Oggi, primo febbraio 2018, i sindacati si sono riuniti al Miur per un’informativa sul bando di concorso riservato ai docenti abilitati o in possesso di specializzazione su sostegno; durante l’incontro sono state comunicate le date ufficiali per inoltrare le domande. Si ritiene ormai imminente la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto, anche se la tempistica non corrisponde a quella annunciata in precedenza. A seguito della sentenza che consente la partecipazione anche ai docenti di ruolo, il Miur ha ritenuto importante concedersi una pausa di riflessione per delineare meglio l’organizzazione del concorso e la gestione del percorso FIT che ne conseguirà. Le richieste di partecipazione potranno essere inoltrate su Istanze on line a partire dalle ore 9.00 del 20 febbraio alle ore 23.59 del 22 marzo 2018. Il reclutamento avviato riguarderà esclusivamente la scuola secondaria ed è riservata a coloro che sono in possesso di abilitazione per la classe di concorso richiesta. Nel decreto il Miur saranno specificate anche le modalità di partecipazione per i docenti di ruolo.
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I provvedimenti riguardano le categorie di lavori usuranti
I decreti attuativi sul pacchetto Pensione contenuto all’interno della Legge di Bilancio 2018 riguardano le ulteriori 4 categorie di lavori gravosi da aggiungere alle altre 11, per l’accesso alla Pensione Anticipata (Ape social e Lavoratori Precoci) e per l’esenzione dall’innalzamento dell’età pensionabile. La data di adozione prevista per essi era oggi, ovvero entro 30 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2018, ma avendo natura ordinatoria sarà posticipata, anche se non di molto. Vediamo quali sono i punti principali.
Il nuovo contratto porterà incrementi di tre volte inferiori rispetto all’inflazione attuale, 15 volte addirittura per il biennio 2016/2017: dopo quasi 10 anni di stop stipendiale sono previsti appena 40 euro nette per il 2018 concordate da CGIL, CISL, UIL nell’intesa del 30 novembre 2016 (+ 3.48%), a fronte di 11 punti percentuali di aumenti del costo della vita certificata. E ora la ratifica del bonus “merito”, introdotto dalla Buona scuola (legge 107/2015), per 200 milioni di euro, come voluto dalla riforma Brunetta (d.lgs. 150/09), porterà aumenti solo ai migliori.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Non è così che si tutelano i lavoratori e si valorizza la loro professionalità. E che dire delle parti relative a ricostruzione di carriera e parità di trattamento tra personale precario e di ruolo sancito dalla Corte suprema di Cassazione? A queste condizioni, secondo il nostro parere chi firma un contratto del genere si prende delle responsabilità enormi. Basterebbe, invece, ricorrere in tribunale, al fine di sbloccare finalmente l’indicizzazione dell’indennità di vacanza contrattuale per recuperare per il triennio il 50% dell’aumento dei prezzi.
Per opporsi a tutto questo basta consegnare il modello di diffida predisposto dall’Anief, attraverso cui recuperare almeno 270 euro di aumento, da suddividere in due parti uguali.
Uno studio nazionale della rivista Tuttoscuola ha risollevato l’annoso problema della dispersione scolastica, con quasi 1 milione e 800mila allievi che non arrivano al diploma: per la rivista specializzata, è un fenomeno complesso che riunisce in sé: ripetenze, bocciature, interruzioni di frequenza, ritardo nel corso degli studi, evasione dell’obbligo scolastico, completamento dell’obbligo scolastico e formativo senza il raggiungimento del diploma o di qualifica. Da anni il giovane sindacato propone delle strade da intraprendere, ma purtroppo Miur e Governo non vi danno seguito.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): È giunta l’ora di introdurre l’obbligo fino a 18 anni come previsto dall’ex Ministro Luigi Berlinguer. Contemporaneamente, occorre anche potenziare i percorsi di alternanza scuola–lavoro. Così come appare necessario adeguare gli organici del personale, a partire da quelli dei docenti, ai bisogni del territorio, tener conto del tasso di disoccupazione e quindi di abbandono scolastico. Allo stesso modo, vanno maggiormente tutelate le zone più a rischio, ad alto flusso migratorio o geograficamente isolate nonché potenziare i CPIA, attraverso i quali si sviluppa lo studio per gli adulti e per l’educazione permanente.
