Anief si domanda perché soltanto ora? Potevamo scioperare insieme a noi il 12 novembre per cambiare il decreto legge, quando preferirono fare un sit-in il giorno prima con cinque persone. Non ci hanno voluto ai tavoli per nascondere chissà cosa e ora minacciano la mobilitazione contro quelle intese inutili che hanno siglato nei mesi scorsi. Il vecchio sindacato si sta muovendo, ma non bisogna rinunciare alle battaglie sindacali.
Anief solidarizza con chi sciopera il prossimo 14 febbraio, ma ha intenzione di attivare la più grande class action della storia dei lavoratori italiani dopo la partecipazione alle mille assemblee sindacali in corso di svolgimento durante l'anno, al fine di proclamare uno nuovo sciopero nazionale che veda la partecipazione di tutti, anche di docenti, Ata ed educatori di ruolo che hanno avuto decurtata la ricostruzione di carriera per il periodo di pre-ruolo.
Dopo essersi resi conto di avere scritto due intese “farlocche”, una il 24 aprile scorso con il premier Giuseppe Conte, l’altra il 1° ottobre con l’ex ministro Lorenzo Fioramonti, e a seguire una conciliazione-farsa il 19 dicembre, i sindacati maggiori della scuola si ritrovano con un pugno di mosche in mano. E tornano a parlare di mobilitazione contro un ministro che accelera per assumere 70 mila nuovi insegnanti. Il motivo? La mancata disponibilità del ministero dell’Istruzione a cambiare le bozze dei tre concorsi in partenza (due per la secondaria e uno per la primaria), sulla base delle decine di richieste formulate, copiate, peraltro, da quelle indicate dalla delegazione Anief il giorno prima. Un conto è partecipare a un confronto sui testi, un conto partecipare a una conciliazione.
Anief non ha nulla da dire sulla liceità delle richieste di modifica da apportare ai concorsi in partenza, considerando anche che molte di quelle formulate dai sindacati maggiori sono similari a quelle presentate ieri l’altro allo stesso Miur da una delegazione del medesimo giovane sindacato. Quello che lascia molti dubbi è invece il modo di procedere da parte delle altre organizzazioni sindacali: bisognava arrivare al 30 gennaio 2020 per capire che al ministero si vuole continuare, imperterriti, a trattare i precari della scuola come di figli di un dio minore? Perché non si è cominciato a protestare quando nessuna informativa veniva trasmessa sulle modalità di accesso al corso abilitante e alla selezione per il personale con servizio nelle paritarie e percorsi IeFP? Dove erano questi sindacati, ad iniziare dai Confederali, quando l’Anef nel 2019 ha proclamato una decina di manifestazioni e cinque scioperi nazionali, a febbraio, marzo, due volte a maggio e lo scorso 12 novembre?