Pubblichiamo alcuni articoli sui supplenti brevi ancora senza stipendio, sulla dispersione scolastica da record al Sud e sulla proroga al 31 luglio per l'inserimento degli abilitandi in II fascia GI.
Pubblichiamo alcuni articoli sui supplenti brevi ancora senza stipendio, sulla dispersione scolastica da record al Sud e sulla proroga al 31 luglio per l'inserimento degli abilitandi in II fascia GI.
° Utilizzazione di personale scolastico presso le Facoltà di Scienze della Formazione primaria, e le Facoltà che erogano tirocini formativi attivi
Decreto Interministeriale di proroga per l’a.s.2014/15 firmato da Padoan e Giannini
Riguarda il personale scolastico utilizzato (fino al 31 agosto 2014) per funzioni tutoriali ai sensi del D.I. 26 marzo 2013 n.210. Il D.I. n. 5487, luglio 2014 è pubblicato su www.istruzione.it.
° Le dichiarazioni del Ministro Giannini a Radio Vaticana sono un problema per Renzi
Questo accanimento del Ministro a voler dare denaro alle scuole paritarie non collima con la cultura del PD. Ed è una imprudenza chiamare in causa Luigi Berlinguer.
A Radio Vaticana il Ministro (che alcuni segnalano in uscita) delfino di Monti si è inchiodata al "punto fondamentale" della parità scolastica e ha dato un segnale prodromico di una risposta: "Sull'Imu abbiamo fatto il provvedimento importante che fa sì che le scuole con una retta inferiore ai 6800 euro siano esentate, e questo è già un piccolo segnale. Sulla legge di stabilità si dovrà dare una risposta e anche un'attuazione alla legge 62". (Fonte: tuttoscuola - 06/07/2014)
Ripetiamo ancora una volta: l’iniziativa privata nell’Istruzione e nella Formazione è prevista costituzionalmente, come lo è la libera scelta dei cittadini che vogliano avvalersene. Ciò che è illegittimo e moralmente inaccettabile è che lo Stato (che i suoi insegnanti li forma e li classifica mediante punteggi) contribuisca a finanziare privati che gli insegnanti se li scelgono senza rispettare i punteggi e, quindi, sovvertendo la meritocrazia e dilazionando negli anni l’assunzione di chi ne avrebbe titolo. Si consideri anche che le centinaia di migliaia di alunni che per legittima scelta frequentano le scuole paritarie di fatto assottigliano il numero delle cattedre statali. Certo non osiamo permetterci, sulla questione, di chiedere a Papa Francesco la sua parola sapiente e illuminata, ma è altrettanto certo che la logica ci impone di dire (non da oggi) che “…senza oneri per lo Stato” significa “…senza oneri per lo Stato”, e che nessuno ha il diritto dinanzi a Dio e agli uomini di togliere il posto di lavoro a un giovane precario.
° Ventisei a processo. Quando la scuola è malaffare
In un istituto tecnico di Caprileone (Messina), registri di presenza falsificati e diplomi di istruzione secondaria superiore regalati. Riportiamo.
“ … Le carte di un’inchiesta condotta dalla Procura di Patti e approdata in questi giorni alla prima udienza di un processo penale, offrono uno spaccato impietoso di come queste strutture, destinatarie di contributi pubblici, possano in assenza di controlli trasformarsi in veri e propri esamifici in cui si realizzano gli interessi di tutti i protagonisti.…. Sul banco degli imputati sono finiti non solo i gestori delle scuole e i discenti ma anche gli stessi docenti… «In effetti, notai che non c’erano più di 4 o 5 alunni per lezione», hanno dichiarato due docenti agli inquirenti. E allora perché i registri erano in ordine e gli assenti presenti? «Era la segretaria a dirci di lasciarli in bianco. Era lei a riempirli. Ci faceva intendere che se non lo avessimo fatto ci avrebbero licenziato. Non ero stata pagata per l’intero anno non volevo certo rischiare anche il punteggio che avevo maturato»…”. (Fonte: Michele Schinella- www.corrieredellasera.it – 2 luglio 2014)
Un rimedio ? Se si disponesse la tracciabilità dei pagamenti agli insegnanti, la cifra che le scuole di fatto pagano loro corrisponderebbe (forse) a quanto stabilito contrattualmente.
