimana dichiarano il diritto di altrettanti docenti precari a percepire gli scatti di anzianità riconosciuti solo ai lavoratori di ruolo e condannano l'Amministrazione a estendere i loro contratti di lavoro dal 30 giugno fino al 31 agosto di ogni anno perché stipulati su posti vacanti.Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Confermato un diritto previsto dalla normativa europea che la contrattazione interna disattende da anni. Con la rappresentatività ci batteremo per la piena equiparazione del lavoro precario al lavoro a tempo indeterminato in primis dal punto di vista economico e del riconoscimento immediato dell'anzianità di servizio”.