Il 5 e 6 novembre 2019 si svolgeranno le attesissime prove scritte del reclutamento per Dsga, dureranno ciascuna 180 minuti. Entrambe le prove verteranno sugli argomenti presenti nell’allegato B del DM 863/2018
Il 5 e 6 novembre 2019 si svolgeranno le attesissime prove scritte del reclutamento per Dsga, dureranno ciascuna 180 minuti. Entrambe le prove verteranno sugli argomenti presenti nell’allegato B del DM 863/2018
È ancora possibile aderire all’appello in Consiglio di Stato per la riforma della sentenza che invalida l’intera procedura, le graduatorie di merito pubblicate e l’assunzione dei nuovi presidi. Il giovane sindacato, dopo aver ottenuto con l’avv. Galleano la sospensione del provvedimento consentendo le immissioni in ruolo dal 1° settembre con riserva, ricorda come sia necessario per tutti i vincitori costituirsi in giudizio. Si può aderire al ricorso entro il 30 novembre al seguente link
Che si dichiara favorevole alla “trasformazione delle graduatorie di istituto in graduatorie provinciali”, oltre alla possibilità per gli idonei e vincitori di essere assunti in altra regione
Marcello Pacifico (Anief): Siamo sulla strada giusta, ma per vincere la supplentite bisogna anche estendere alle attuali graduatorie di istituto il doppio canale di reclutamento, così da assumere anche i precari di seconda e terza fascia, in presenza di graduatorie esaurite
L’anno scolastico appena iniziato si sta rivelando quanto mai ricco di problemi e contraddizioni: al record di supplenti e di conferimento delle Mad si sommano diversi nodi mai sciolti e che nell’emergenza diventano enormi. Come le classi pollaio, che si continuano a formare anche in presenza di allievi con disabilità. A Santa Maria di Capua Vetere è stata composta una classe di 30 alunni, di cui 4 con disabilità accertata. Ad inizio anno, a Viterbo si era arrivati a 39 iscritti con 5 diversamente abili. Diventa a questo punto importante approvare il disegno di legge del M5S che vuole portare il limite, in presenza di disabili, a 20 alunni e senza più deroghe. Le aspettative perché la norma vada in porto sono alte. Anche perché è stato lo stesso nuovo ministro pentastellato Lorenzo Fioramonti a sostenere, già da sottosegretario, che i primi due obiettivi da centrare nel corso del suo mandato a Viale Trastevere saranno il superamento del precariato e delle classi pollaio.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, l’azione di Fioramonti dovrà essere incisiva: “Il nuovo ministro dell’Istruzione dovrà innanzitutto combattere per convincere il Governo a cancellare le riduzioni progressive di spesa pubblica per la scuola previste fino al 2040 all’interno del Def approvato dallo scorso esecutivo. Il calo demografico, con decremento medio di 70 mila alunni l’anno, non deve essere il pretesto per fare cassa sulla Scuola, tagliando classi, scuole, organici, risorse, sulla scia di quello che è stato fatto nell’ultimo decennio. Si approfitti per creare delle classi finalmente a misura di alunno”.
Oggi 30 settembre, dalle ore 15.00 alle ore 17.30, sarà trasmesso in diretta il webinar: “Neo-immessi in ruolo. Bilancio delle competenze e adempimenti”. Relatore: Anna Coppolelli, tutor docenti neo-assunti dal 2009. Per partecipare al webinar occorre registrarsi al seguente link
"I docenti italiani sono i più vecchi d'Europa: l'insegnamento va inserito nell'Ape Social". La richiesta è fatta dall'associazione sindacale Anief: "chi dice che l'insegnamento è una professione come le altre mente e sa bene di mentire. Basta andare a leggere il trattamento che viene riservato ai docenti negli altri Paesi d'Europa: l'ultimo rapporto è stato realizzato dalla Commissione europea in questi giorni e dice che gli insegnanti italiani sono i più vecchi d'Europa. Ben il 58% dei docenti italiani, tra elementari e superiori, ha più di 50 anni, contro una media OCSE del 34%. Questo significa che nel resto del vecchio Continente si procede a un ingresso anticipato alla pensione, collocando giustamente l'insegnamento tra le professioni più logoranti e a rischio burnout"
“Dare la possibilità a chi si trasferisce in altra regione di vivere dignitosamente”: lo ha chiesto il ministro dell’Istruzione durante un dibattito sulla mobilità dei docenti. L’obiettivo del titolare del Miur, Lorenzo Fioramonti, è quello di “creare condizioni tali per cui i docenti possano essere pagati in maniera dignitosa: abbiamo gli insegnanti meno pagati d’Europa, l’ha detto anche l’Unione europea, è inaccettabile. Dobbiamo cominciare a dare la possibilità a chi si trasferisce in un’altra regione volontariamente di poter essere pagato in modo dignitoso e poter vivere lì”.