° L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, il web, l’editoria scolastica
L’AGCOM fa rimuovere dal server di Risorsedidattiche.net alcune schede di didattica
Gli utenti potevano scaricare gratuitamente: Il sito, spiega Orizzonte Scuola, è dedicato agli insegnanti che possono inserirvi e trarne file di natura culturale e didattica, in una comunità virtuale di studiosi. “A quanto pare, l'AGCOM ha ricevuto segnalazione da realtà editoriali che avranno visto in questi documenti una violazione del copyright. La cosa che ha fatto saltare dalla sedia gli esperti è il fatto che sia stato interpellato, per la cancellazione, direttamente il server provider, aggirando il proprietario del sito”. (Fonte: orizzonte scuola.it - 1 luglio 2014)
Una nostra considerazione: pensiamo si tratti delle avvisaglie di vertenze che si accenderanno dallo scontro di due realtà che, nel territorio dell’istruzione e della formazione, stanno viaggiando a velocità troppo differente. Così gli autori che pubblicano sui siti web, e procedono incrementando esponenzialmente la produzione (file-spazzatura compresi), vanno a tamponare l’editoria specializzata che se n’è stata pressoché ferma mancando la straordinaria occasione offerta dalla normativa sulle adozioni scolastiche. Ha attenuanti ? Certamente non possiamo dare come attenuanti le difficoltà tecniche. Non esistono. Una sola ne concediamo: sarebbero stati costretti a raddoppiare la spesa per l’acquisto delle competenze culturali (un informatico accanto ad ogni autore), proprio negli anni della grande crisi economia di origine americana.
Il dato emerge da un approfondimento del dossier nazionale di Tuttoscuola sulla ‘Dispersione nella scuola secondaria superiore statale’: l’insuccesso scolastico concorre in modo considerevole alla dispersione, perché dei 305mila ragazzi che nel periodo 2009-2014 sono stati respinti almeno una volta più della metà ha lasciato i banchi di scuola. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): è la riprova che nelle zone deprivate, senza servizi e più a rischio abbandoni, come Sicilia e Sardegna, occorrono organici maggiorati di docenti e personale Ata.
Uno studente delle scuola superiore che non viene ammesso alla classe successiva ha più possibilità di lasciare la scuola che di continuarla e portarla a termine: è quanto sostiene la rivista Tuttoscuola attraverso il dossier nazionale sulla ‘Dispersione nella scuola secondaria superiore statale’, che ha indagato sulle possibili cause che nell’ultimo quinquennio hanno determinato l’abbandono del percorso d’istruzione e di formazione di 167mila studenti. Da un approfondimento realizzato dalla rivista specializzata risulta, infatti, che praticamente tutti i ragazzi che hanno abbandonato gli studi superiori nel corso quinquennio 2009-2014 sono passati per almeno una bocciatura.
“Nel medesimo periodo – scrive Tuttoscuola – dal 1° al 4° anno di corso vi sono stati circa 305mila bocciature, un dato ricavato applicando al numero degli studenti di ogni anno di corso la percentuale dei respinti riportata negli annuali Focus sugli scrutini finali pubblicati dal Miur”. I ricercatori hanno dedotto “che è improbabile che vi siano stati abbandoni tra gli studenti con successo scolastico, cioè promossi, quei 167mila che risultano dispersi dopo il quarto anno di corso vanno ricercati in larga parte tra i 305mila studenti che hanno subito bocciature lungo il percorso”.
“Si può ritenere attendibilmente che tra i 305mila che hanno subito bocciature, 167mila (55%) hanno abbandonato, mentre gli altri 138mila (45%) sono rimasti a scuola e non hanno lasciato”. La conclusione di Tuttoscuola non ammette repliche. “I numeri confermano: l’insuccesso scolastico concorre in modo considerevole alla dispersione”.
Il dossier nazionale sulla dispersione alle superiori conferma quanto Anief sostiene da tempo: lo Stato ha il dovere di non abbandonare i giovani che frequentano la scuola in territori difficili, dove l’arretratezza culturale delle famiglie unita alla scarsità di servizi e a un inadeguato sostegno sociale spesso prevalgono sui valori trasmessi dalla scuola e dalle figure formative. Così, tantissimi giovani, oltre il 40 per cento in province come Caltanissetta e Palermo, sono oggi ancora condannati a lasciare i banchi prima del tempo.