L’Aran si dice disposta a trasformare in aumenti i fondi del merito professionale, pari a 200 milioni di euro annui, solo se questi saranno comunque gestiti dai presidi. Pertanto, non ci sarà alcuna distribuzione a pioggia per aumentare gli stipendi. Non è applicabile, inoltre, la proposta di introdurre nella parte tabellare dello stipendio i fondi stanziati, con la Legge 107/2015, per l’aggiornamento professionale. Questo andamento della trattativa fa ancora più rabbia quando si legge che i sindacati rappresentativi delle Forze armate, di sicurezza e di polizia hanno sottoscritto con l’Aran un rinnovo contrattuale che porterà tra i 125 e i 132 euro medi a lavoratore. Per non parlare del tentativo della parte pubblica di inserire delle norme peggiorative con sanzioni disciplinari e i “campi di divieto” che andrebbero incrementati.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Quando abbiamo parlato di proposta irricevibile dell’Aran avevamo i nostri motivi. Perché uno stipendio inadeguato va aumentato con risorse adeguate. E pensare di coprire i vuoti con delle ‘partite di giro’ è un’operazione di difficile realizzazione. Ancora di più se queste si possono rivelare delle ‘polpette avvelenate’. Perché in cambio di pochi spiccioli, l’amministrazione arriva a chiedere più mansioni e pure di applicare sanzioni pesanti nei casi di eventuali inadempienze. Quella presa, lo ripetiamo, è una piega che non ci piace. È per questo motivo che abbiamo organizzato una serie di scioperi e manifestazioni che si concluderanno con l’inizio della nuova legislatura: il 23 marzo a Roma, davanti al Parlamento, nel giorno dell’insediamento delle nuove Camere. Una data importante, su cui stanno confluendo anche altre associazioni e sindacati.
Oggi sono dunque state annunciate le materie della seconda prova degli Esami di Stato delle scuole superiori: nelle prossime settimane si conosceranno anche i nominativi dei commissari esterni e dei presidenti di Commissione. Tra questi ultimi però non ci saranno i dirigenti scolastici che operano negli istituti del primo ciclo. E non si comprende il motivo di tale esclusione, visto che si tratta di capi d’istituto selezionati allo stesso modo, con i medesimi titoli d’accesso e la stessa formazione dei colleghi che operano nella scuola secondaria. Pertanto, il giovane sindacato dei presidi si appella alla titolare del Miur perché cancelli questa discriminazione.
Marcello Pacifico (presidente Udir): Bisogna salvaguardare il diritto dei dirigenti scolastici ad accedere alla carica di presidente degli Esami di Stato conclusivi del secondo ciclo d’istruzione, perché non è possibile vedere minato l’ennesimo diritto acquisito. Ancora di più perché si tratta di dirigenti provenienti dal ruolo di docenti, regolarmente abilitati all’insegnamento alle scuole superiori, che gestiscono un alto numero di plessi e situazioni organizzative complesse. Tanto da essere ormai etichettati come dei ‘super presidi’. Stiamo parlando di presidi sempre più schiacciati da continue molestie burocratiche, decisamente malpagati, con aumenti insignificanti in arrivo e ora pure beffati dalle istituzioni. La beffa consiste nel fatto che da docenti potrebbero accedere al ruolo di presidenti degli Esami di Stato. Ma da dirigenti non possono. In questo modo verrebbe negato loro così non solo la valorizzazione della professionalità acquisita negli anni, ma anche il diritto ad un compenso utile a concorrere alla formazione della base contributiva e pensionabile dello stipendio. Ma possono delle semplici circolari ministeriali sulla formazione delle commissioni per gli Esami di Stato porre il divieto di nomina a presidente del “personale utilizzato” negli Esami del primo ciclo?
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