Continuano i successi ANIEF in Consiglio di Stato: annullata, con la sentenza n. 1923/2018 ottenuta dal nostro sindacato, la precedente sentenza emanata dal TAR Lazio su ricorso RG n. 10061/2013 e confermate le abilitazioni conseguite dai ricorrenti che contestavano l'illegittimità del bando nella parte in cui richiedeva, come requisito utile per l'accesso ai PAS, 540 giorni di servizio in 3 anni. Gli Avvocati Francesca Marcone, Rodrigo Verticelli, Sergio Galleano e Vincenzo De Michele ottengono una nuova soddisfacente vittoria con la conferma a pieno titolo delle abilitazioni già conseguite dai ricorrenti che il Miur voleva escludere ab origine dalla possibilità di frequentare i Percorsi Abilitanti Speciali.
Se la Corte dei Conti non troverà intoppi, entro 15 giorni il testo su cui si è trovato l’accordo all’Aran ad inizio febbraio sarà definitivamente firmato dalle parti sociali e dall’amministrazione. Gli incrementi stipendiali rivolti a 1.191.694 dipendenti della Scuola sono pari in media a 85 euro lordi, con l’incognita futuro per quelli più bassi assicurati solo fino al dicembre 2018, risultano persino sotto quella che sarebbe stata l'indicizzazione della vacanza contrattuale, contro cui Anief ha fatto ricorso sulla base di un chiaro parere della Consulta: un collaboratore scolastico ad inizio carriera percepirà in più appena 37 euro netti, mentre un docente con 35 anni di anzianità non supererà di molto le 50 euro. Come una tantum per il biennio 2016/2018 si parte dai 195 euro: una seconda vergogna nazionale, attuata sulle spalle di chi già guadagna meno di tutti nella PA. A questo punto, diventa fondamentale quello che accadrà a metà aprile: il rinnovo delle Rsu di categoria, per la prima volta dopo 30 anni, potrebbe infatti portare a sedersi al tavolo delle trattative nazionali proprio il giovane sindacato nazionale.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal): I docenti e il personale Ata meritavano di più dal contratto: 300 euro mensili di aumento e 6mila di arretrati. Invece, è arrivata una miseria: aumenti complessivi di 5 punti percentuali, a regime, ben tre volte solo l'inflazione registrata dal 2008. Il tutto, dopo dieci anni di blocco, con l’avallo pure da chi, i sindacati rappresentativi, avrebbe dovuto tutelare i dipendenti meno pagati della pubblica amministrazione italiana in tutti i modi e fino all’ultimo. Piuttosto che svenderli.
Anche le altre organizzazione sindacali sposano le cause di Anief che denunciano le operazioni di riforma della scuola anti-didattiche e tese solo verso il risparmio pubblico sulla pelle degli studenti e del personale: nel corso dell’assemblea costituente, la Flc-Cgil si proclama anch’essa contro riduzioni del percorso formativo ridotto a quattro anni della scuola superiore di secondo grado e l’alto numero di alunni per classe. Inoltre, l’organizzazione Confederale si dice a favore del rinnovamento del modello alternanza scuola-lavoro, piegata alle pressioni del sistema produttivo, e della rivisitazione del sistema scolastico 0-6 anni.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Siamo contenti di essere stati i primogeniti di certe proposte. Ora, speriamo davvero che tutto ciò non si riveli solo propaganda elettorale. Lo scetticismo è lecito, perché è curioso che solo adesso, dopo aver voltato a lungo le spalle ai lavoratori della scuola, firmando anche un contratto davvero inadeguato lo scorso 9 febbraio all’Aran, ci si ricordi di alzare la voce e rivendicare quello che l’Anief ha denunciato in tempi non sospetti. Per questo, chiediamo a tutti i docenti e Ata di votare per il nostro sindacato, in occasione delle Rsu di aprile, sempre in prima linea a loro fianco, in piazza, come venerdì scorso, a scioperare per una scuola giusta, affinché il diritto entri nelle nostre aule.
Dai sindacati rappresentativi giungono parole di apprezzamento. Udir, invece, ritiene vi non sia troppo da stare allegri: il fondo rimane a regime infatti inferiore rispetto a quello attivato nel 2011 e decisamente parziale rispetto a quello in dotazione alle altre area della dirigenza pubblica.
Marcello Pacifico (Udir): Lo storno nel Fun della Ria dei presidi cessati in servizio, invece, è stata inserita nel vecchio CCNL per non riconoscerla ai neo-assunti dirigenti scolastici dal 2001. Di questa totale irregolarità c'è ben poco da vantarsi. Un sindacato rappresentativo dovrebbe impugnare i Contratti integrativi regionali, per richiedere subito la perequazione della parte fissa della retribuzione di risultato. E rivendicare tutte le “voci” sottratte in busta paga, a partire della Ria che continua ad essere negata a tutti i dirigenti assunti negli ultimi anni. Noi siamo al fianco dei presidi e abbiamo portato avanti dei ricorsi che possano ridare dignità e rispetto a una categoria schiacciata da abnormi responsabilità, in cambio di stipendi bassi, in strutture che li espongono a gravi problemi legali e di sicurezza, visto che la metà degli istituti che dirigono sono stati costruiti prima del 1971. Di queste e altre problematiche discuteremo nei prossimi incontri che porteremo in giro per l’Italia: vi diamo appuntamento al primo convegno nazionale del nuovo anno a Palermo.
Praticamente, poco più di tre caffè al mese. Perché nel tentativo maldestro, probabilmente mai avviato, di innalzare gli stipendi più bassi dell’area Ocse, dopo la Grecia, con il contratto sottoscritto lo scorso 9 febbraio all’Aran si è deciso di devolvere “a pioggia” una parte del fondo nazionale del merito: 60 milioni per l’anno in corso e ancora meno (40) per il futuro; mentre l’altra metà dei 200 milioni annui verrà assegnata attraverso la contrattazione d’Istituto, in linea con quanto previsto dal decreto legislativo Brunetta 150/2009, dalla Legge Madia 124/2015 e dalla Legge 107 del 2015, con l’intento di introdurre valutazione e premialità anche tra i lavoratori meno pagati del pubblico impiego. Ma anziché evidenziare l’indecenza degli aumenti che vengono applicati, sottolineando che quanto disposto dalla Legge 107/2015 rimane in vigore per i restanti 130 milioni iniziali e 160 milioni a regime, secondo la FLCGIL “il nuovo Contratto, supera quanto indicato dalla legge 107/2015 per quanto riguarda il bonus merito per la valorizzazione del lavoro dei docenti”. Ma di cosa stiamo parlando? Pochi spiccioli subito e qualche euro in più ai docenti più fortunati, individuati annualmente come meritevoli, mentre il personale Ata viene da subito escluso da questo teatrino al ribasso perché reputato in partenza inadatto o inadeguato per vedersi riconoscere il bonus merito.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Ancora una volta stupiscono i toni da campagna elettorale della CGIL sulla disapplicazione della Legge 107 e sui benefici presunti estesi ai precari che ancora attendono di sapere perché nel contratto non si è applicata la giurisprudenza sul precariato della Cassazione. La verità è che la legge non vietava l'attribuzione del merito, ma solo della card di aggiornamento ai precari, mentre continua a vietare ad essi gli scatti stipendiali e la ricostruzione per intero del servizio pre-ruolo: mancate disposizioni contro cui l’Anief non a caso ha presentato formale ricorso. Ad ogni modo, come ha ribadito il Miur, la contrattazione non può derogare alla legge per cui si forniscono interpretazioni che porteranno ad un nuovo inevitabile contenzioso.