“Per limitare questi numeri di abbandoni scolastici da mondo arretrato – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – il nostro sindacato torna a chiedere pubblicamente al Governo che stanzi finanziamenti ‘ad hoc’ per favorire un orientamento scolastico adeguato: i giovani, soprattutto a 14 anni, hanno bisogno di essere guidati, di comprendere qual è la loro strada formativa e professionale da intraprendere. Soprattutto quando non c’è una famiglia ed un contesto sociale in grado di dare indicazioni”.
“Ecco perché – continua Pacifico – per risollevare il Meridione, in particolare Sicilia e Sardegna, dove gli abbandoni sono da record, servirebbero degli organici maggiorati di docenti e personale Ata: il calo demografico degli ultimi anni, che nelle aree meridionali ha avuto maggiore consistenza, ha invece determinato il processo inverso”.
Tra il 2007 e il 2012 le amministrazioni comunali del Sud hanno infatti riservato all'istruzione sempre meno risorse (-13%), mentre per gli stessi capitoli i Comuni delle Regioni centrali e del Nord hanno rispettivamente la spesa del 4% e dell’8%. Abbiamo poi assistito alla riduzione di insegnanti che operano nelle stesse aree del Paese: per il prossimo anno scolastico, infatti, il Miur ha previsto la cancellazione di 14 cattedre in Abruzzo, 58 in Basilicata, 183 in Calabria, 387 in Campania, 33 in Molise, 340 in Puglia, 27 in Sardegna. La riduzione non risparmia l’area dell’handicap: negli ultimi anni il numero di docenti di sostegno che operano nel Meridione si è ridotto sensibilmente, con la sparizione di oltre 4mila posti di cui 2.275 solo in Sicilia e 900 in Campania.
“A fronte di questi numeri è evidente che occorrono interventi decisi e mirati. Un intervento importante, ma questo su scala nazione, sarebbe quello di estendere l’obbligo formativo a 18 anni, con l’avvio anticipato a 5. Oltre che – conclude il sindacalista Anief-Confedir – introdurre una vera riforma dell’apprendistato, con gli studenti dai 15 anni un su coinvolti in forme di alternanza scuola-lavoro, remunerate, fino alla maturità”.
Per approfondimenti:
Gli studenti che abbandonano la scuola diventano ‘fantasmi’: 3 su 4 sono Neet infelici
Al Sud dispersione da record, in Sicilia e Sardegna lasciano i banchi il doppio degli alunni europei
Primaria a 5 anni e obbligo fino a 18: Anief presenta la proposta a Palazzo Madama
La rivista "Der Spiegel" riferisce che in Baviera, ad Amburgo e in altre città tedesche i cittadini puntano ad un referendum a favore del ritorno del Gymnasium a nove anni: perché i docenti sono costretti a saltare argomenti basilari per mancanza di tempo e i genitori sono sul piede di guerra in quanto i loro ragazzi sono stressati, abbandonano le attività pomeridiane e si ritrovano a sgobbare per gli esami senza approfondire le cose.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): se nei Paesi dove la riduzione è stata introdotta in modo frettoloso si torna indietro, i nostri decisori politici non possono far finta di nulla. Lascino da parte progetti rischiosi e aprano un confronto vero e senza preconcetti. Quanto sta accadendo in Germania - continua il sindacalista - dovrebbe perlomeno far sorgere il dubbio ai nostri decisori politici e aprire un confronto vero sulla necessità di riformare i cicli scolastici nazionali abbreviandone di 12 mesi la durata.
Mentre in Italia il Governo è sempre più intenzionato a ridurre di un anno il percorso scolastico, probabilmente eliminando uno dei cinque anni delle attuali scuole superiori, come oggi ribadito dal sottosegretario Roberto Reggi in un'intervista alla carta stampata, nei Paesi dove questo modello è già stato adottato cresce il malcontento e si sottoscrivono petizioni popolari per tornare all'antico, perché la formazione ridotta si è rivelata un flop.
