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Stipendio: ieri 18 gennaio è stato il giorno dell’emissione speciale per i supplenti temporanei e i cosiddetti supplenti COVID. Di questi ultimi, alcuni non hanno ancora ricevuto nessuno stipendio dall’inizio del contratto. Per questo motivo la data era particolarmente attesa e il non aver trovato l’accredito ha generato sconforto e disillusione.
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L’amministrazione promuove la “call veloce”: introdotta la scorsa estate, per favorire le immissioni in ruolo, il ministero dell’Istruzione avrebbe deciso di confermare la procedura anche nel 2021. E ciò malgrado abbia mostrato grossi limiti. La sua introduzione si è materializzata con il decreto ministeriale 25 dell’8 giugno 2020, attraverso il quale è stata data la possibilità delle assunzioni a tempo indeterminato in territori diversi da quelli di pertinenza delle graduatorie di appartenenza.

L’organizzazione sindacale Anief ritiene necessario estendere con immediatezza il sistema della ‘Call veloce’ alle nuove graduatorie di istituto per la chiamata dei supplenti. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “introdurre la call veloce anche a livello di singoli istituti scolastici permetterebbe di fare un importante passo in avanti contro la supplentite. Se parallelamente si cancellasse anche l’organico di fatto, con tutti i posti liberi collocati in organico di diritto, avremmo aperto le porte alla stabilizzazione di tanti docenti che hanno dimostrato sul campo di avere le loro competenze. Ovviamente, ci aspettiamo che con il nuovo sistema cada anche il vincolo quinquennale che sopprime il diritto alla famiglia anche in presenza di posti vacanti e disponibili”.
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C’è anche il mancato rinnovo dei contratti per oltre 10 milioni di lavoratori nel Rapporto sul mercato del lavoro e contrattazione collettiva 2020 presentato in questi giorni dal Cnel. Il rapporto si sofferma su una condizione che nell’ultimo periodo ha prodotto un aumento significativo della povertà e delle disuguaglianze, anche tra nord e sud Italia. Nel Rapporto sono messi in luce i riflessi dell’impatto della pandemia Covid-19 sul lavoro e sulle imprese, con un forte incremento del lavoro digitale e l’interdipendenza tra lavoro, salute e contesto ambientale. Di contro, continua a emergere “l’inadeguatezza del sistema scolastico e formativo nella formazione delle competenze”.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, sostiene che “i lavoratori a tempo determinato non possono essere abbandonati. Si proceda con ‘ristori’ straordinari per salvarli. Anche nella scuola, dove i 70 mila docenti-Ata Covid vanno confermati anche dopo il 30 giugno 2021 e inseriti in organico di diritto. Allo stesso tempo, è il momento di procedere con il rinnovo contrattuale: i tempi sono maturi. Si proceda, perché non è possibile continuare a dare a fine mese al personale pubblico, a partire da quello della scuola, dei compensi ancora diversi punti sotto il costo della vita. Una volta centrato questo obiettivo, si proceda, alla parità di trattamento tra personale precario e di ruolo, pure per la ricostruzione di carriera e la mobilità, mettendosi alle spalle quei vincoli che oggi sopprimono il diritto alla famiglia. Sarà questo uno dei punti centrali sui quali ci batteremo nel 2021 quando verremo convocati all’Aran”.
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Marcello Pacifico (Anief): Serviva ancora un po’ di tempo e un’analisi immediata con screening adeguati. Senza certezza di dati sul rischio contagio sarebbe stato meglio attendere ancora qualche giorno prima della riapertura. Ma non andrà così: con il parere positivo del Comitato Tecnico Scientifico si può ritenere certo che domani, lunedì 18 gennaio, torneranno in classe - nella misura del 50% e fino al 75% come previsto dal Dpcm del 14 gennaio - circa 650mila studenti. Sono i ragazzi di Lazio, Emilia Romagna, Molise e Piemonte: 256mila nel Lazio, 197mila in Emilia Romagna, 13mila in Molise e 176mila in Piemonte. Si andranno ad aggiungere agli studenti di Toscana, Trentino, Valle d’Aosta e Abruzzo, che sono tornati in classe l’11 gennaio. Tutte le novità Regione per Regione.

Il presidente nazionale del giovane sindacato ribadisce che “si tratta di una scelta bizzarra. Il rientro in classe degli studenti delle superiori dovrebbe essere previsto solo se in possesso di dati certi che confortino in modo adeguato la presenza in classe per diverse ore consecutive. Altrimenti, abbiamo sottoscritto un contratto integrativo a quello nazionale, specifico per la didattica a distanza, che permette di avere comunque regole chiare e condivise: un contesto ben diverso rispetto a quello del lockdown che la scuola ha subito sul finire dello scorso anno scolastico. Per noi la via maestra da seguire rimane quella della massima cautela, da perseguire attraverso screening scuola per scuola e vaccini immediati per tutto il personale scolastico. Le accelerazioni per rientrare con rischi, anche se minimi, non sono ammissibili”.
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Da qualche giorno vi sono nuove regole sulla proclamazione e gestione dello sciopero nelle scuole. Con la pubblicazione della Nota ministeriale 1275 del 13 gennaio e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, facenti seguito all’Accordo Aran-sindacati del 2 dicembre 2020, sono infatti appena entrare in vigore le nuove modalità di garanzia dei servizi pubblici essenziali e sulle procedure di raffreddamento e conciliazione in caso di sciopero del personale del Comparto Istruzione e Ricerca.

Marcello Pacifico (Anief): “Siamo parzialmente soddisfatti delle nuove norme entrate in vigore. La nostra azione ha infatti contribuito non poco nel riuscire a difendere determinati pilastri costituzionali, che non debbono mai portare a far prevalere il diritto allo sciopero su quello allo studio e al lavoro. E viceversa. Si tratta di prerogative che devono convivere, senza prevaricarsi. Pensiamo di esserci riusciti, come più non si poteva fare. Nella fattispecie siamo convinti di avere fatto bene a escludere gli insegnanti dal contingente minimo che ogni scuola dovrà garantire in ogni tornata di sciopero: la mission del corpo docente della scuola, infatti, non può essere circoscritta alla mera sorveglianza, così come l’istituzione scolastica non va considerata un ‘parcheggio’ di alunni”.
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