Il giovane sindacato avvia le preadesioni al ricorso, presso il Tar del Lazio, per ottenere la valutazione per intero di tutto il servizio prestato nella scuola paritaria nelle graduatorie d’istituto Ata III fascia. Per aderire c’è tempo fino al 15 febbraio. Per maggiori informazioni e preaderire, cliccare qui
Tornano i seminari Anief sulla Legislazione scolastica: avranno luogo sulla piattaforma multimediale Teams e si protrarranno fino ad aprile, toccando tutte le province d’Italia. A ogni seminario interverrà il presidente nazionale del sindacato, Marcello Pacifico. Gli argomenti che verranno trattati sono: reclutamento, organici, mobilità, sicurezza, Ddi e lavoro agile, pensioni, sostegno. Il seminario è rivolto a tutto il personale della scuola e i partecipanti hanno diritto all’esonero dal servizio ai sensi della normativa vigente. Al seguente link è possibile visionare l’intero calendario con i seminari che toccheranno tutte le province d’Italia
Il sindacato fa notare che nel 2020 lo Stato ha immesso in ruolo 20mila collaboratori scolastici delle cooperative in possesso al massimo della licenza media. Perché ora si chiede un titolo di studio superiore? Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, spiega a Italia Stampa i motivi che inducono il sindacato ad “aprire un ricorso su questo fronte: quando non si viene tutelati dall’amministrazione”, purtroppo non c’è altra strada che quella di tutelarsi attraverso i ricorsi al giudice. In questo modo gli aspiranti Ata potranno garantirsi di essere inseriti nelle graduatorie, anche per la prima volta, “e affrontare questa sfida nuova per tentare di diventare collaboratore scolastico della scuola italiana. Chiunque vuole tentare questo percorso non deve fare altro che consultare il sito internet dell’Anief, aderire a questa nuova vertenzacon i legali convenzionati con l’Anief per ottenere così il diritto di essere inseriti come amministrativo negli istituti scolastici”.
Per molti supplenti Covid, docenti e Ata, non ci sono buone nuove sulle difficoltà di pagamento. Dopo la denuncia dell’Anief, a gennaio erano state inviata a tutte le scuole delle circolari operative con la quale, oltre alle indicazioni tecniche, si stabilivano le date, con tanto di orari-soglia, entro le quali le segreterie scolastiche avrebbero autorizzato i ratei contrattuali. Per molti docenti e Ata precari, però, il pagamento dello stipendio non è mai arrivato. Nemmeno della prima mensilità. E parliamo pure di insegnanti e Ata in servizio dallo scorso autunno. Anche la prevista emissione ordinaria del 25 gennaio non è stata risolutiva per tutti: a questo punto, la speranza è che, siccome l’accredito dello stipendio ha effetti pratici entro una decina di giorni, la procedura sia ancora in via di definizione. Ma c’è dell’altro: tutti i supplenti Covid, come quelli temporanei, continuano a subire il taglio dell’importo, a causa del mancato riconoscimento della retribuzione professionale docenti e del compenso individuale accessorio al personale Ata, pari rispettivamente a una riduzione mensile di ben 174,50 e 64,50 euro.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “i ritardi stipendiali e la cancellazione illegittima delle voci accessorie in busta paga sono condizioni non più accettabili. Ancora di più perché parliamo di docenti e personale Ata assunti in alto numero a centinaia di chilometri dalla loro dimora: dunque, si tratta di lavoratori che devono affrontare spese vive e anticipare costi per affitti, bollette e viaggi vari. È inaccettabile che siano abbandonati al loro destino. Ancora di più perché lo stipendio non è una concessione, ma un diritto che segue a determinati doveri professionali. Per Anief l’attesa è finita: è giunta l’ora della procedura di diffida e messa in mora”. Chiunque abbia necessità di procedere in questo senso può rivolgersi ad una delle sedi territoriali Anief.
A fronte di una disposizione illegittima e vessatoria verso decine di migliaia di lavoratori “ingabbiati” loro malgrado, le organizzazioni sindacali avrebbero potuto certamente chiedere una deroga alla Legge 159/2019, che obbliga i docenti nominati in ruolo dal 2020/21 a rimanere 5 anni nella sede di titolarità senza diritto a trasferirsi e nemmeno a chiedere passaggi di ruolo o assegnazioni provvisorie: c’è il precedente del 2011, quando vigeva lo stesso blocco quinquennale, quando si era riusciti a far ricongiungere i dipendenti della scuola, in particolare mamme e papà insegnanti, ai loro figli. Oggi questo non è stato fatto. Anief non ci sta e per questo si dice pronta fin d’ora a cambiare tutto, appena sarà ammessa ai tavoli da cui è esclusa da chi oggi continua a spezzare la vita di famiglie di migliaia di docenti e Ata della scuola italiana.
Marcello Pacifico (Anief): “Sul vincolo quinquennale è vero che c’è una legge dello Stato di cui tenere conto, ma esiste anche una contrattazione sindacale che in passato ha dimostrato che può in qualche modo contrastare gli effetti di disposizioni normative palesemente illegittime dal momento in cui vi sono tutti i presupposti perché la mobilità possa compiersi, sia motivazionali che per via dei posti effettivamente disponibili. Il fatto stesso che non si è fatto nulla per evitare di ridurre al 25% il numero dei posti per i trasferimenti dei docenti, in nome di un blocco inserito nel 2018 anch’esso senza alcuna ragione, la dice lunga sulla combattività di certi sindacati. Anief non può accettarlo. Per queste ragioni ha deciso di ricorrere in tribunale contro il vincolo dei 5 anni, ancora di più perché non si può negare il diritto alla famiglia con 210 mila e oltre posti assegnati come supplenza annuale”.