La notizia, fornita in queste ore dalla stampa specializzata italiana è stata ripresa da "Der Spiegel", la rivista settimanale tedesca con maggiore tiratura: nell'articolo si spiega che "in Germania vogliono abolire la riforma di dieci anni fa che impose gli anni del Gymnasium", l'equivalente del liceo italiano ma che comprende anche le nostre ex scuole medie, "da nove a otto anni”. La protesta è "iniziata il 3 luglio in Baviera con una raccolta firme per indire un referendum a favore del ritorno del Gymnasium a nove anni (definito per brevità "G9″): dovranno essere raccolte 950mila firme entro il 16 luglio, ma iniziative simili sono state prese ad Amburgo e in altre città tedesche".
Nell'articolo si spiga che "l'abbreviazione di corso, varata nel 2004, è stata definita «una delle riforme dell'istruzione più controverse degli ultimi anni»: faceva parte di una serie di provvedimenti presi dalla Germania in seguito ai bassi risultati ottenuti nel 2001 dal test PISA (Programme for International Student Assessment) fra i quali il cambiamento di alcuni libri di testo e la possibilità di restare a scuola anche nel pomeriggio, fatto poco comune in Germania".
Per l'Economist è evidente che in Germania "l'applicazione della norma fu troppo frettolosa, e portò a «insegnare le stesse cose in un minore periodo di tempo». Heinz-Peter Meidinger, un filologo tedesco che insegna al Gymnasium contattato dall'Economist, ha detto che per mancanza di tempo la maggior parte degli insegnanti di storia è costretta a saltare argomenti molto importanti, come la guerra civile americana. I genitori, invece, negli anni si sono lamentati perché «i ragazzi sono stressati, sono costretti ad abbandonare le proprie attività pomeridiane e si ritrovano a sgobbare per gli esami senza approfondire le cose»".
Il taglio di un anno delle superiori non piace nemmeno alle istituzioni germaniche: "il ministro per l'Istruzione tedesco, Johanna Wanka – che fa parte della CDU, il partito di centrodestra del cancelliere Angela Merkel – ha recentemente detto che «io sono sassone, e in Sassonia il Gymnasium a otto anni funziona alla grande»".
Per la rivista "La Tecnica della Scuola" non vi sono dubbi: "sicuramente da quelle parti (in Germania ndr) si discute su un provvedimento che non avrebbe dato i risultati attesi, mentre da noi è ormai costume dare numeri sbagliati, come quello che nel resto d'Europa si faccia un anno in meno al liceo. Che non è così".
"Viene da chiedersi come mai il nostro Governo insista su un progetto che altrove, dove è stato praticato, si sta rivelando fallimentare", commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir. "Quanto sta accadendo in Germania - continua il sindacalista - dovrebbe perlomeno far sorgere il dubbio ai nostri decisori politici e aprire un confronto vero, senza preconcetti, sulla necessità di riformare i cicli scolastici nazionali abbreviandone di 12 mesi la durata".
"Il Governo abbandoni questo progetto di compressione dell'offerta formativa, utile solo in chiave di risparmio economico, e si concentri, piuttosto, sull’estensione dell’obbligo formativo sino alla maggiore età. Perché - conclude Pacidico - gli alunni devono frequentare le nostre scuole per tutta la durata degli studi superiori: solo così si ridurrebbero dispersione e Neet".
Ridurre di un anno il percorso formativo non avrebbe effetti nefasti solo per la didattica. Anief è convinta che anticipare di un anno l’uscita dal percorso formativo di quasi mezzo milione di studenti aumenterebbe la percentuale di disoccupati: poiché sempre meno diplomati, poco più della metà, continuano il percorso formativo all’Università, buona parte dei 200mila giovani rimanenti rischierebbero di diventare nuovi Neet: considerando le difficoltà oggettive nel trovare un impiego, questi ragazzi avrebbero alte possibilità di aggiungersi ai 2 milioni e 200mila giovani che, come ricordato in questi giorni da un’ampia ricerca di Tuttoscuola, costano allo Stato italiano “32,6 miliardi di euro l’anno”.
