L’idea del Governo, avallata con la Legge 107/2015, non ha trovato sinora un riscontro pratico: manca ancora il decreto utile a definire i diritti e i doveri dei ragazzi impegnati negli stage, anche in siti non prettamente aziendali quali possono essere “musei e agli altri istituti pubblici e privati operanti nei settori del patrimonio e delle attività culturali, artistiche e musicali, nonché con enti che svolgono attività afferenti al patrimonio ambientale o con enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni”. Come manca il decreto, pure questo previsto dalla Buona Scuola, per l’istituzione presso le Camere di commercio, di un registro ad hoc per definire “le imprese e gli enti pubblici e privati disponibili a svolgere i percorsi di alternanza”, con il numero massimo degli studenti ammissibili e i periodi dell'anno in cui è possibile svolgere l'attività di alternanza.
Marcello Pacifico (presidente Anief): non si possono introdurre un milione di studenti nelle aziende o nei siti lavorativi in modo quasi improvvisato, presentando il fianco anche ad un loro possibile sfruttamento. Mentre i luoghi deputati ad accogliere i ragazzi, devono essere preliminarmente selezionati e monitorati, per garantire le linee formative e la messa in sicurezza dei giovani chiamati ad operarvi.