Nel silenzio generale dei politici italiani, dei sindacati tradizionali, del governo, dei diplomatici, quasi di nascosto, in un mesto pomeriggio di ottobre, è calato il sipario sulla più antica e prestigiosa scuola statale italiana all’estero. Viene lasciata morire una vecchia e orgogliosa signora vissuta per oltre un secolo, in periodi ben più difficili di quello attuale, potremmo aggiungere senza tributarle i giusti onori. Anief non ci sta e chiede chiarezza sulla vicenda al Ministro Di Maio
Oggi, lunedì 25 ottobre, ha avuto luogo un incontro organizzato da Orizzonte scuola Tv. Tra i temi discussi durante il talk troviamo i concorsi, il rinnovo del contratto, la valutazione dei docenti. Hanno partecipato i principali esponenti del mondo del sindacalismo scolastico e della politica. Presente anche Marcello Pacifico, leader Anief, insieme a Maddalena Gissi (Cisl Scuola), Pino Turi (Uil Scuola), Mario Pittoni (responsabile Scuola della Lega). È intervenuto anche Danilo Rafaschieri, rappresentante degli idonei Stem 2021. Per riascoltare l’intervento di Pacifico, cliccare qui
A quanto ammonta il disavanzo economico che penalizza ogni mese gli stipendi dei nostri insegnanti? Tuttoscuola ha provato a rispondere a questa domanda e la cifra che ne è scaturita è più che significativa: “si può calcolare che un professore della secondaria di II grado nei 25 anni finali della sua carriera percepisca complessivamente circa 250mila euro in meno dei suoi colleghi europei”, scrive oggi la rivista specializzata. La stima è attendibile, perché giunge all’indomani della pubblicazione del rapporto Eurydice chiamato Teachers’ and school heads’ salaries and allowances in europe 2019/20, ma anche dell’annuale studio Aran sui dati dei dipendenti dei comparti pubblici, relativamente alle retribuzioni medie, al personale occupato in base all’età, al genere e ai titoli di studio posseduti.
“Questi dati confermano la bontà della nostra richiesta: per cambiare il corso delle cose occorrono almeno 300 euro netti al mese in più a dipendente; se poi vogliamo recuperare il gap europeo, allora l’aumento deve essere di circa 600-650 euro”, ribadisce Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief. “L’esiguità dei compensi assegnati al personale della scuola italiana diventa poi ancora più intollerabile nel momento in cui si scopre che oltre la metà dei lavoratori della Scuola è laureato, unico caso nella PA, ma lo stipendio annuo risulta il più basso dei comparti pubblici, assieme alle Funzioni Locali, appena sopra i 30mila euro a fronte di quasi 37mila euro medi percepiti in media nella PA. Noi continuiamo a sperare che il Governo cambi registro, già in fase di revisione della Legge di Bilancio, dando così seguito a quel Patto per la Scuola di Palazzo Chigi sottoscritto lo scorso maggio che sinora è stato totalmente disatteso, anche sul fronte della valorizzazione del personale a cui va data la possibilità di fare carriera all’interno della stessa amministrazione e non, come avviene oggi, entrare in ruolo con un ruolo e andare in pensione con le medesime funzioni. Riteniamo che gli aumenti adeguati in busta paga e l’adozione delle figure professionali superiori – conclude Pacifico - siano alla base del rinnovo del contratto di categoria”.
Si è appena concluso l’incontro organizzato da Orizzonte scuola Tv con i principali esponenti del mondo del sindacalismo scolastico e della politica: tra essi anche Marcello Pacifico, leader del giovane sindacato Anief.
Il presidente Anief ha dichiarato che servono “subito 4 miliardi per recuperare l'inflazione, poi si introduca indennità di sede, d’incarico e burnout, oltre alla parità di trattamento tra personale precario e di ruolo. Basta vincoli per mobilità e assegnazioni provvisorie. Sì a graduatorie degli idonei dei concorsi Stem e ordinari e riapertura del doppio canale di reclutamento al personale precario”.
Schede, verbali, programmi da realizzare, in itinere e svolti, monitoraggi continui, incontri, riunioni, aggiornamenti, tutoraggi, assistenze, confronti. E chi più ne ha ne metta. Sono le tantissime ore passate dagli insegnanti fuori dall’aula. Il contratto ne prevede 80, più altre ulteriori obbligatorie, come gli scrutini. Ma sono molte di più: la stampa specializzata descrive il “docente-burocrate, che spesso deve fare i salti mortali per far quadrare tutte le attività assegnatogli”. E dà voce a chi sempre più si lamenta per i “troppi progetti, riunioni e adempimenti”: i docenti dicono di essere troppo spesso alle prese con “progetti che sembrano non finire mai” e “per non parlare delle riunioni”.
Anief conferma che è diventato iper-complesso e impegnativo fare oggi l’insegnante in Italia. “A rendere ancora più difficile lo svolgimento della professione – spiega Marcello Pacifico, il suo presidente nazionale – è la mancata considerazione del lavoro svolto da parte del datore di lavoro, che in questo caso è lo Stato. Noi, per compensare questa mancanza, abbiamo chiesto due miliardi aggiuntivi per il rinnovo contrattuale di categoria, proprio per andare a finanziare le indennitàoggi non considerate in busta paga, ma oggettivamente da adottare perché conseguenti ad attività lavorative e rischi professionali reali. L’incongruenza è venuta fuori anche durante le tante assemblee che Anief ha organizzato e sta predisponendo in questo periodo nelle scuole, da cui sta scaturendo la piattaforma di contrattazione che si spera al più presto potremo consegnare e discutere con l’amministrazione scolastica”.