Per approfondimenti:
Dopo il Ministro, anche il PD pensa di ridurre un anno le superiori
° Un colpo di sole: Il Governo vuol esentare le scuole paritarie del pagare IMU e TASI
E’ comprensibile che avere superato il 40% dei consensi elettorali conquistando 11 milioni e 200 mila voti possa dare alla testa. Ma…
Renzi, lo immaginiamo immune dall’euforia e in grado di capire quale costo si paghi per avere messo all’Istruzione un Monti in gonnella che compromette la linea di politica scolastica del pd. Quella, almeno, che sulle prime avevamo intravisto. L’on. Faraone, che ha una responsabilità specifica in materia scolastica, può restare a guardare ? L’on. Fassina protesta: “Mi chiedo se in un contesto come l'attuale, di tagli alla scuola pubblica e di insegnanti esodati, era il caso di esentare dall'Imu e dalla Tasi scuole con rette di 7 mila euro all'anno. Francamente non capisco…"Non era questo l'obiettivo del legislatore che ha delegato il governo a fare il decreto. Lo scopo non era mica quello di abbassare l'Imu alle scuole private. Ma di risistemare la tassazione sugli immobili del non profit, a seconda dell'uso commerciale o meno che se ne fa".
. (Fonte: latecnicadellascuola.it - 05/07/2014)
E, però, nel PD-Allerchino, per un Fassina che protesta c’è un Patriarca (!? Di cognome. Di nome Edoardo) che dichiara: "Togliere l'Imu alle scuole paritarie che non fanno profitti è un esercizio di giustizia sociale. Le scuole paritarie svolgono un servizio pubblico e, assieme alle scuole statali, vanno sostenute”. Vediamo se abbiamo capito: toglierebbe l’IMU a chi non fa profitti (cioè al 90% delle imprese artigiane, di quelle commerciali ecc… oggi in Italia); immaginiamo, che l’Agenzia delle entrate dovrà accertarsi, vedendo i bilanci, che le scuole paritarie cattoliche non abbiano avuto profitti, prima di procedere alla esenzione. Il sottosegretario Toccafondi crede si saperla lunga: “Nessun 'blitz politico' o 'trattamento di favore': il decreto del Tesoro ha semplicemente risolto un problema non più rimandabile e sanato un'incomprensibile disparità di trattamento tra scuole statali e paritarie…. All'onorevole Fassina e a tanti altri che, a sinistra, stanno protestando, chiedo se intendono per 'pubblico' solo ciò che è 'statale'. In Italia il sistema educativo nazionale è unico e la parità scolastica è stata stabilita da una legge, la 62/2000, che porta il nome dell'ex-ministro dell'Istruzione, Luigi Berlinguer…”. (Fonte: tuttoscuola.com - 05/07/2014). Con Toccafondi, il PD Allerchino tocca le vette. Ma non è come Toccafondi dice: la vicenda Berlinguer fu molto, molto più complessa di quanto il sottosegretario ricorda. Questione di età ? Se lo faccia raccontare dallo stesso Luigi Berlinguer (“Berlinguer, 14 anni dopo, cambia idea? La questione del finanziamento del sistema nazionale di istruzione è tornata di stretta attualità dopo il recente convegno dell’associazione Treellle ad essa dedicato ("Scuole pubbliche o solo statali?", Roma, 25 giugno 2014). Nel suo intervento al convegno, lo stesso ex ministro Berlinguer, promotore della legge n. 62/2000 sulla parità, pur riconoscendo la natura di servizio pubblico dell’attività svolta dalle scuole paritarie aveva anche ribadito l’interpretazione restrittiva dell’art. 33 comma 3 della Costituzione ("Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato"). Ripetutamente abbiamo detto: Questo accollare sulle spalle di tutta la collettività la scelta di alcuni che preferiscono la scuola paritaria cattolica alla scuola statale è ingiustificabile e incostituzionale. Moralmente è inqualificabile. Dal “giovane” Renzi ci attendiamo schiena dritta: mantenga la collocazione politica nella quale s’è collocato “rottamando” la vecchia politica compromissoria e strumentale (ricordiamo, ad esempio, le parole pronunciate, 20 anni addietro, dall’ex presidente della Repubblica Scalfaro) che aveva dimezzato il consenso al P.D.
° Una questione da non sottovalutare
C’è correlazione tra la percentuale di insegnanti laureati in matematica e il livello di efficacia didattica con cui la materia è impartita nelle scuole?
Non è interrogativo di risposta facile. Ci limitiamo a riportare alcuni dati dal Corriere della Sera.
