Dopo il “tira e molla” durato settimane, la commissione lavori gravosi – indispensabile per aderire all’Ape Sociale – vengono collocati anche i docenti della scuola primaria: se la bozza della legge di Bilancio non dovesse mutare, significa che i maestri primaria potranno accedere alla pensione a 63 anni di età e 36 anni di contributi, senza riduzioni importanti all’assegno di quiescenza ma con il vincolo che sei degli ultimi sette siano stati impegnati in attività faticose. Con i maestri, hanno trovato spazio nella nuova lista allargata anche altre professioni, come i conduttori di macchinari per l'estrazione di minerali, agli operai agricoli e agli artigiani, i magazzinieri, gli addetti alla consegna, gli estetisti, i lavoratori delle pulizie, i portantini e i tecnici della salute. Confermata la presenza anche dei maestri della scuola primaria.
Si tratta dell’organico aggiuntivo di docenti assunti in servizio fino al 31 dicembre di quest’anno scolastico, quasi la metà di quello autorizzato per l’anno precedente, e che Anief vorrebbe inserito in pianta stabile organica al di là dell’emergenza Covid. Peraltro, questi supplenti brevi al pari dei loro colleghi non hanno l’assegno mensile riconosciuto nel salario accessorio, nonostante nei ricorsi promossi sia stato accertato il loro diritto. Pacifico: bisogna uscire da provvedimenti tamponi, ripensare l’organico di diritto di ogni istituzioni scolastica, diminuire il rapporto alunni/personale docente e amministrativo per sdoppiare le classi e combattere la precarietà garantendo una parità di trattamento giuridica ed economica tra personale precario e di ruolo.
Per due ore aggiuntive, nelle classi quinte dal prossimo anno e quarte da quello successivo, o in compresenza nelle classi a tempo pieno. Al via anche i concorsi per il reclutamento per i laureati il LM-68 e LM-47 ed equiparati con 24 CFU. Nelle more, potranno esseri chiamati i supplenti delle GPS di educazione fisica della secondaria. Pacifico: una prima risposta positiva alle nostre richieste, ma ancora da ampliare. A regime deve essere esteso l’insegnamento fin dalla prima elementare perché, come abbiamo ricordato, l’educazione posturale è fondamentale nei primi anni di sviluppo dell’individuo. In quarta e quinta primaria arriva il maestro di educazione motoria? Anief: era ora, ma perché queste limitazioni?
Il bonus di 500 euro, esentasse, assegnato da cinque anni al personale di ruolo per la formazione continua e l’aggiornamento professionale, confluirà nel MOF e sarà disponibile nella contrattazione integrativa per premiare il merito in modo particolare la dedizione nell’insegnamento, l’impegno nella promozione della comunità scolastica e la cura nell’aggiornamento professionale continuo. Pacifico: ci aspettavamo risorse aggiuntive per introdurre specifiche indennità ed estendere il contributo anche al personale precario e amministrativo. Se confermata l’attuale bozza, si tratterebbe di un vero e proprio furto a fronte di una formazione obbligatoria permanente, a proprie spese, che il Governo vorrebbe a regime introdurre per tutti. Peraltro, la questione dell’estensione della card al personale precario è pendente in Corte di giustizia europea, dopo che nel luglio scorso, su un ricorso presentato dall’ufficio legale di Anief, è stata una sollevata questione pregiudiziale dal tribunale di Vercelli per l’evidente disparità di trattamento della norma.
Dalla Legge di Bilancio sembrano arrivare “sconti” per i lavoratori, come l’approvazione di “Quota 102”, con l’accesso alla pensione per chi ha 64 anni di età e 38 di contributi, ma anche l’Ape Sociale “allargata” e il salvataggio di “Opzione Donna”: in realtà sono dei provvedimenti che riguardano una ristretta cerchia di lavoratori e approvati pure per un solo anno. Secondo Anief non è questa la strada giusta per andare incontro alle esigenze dei nostri dipendenti pubblici, in particolare quelli della scuola, colpiti in alto numero da burnout e di patologie invalidanti per effetto dello stress da lavoro prolungato. Sono soluzione limitate e ancora una volta penalizzanti, lontanissime dalla richiesta dell’Anief: far valere per il personale scolastico le stesse regole che portano alla pensione i dipendenti delle forze armate, così da far lasciare il servizio a tutti a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza.
“Pensare di ‘parare’ il dopo ‘Quota 100’, arrivata al capolinea,introducendo dei pensionamenti anticipati per ‘salvare’ dalla riforma Fornero solo i nati nel 1958 – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – per noi costituisce una manovra tutta tesa a salvare la faccia, senza pensare a risolvere i problemi. Paradossalmente, possiamo dire con cognizione di causa che si tratta di provvedimenti addirittura discriminanti. Perché cosa diciamo ai nati nel 1959 che hanno pure 40 anni di contributi versati? Cosa diciamo a docenti e Ata sfiniti, anche loro dopo decenni di onesto lavoro nella scuola, che non si ritrovano inclusi nella lista dei lavori gravosi, dopo che in un primo momento erano almeno stati inseriti i maestri della scuola primaria e i collaboratori scolastici? Cosa diciamo alle donne che lasciano il lavoro con ‘Opzione Donna’ e si ritrovano con 500-600 euro in meno di pensione al mese, quindi quasi con l’assegno sociale”.
“È evidente che non erano questi i patti sottoscritti dal sindacato con il Governo Draghi: con quello della Scuola di maggio si erano presi ben altri accordi. Cosa è accaduto nel frattempo? Perché – conclude il sindacalista autonomo e rappresentativo - gli insegnanti e il personale amministrativo e ausiliario della scuola devono sempre essere i primi a pagare quando si tratta di far quadrare i conti a fine anno?”.