Tutto il periodo di supplenza, non un giorno di meno, è da considerare utile per l’anzianità della carriera: il riconoscimento, ai fini giuridici ed economici, va attuato nella ricostruzione del servizio svolto, una volta una volta entrati in ruolo. A ribadirlo è stato il Tribunale di Modena, sezione Lavoro, che ha accolto il ricorso di una assistente amministrativa assunta a tempo indeterminato alle dipendenze del Ministero il 1° settembre 2014, ma che in precedenza aveva svolto 6 anni, 6 mesi e 3 giorni di supplenze. Secondo il giudice, per non cadere in “una irragionevole discriminazione rispetto ai pubblici dipendenti assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato a parità di mansioni” è inevitabile considerare tutto il periodo pre-ruolo. Il giudice, pertanto, ha condannato il ministero dell’Istruzione, ordinandogli di valutare tutti i periodi di supplenza dell’assistente amministrativo, quantificato in oltre 2mila euro di “differenze retributive”. Inoltre, tale considerazione ha permesso alla lavoratrice di passare nello scaglione successivo, usufruendo quindi di uno stipendio più alto.