Perché lo Stato continua a negare “voci” stipendiali dalla busta paga dei docenti precari? A chiederlo all’amministrazione, senza ricevere risposta, è da oltre dieci anni l’Anief. Lo stesso sindacato che, laddove gli insegnanti chiedono con convinzione la salvaguardia dei loro diritti, si rivolge al giudice. Il quale, una volta appurata la cattiva condotta della parte pubblica, non può fare altro che condannarla e risarcire i docenti che hanno presentato ricorso. È andata in questo modo anche ad una maestra di scuola primaria, che si è rivolta al tribunale di Modena dopo essersi accorta di avere sottoscritto cinque anni di contratti a tempo determinato, con lo stipendio però privato ogni mese di 164 euro per la sottrazione indebita, come a tutti i docenti precari, della Retribuzione professionale docenti. Il fatto che fosse priva di specializzazione su sostegno non ha influito sul recupero dei soldi sottratti. Facendo riferimento alla Cassazione italiana e alla Direttiva 1999/70/CE, il giudice ha condannato il Ministero ad un corposo risarcimento della docente, pari ad oltre 5.500 euro, più la rivalutazione monetaria, essendo trascorsi otto anni dalla prima supplenza stipulata, oltre “il pagamento delle spese di lite, liquidate in € 118,50 per esborsi ed € 2.100,00 per compensi, oltre rimb. forf., IVA e CPA, da distrarsi ex art. 93 c.p.c.”.