- Solo il 5% dei laureati in matematica sceglie la carriera docente.
- Alle medie il 70% dei prof viene da Biologia o Scienze naturali; da Matematica viene il 13%.
- Al biennio del liceo e negli istituti tecnici possono insegnare anche architetti e ingegneri.
- Nelle Secondarie superiori, scrive Carola Traverso Sainate, regna grandissima confusione: “Attualmente possono ambire a diventare prof di matematica nel biennio dei licei e nei 5 anni degli istituti tecnici (classe di concorso A047) i laureati provenienti da oltre 20 corsi di laurea, che spaziano da Architettura a Scienze dell’Universo, da Fisica a Ingegneria…. Nel triennio: l’ora di matematica (scorporata da quella di fisica) può essere tenuta anche da un prof della classe A047 così come un laureato in Ingegneria, pur con alcuni caveat, può accedere alla classe di concorso A049”. (Fonte: Carola Traverso Saibante- www.corriere.it – 30 giugno 2014)
La sensibile riduzione mantenuta in vita malgrado la Consulta, con sentenza 147/2012, avesse espresso parere contrario a soppressioni e accorpamenti di istituti scolastici autonomi. In assenza di accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni, valgono ancora i parametri stabiliti dal D.P.R. 233/98 (scuole da 500 a 900 alunni, con deroghe a 400 su territorio per un terzo montano, 300 per territorio montano e piccole isole) e non quelli culminati nella Legge Tremonti-Gelmini 111 del 2011 che ha fissato l'obbligo di accorpamento in istituti comprensivi di scuole d'infanzia, primaria e medie con meno di mille alunni.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): la nostra battaglia legale contro la soppressione illegittima di migliaia di scuole non si ferma, difenderemo sino all’ultimo i diritti dei lavoratori, degli studenti e delle famiglie danneggiate. Soprattutto in Sicilia e Sardegna, dove malgrado l’alto numero di alunni “dispersi” il dimensionamento è stato più severo. Già diversi Tar e il Consiglio di Stato hanno dato ragione al sindacato.
Il prossimo anno scolastico si aprirà con 8.094 presidi, circa 2.100 in meno rispetto al 2011/12, quando erano 10.211: il dato ufficiale è contenuto nel decreto del Miur contenente il contingente dei dirigenti scolastici assegnati ad altrettante scuole autonome dal prossimo 1° settembre. Il sensibile decremento di istituzioni scolastiche si deve alla lunga serie di cancellazioni e accorpamenti introdotti nell’ultimo triennio, ma soprattutto alla Legge Tremonti-Gelmini 111/2011 che ha introdotto parametri minimi di iscritti spiccatamente più elevati rispetto al passato. Con il risultato di produrre una lunga serie di sparizioni e fusioni di istituti, che hanno ridotto drasticamente la qualità dell’offerta formativa italiana.
Anief ricorda che è particolarmente grave che questo processo non solo non si sia arrestato, ma che non fossero state ripristinate le sedi scolastiche autonome illegittimamente tagliate o accorpate: nel frattempo, infatti, la Corte Costituzionale, attraverso la sentenza 147 del 2012, ha ritenuto "costituzionalmente illegittimo" l'articolo 19, comma 4, del decreto legge 98 del 2011, poi legge 111/2011, proprio nella parte che fissava l'obbligo di accorpamento in istituti comprensivi delle scuole dell'infanzia, elementari e medie che per acquisire l'autonomia sarebbero dovuti "essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche".
Un concetto ribadito dal Consiglio di Stato, con la sentenza n. 2032/2012, che ha chiesto al Miur anche appositi decreti per motivare la ripartizione squilibrata, sistematicamente a danno del Meridione, degli organici dei docenti riguardanti gli ultimi tre anni: uno studio dell’Anief ha evidenziato che in tredici anni si è passati dal rapporto 1 a 5 al rapporto 1 a 7 tra sedi direzionali e plessi decentrati o istituti accorpati. Con il 66,5% dei tagli delle scuole autonome che è avvenuto al Sud-Isole, proprio dove è più alto il tasso di abbandono dei banchi. In particolare, in Sicilia e Sardegna sono state tagliate due scuole autonome su tre, nonostante gli alti e allarmanti numeri sulla dispersione scolastica riscontrati proprio nelle due isole maggiori.