Il problema è che lo stipendio di chi insegna in Italia, come certificato di recente dall’Aran, è talmente ridotto ai minimi termini che anche il costo della vita lo ha sovrastato: addirittura di 12-14 punti di inflazione certificata negli ultimi dieci anni rispetto ai compensi mensili. Un ritardo che è stato quantificato in oltre mille euro di potere d’acquisto solo negli ultimi sette anni. Mentre nello stesso periodo in altri Paesi “vicini” all’Italia, come la Germania e la Francia, gli stipendi dei docenti sono invece saliti. Così, i colleghi tedeschi arrivano a percepire compensi quasi doppi, mentre il salario medio annuo dei docenti francesi supera ormai gli 8 mila euro.
Marcello Pacifico (Anief): “Solo una volta che si sarà annullato il gap rispetto all’inflazione si potrà finalmente cominciare a parlare di avvicinamento agli stipendi europei. Come Anief, abbiamo indicato la strada per iniziare: bisogna recuperare i soldi tagliati alla scuola dalla Legge 133/2008. Da questa operazione si produrrebbero aumenti di almeno 200 euro medi a dipendente. Considerando i 40 euro già stanziati dall’esecutivo precedente e i 100 euro che il ministro Fioramonti ha chiesto al Governo M5S-Pd, come segnale iniziale per l’adeguamento degli stipendi, si arriverebbe a 340 euro lordi d’incremento. Da assegnare a tutti i docenti senza trascurare il personale amministrativo ed educativo. Una quota ulteriore andrebbe poi a chi è costretto a spostarsi, prevedendo una quota crescente con l’aumentare dei chilometri di distanza dalla terra d’origine e dagli affetti”.
Chi dice che l’insegnamento è una professione come le altre mente e sa bene di mentire. Basta andare a leggere il trattamento che viene riservato ai docenti negli altri Paesi d’Europa: l’ultimo rapporto è stato realizzato dalla Commissione europea in questi giorni e dice che gli insegnanti italiani sono i più vecchi d'Europa. Ben il 58% dei docenti italiani, tra elementari e superiori, ha più di 50 anni, contro una media OCSE del 34%. Questo significa che nel resto del vecchio Continente si procede a un ingresso anticipato alla pensione, collocando giustamente l’insegnamento tra le professioni più logoranti e a rischio burnout.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “è bene che il nuovo Governo affronti da subito la situazione: prima di tutto approvando una legge che non si fermi a collocare nell’Ape social, come avviene oggi, solo il servizio svolto nella scuola d’infanzia. Tutta la docenza, fino alle superiori comprese, è decisamente stressante. Se l’Organizzazione mondiale della Sanità ha confermato questo, descrivendo di recente il burnout, tipico malessere cronico che si riscontra nei lavoratori della scuola, come una sindrome che conduce allo ‘stress cronico’ impossibile da curare con successo, perché solo il nostro Paese continua a fare finta di nulla? La verità è che l’anticipo pensionistico non deve essere una concessione, ma un diritto. Anche perché avere del personale scolastico con patologie invalidanti comporta una spesa sociale maggiore, per via dell’assistenza medica e specialistica. Patologie, tra l’altro, favorite da una gavetta lunga, fatta di concorsi-lumaca e di precariato senza fine”.
Il giovane sindacato interviene sulla contrattazione in corso tra Miur e sindacati maggiori, che a breve porterà alla stipula del documento che il ministro dell’Istruzione vuole portare con urgenza in CdM: Anief apre alle procedure selettive, ordinarie e straordinarie, a patto che si tutelino i precari storici, fino ad oggi lasciati ai margini dopo che hanno permesso e continuano a permettere il regolare svolgimento delle lezioni. Secondo il presidente Marcello Pacifico “va bene affrontare nel decreto anche il tema dei percorsi abilitanti, però questo deve avvenire in modo finalmente strutturale. Non si risolve, di certo, il problema della supplentite cronica solo attraverso la possibilità di conseguire nuove abilitazioni. Quello che serve, pima di tutto, è l’assorbimento del precariato esistente”.
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