L’ANIEF, sindacato che da sempre si è schierato dalla parte di tutti i lavoratori della scuola per la tutela dei loro diritti, riapre i termini di adesione ai ricorsi per la partecipazione al piano straordinario di immissioni in ruolo di tutti i docenti abilitati che il Governo ha voluto escludere dalla possibilità di accedere all’aspirata immissione in ruolo.
In caso di rifiuto del posto cui verranno destinati dall’algoritmo, con modalità top-secret, verranno cancellati definitivamente da tutte le graduatorie pre-ruolo: dovranno cominciare a fare le supplenze o i concorsi come semplici laureati. Anche gli altri sindacati si oppongono contro questo “film” già visto da due mesi.
Marcello Pacifico (presidente Anief): è necessario procedere alle assunzioni con trasparenza, ancor di più perché ben 10mila assunzioni sulle prime 48mila della riforma sono già sfumate, la maggior parte delle quali nella fase B, per mancanza di candidati nelle GaE e nelle graduatorie di merito. Ad iniziare da sostegno e matematica. Con il potenziamento degli organici la situazione peggiorerà, perché avremo docenti di musica costretti dai presidi ad insegnate arte o scienze. Riteniamo le nostre rivendicazioni in tribunale corrette e pertinenti: il tempo ci darà ragione.
I legali Anief, riuniti a Roma per la XIII conferenza organizzativa, sciolgono le riserve: l'accordo Aran del 20 luglio 2000 va impugnato, al fine di recuperare l'integrale computo del trattamento stipendiale maturato nel comparto lavorativo precedente nel 1999. Una doppia sentenza della Cassazione – la n. 412/2004 e la 4045/2012 - ha infatti confermato la nullità di detto accordo. Solo che il Ministero dovrà ricevere la richiesta di impugnazione entro il 31 dicembre 2015, poi scatterà la prescrizione.
Marcello Pacifico (presidente Anief): ancora una volta, di fronte a degli accordi a perdere, amministrazione scolastica inadempiente e le resistenze del Mef, l'unica strada per salvaguardare il diritto dei lavoratori rimane quella del ricorso davanti al Tribunale del Lavoro. In ballo, oltre che l’aumento stipendiale, proporzionale al maltolto, ci sono diverse migliaia di euro da recuperare.
Per i genitori degli allievi, in queste condizioni è difficile fare lezione e solo pochi insegnanti riescono a lavorare in modo decente. Dopo una riunione per cercare di risolvere la situazione, non si è ancora trovata una via d'uscita. Eppure il comma 84 della Buona Scuola conferisce ai presidi la possibilità di ridurre “il numero di alunni e di studenti per classe rispetto a quanto previsto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, allo scopo di migliorare la qualità didattica”. Anche la normativa preesistente indica come numero massimo, in casi eccezionali, 33 alunni alle superiori.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): anziché farsi carico di responsabilità enormi, mantenendo gruppi-classi con numeri altissimi di alunni, il capo d’Istituto farebbe bene a garantire la sicurezza e il diritto allo studio dei discenti. È nel suo interesse, oltre che quello di alunni e famiglie, fare in modo di rispettare tali prerogative. Una priorità che dal 16 luglio scorso è diventata legge dello Stato.
Scrive Alessandra F., insegnante precaria dell’astigiano: dei colleghi di ruolo hanno deciso di condividere con noi precari il loro bonus per fare in modo che anche noi "figli di nessuno" potessimo godere di tale aggiornamento, dato che ogni giorno lavoriamo e collaboriamo con loro alla vita di classe.
Per pura solidarietà, questi prof fanno le veci del Miur, agevolando quella formazione in servizio dei colleghi. Perché con la riforma è diventata obbligatoria, senza distinzioni di sorta. Sono oltre 300mila i dipendenti della scuola inspiegabilmente esclusi dal decreto Miur 32313 del 23 settembre 2015: oltre i docenti precari, ci sono 200mila Ata, altri 2.200 educatori, di ruolo e non. Più circa 7.500 presidi.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): è fondamentale vincere da subito in tribunale questa battaglia di principio e di sostanza. Perché il bonus da 500 euro per l’aggiornamento, dal prossimo anno scolastico dovrebbe tramutarsi in una vera e propria ‘card’ e perdurare nel lungo periodo. Negli anni a venire. Producendo, oltre alla beffa morale, anche un’ingiusta sostanziosa sottrazione di denaro. Tutto diventerà chiaro, quando i collegi dei docenti delibereranno le attività formative obbligatorie da effettuare, tutte le categorie escluse dovranno pagarsi da sé aggiornamenti e strumenti.