A dispetto delle decisioni dei giudici, nell’ultimo biennio abbiamo assistito ad un abbattimento notevole di plessi e scuole autonome: solo nel 2012 sono stati cancellati in maniera illegittima 1.567 sedi amministrative (scuole autonome) di circoli didattici, istituti comprensivi e medie. Nell’anno che si sta concludendo, con il D.M. 573/2013 sono stati assegnati 8.047 dirigenti e Dsga per dirigere e amministrare 57.216 plessi scolastici, ma la rete delle scuole autonome è stata decisa ancora una volta dalle Regioni sulla base di una legge (111/11) che è stata dichiarata in parte incostituzionale nel dimensionamento delle scuole elementari e medie (art. 19, c.4) e in parte rimane valida soltanto per il corrente anno scolastico per le reggenze delle scuole superiori (art. 19, c. 5).
Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, aveva denunciato l’illegittimità di questo processo nel settembre 2012 e nel gennaio 2013, scrivendo anche di suo pugno ai Governatori. Ma invano. Poi, nell’ottobre 2013 aveva chiesto modifiche al decreto legge sulla scuola. Anche questa richiesta non ha avuto effetti, costringendo così il sindacato – in difesa degli interessi di famiglie e personale docente e Ata – a rivolgersi ai tribunali. E proprio i tribunali, ad iniziare da quelli del Lazio e della Sardegna, nel corso di quest’anno scolastico hanno dato ragione sempre più ai ricorrenti, proprio in assenza di risposte coerenti e legittime dei Governatori.
“La Consulta – commenta Marcello Pacifico, presidente dell'Anief – oltre a ripristinare il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, aveva inviato un chiaro segnale al Governo e all’amministrazione scolastica: bisognava ritenere illegittima la norma della Legge 111 del 2011 che fissava l'obbligo di accorpamento in istituti comprensivi di scuole d'infanzia, primarie e medie con meno di mille alunni. L’Anief difenderà sino all’ultimo i diritti dei lavoratori, degli studenti e delle famiglie danneggiate. Per questo abbiamo attivato le procedure per ricorrere al Tar del Lazio e ottenere giustizia”.
Anief ritiene che siano stati violati i criteri per l’assegnazione dell’autonomia disposti dal D.P.R. 233/98 oggi ancora in vigore (scuole da 500 a 900 alunni, con deroghe a 400 su territorio per un terzo montano, 300 per territorio montano e piccole isole), anche per l’accordo mai raggiunto, in sede di Conferenza Stato-Regioni, per la definizione di nuovi parametri. Non aver adottato questi parametri, ma il dimensionamento illegittimo derivante dai piani di razionalizzazione (L. 244/2007, L. 133/2008, L. 111/11, L. 135/12), ha prodotto, negli ultimi sei anni, non solo la sparizione di migliaia di scuole, ma anche di circa 200mila tagli di posti, tra docenti e personale Ata. A proposito del personale non docente, l'Anief ha calcolato che solo nell'ultimo triennio sono stati cancellati 44.500 Ata. Cui vanno aggiunti 2.395 direttori dei servizi generali e amministrativi: in tutto 47mila posti in meno, che corrispondono ad un quinto del totale degli Ata.
Per salvaguardare la titolarità di tutto il personale perdente posto, ma anche i diritti degli alunni e delle rispettive famiglie, cui viene negata senza logica la frequenza dell'istituto scolastico prescelto, Anief continua a tenere aperta la possibilità di ricorrere: basta scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Per approfondimenti:
Scarica la tabella sulle scuole tagliate negli ultimi due anni
Organico Dirigenti 2014/15. I posti definitivi sono 8.094, la tabella per regione aggiornata
Pubblichiamo la guida Anief alla compilazione del modello B delle graduatorie d'istituto, da presentare tramite Istanze on line entro le ore 14:00 del 4 agosto 2014.
La versione attualmente pubblicata è: 1.0
Si avvisano i soci Anief che il servizio di consulenza telefonica sarà sospeso nei giorni 8 e 9 luglio e dal 15 al 31 luglio per ferie. Il servizio riprenderà secondo il solito orario a partire da agosto.
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