Sulla Carta del docente continuano ad arrivare sentenza favorevole agli insegnanti precari. Una delle ultime arriva dal Tribunale del lavoro di Pisa, dove un insegnante, difeso dai legali che operano per Anief, ha chiesto il “riconoscimento del beneficio economico della cd. ‘Carta del docente’”, dopo avere svolto quattro annualità da precario (tra il 2019 e il 2023) senza vedersi assegnare nulla dall’amministrazione: il giudice ha dato piena ragione al precario condannando il Ministero al pagamento di 2.000 euro e oltre 1.000 per spese processuali varie.
Nello specifico, il giudice del tribunale di Pisa ha ricordato che “il Consiglio di Stato ha affermato che la scelta del Ministero di escludere dal beneficio della Carta Docenti il personale con contratto a tempo determinato presenta profili di irragionevolezza e contrarietà ai principi di non discriminazione e di buon andamento della P.A. In particolare, secondo il C.d.S., “un tale sistema collide con i precetti costituzionali degli artt. 3, 35 e 97 Cost., sia per la discriminazione che introduce a danno dei docenti non di ruolo (resa palese dalla mancata erogazione di uno strumento che possa supportare le attività volte alla loro formazione e dargli pari chances rispetto agli altri docenti di aggiornare la loro preparazione), sia, ancor di più, per la lesione del principio di buon andamento della P.A.”.
Sempre nella sentenza è stato inoltre ricordato che, sempre secondo il Consiglio di Stato, “da tale sistema a doppia trazione discenderebbe, infatti, un contrasto «con l’esigenza del sistema scolastico di far sì che sia tutto il personale docente (e non certo esclusivamente quello di ruolo) a poter conseguire un livello adeguato di aggiornamento professionale e di formazione, affinché sia garantita la qualità dell’insegnamento complessivo fornito agli studenti». Un’altra contraddizione interna a tale sistema consegue dalla circostanza che, nonostante venga imposto un obbligo di formazione a carico di una sola parte del personale docente (al quale vengono forniti gli strumenti per ottemperarvi), si persevera malgrado ciò ad avvalersi, per la fornitura del servizio scolastico, anche di un’altra percentuale di personale docente, la quale è invece esclusa dalla formazione e dagli strumenti di ausilio per conseguirla”.
Anche Corte di giustizia dell’Unione europea, sempre nel 2022, si è espressa su questa lunghezza d’onda, negando “la configurabilità di ragioni oggettive che possano giustificare la disparità di trattamento tra docenti di ruolo e non di ruolo”. Infine, pure la Corte di Cassazione, con la recente pronuncia “(la n. 29961 del 27 ottobre 2023), che dopo l’ordinanza di rinvio pregiudiziale del Tribunale di Taranto, ha affrontato la complessa questione dei presupposti di “piena” concessione del beneficio della c.d. «Carta Elettronica del docente», “ha ben chiarito che l’istituto della Carta docente e il correlativo diritto-dovere formativo riguarda non solo il personale di ruolo, ma anche i precari - precisando tuttavia che deve trattarsi di supplenti con incarico annuale (termine al 31 agosto) o di supplenti con incarico fino al termine delle attività didattiche (termine al 30 giugno) - non essendovi nessuna distinzione in tal senso nella normativa vigente”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che è assai difficile per il giudice del lavoro sovvertire le posizioni cristalline espresse sulla Carta del docente a i precari dal Consiglio di Stato, dalla Corte di Giustizia europea e recentemente anche dalla Corte di Cassazione, tutti giunti alla medesima conclusione, ovvero che le spese per la formazione obbligatoria, introdotta dalla Legge 107/15, assieme alla card del docente, va esteso anche ai supplenti. Per precari o ex precari ecco quindi profilarsi una succulenta possibilità: quella di presentare ricorso gratuito attraverso i nostri legali, così da chiedere spiegazioni al giudice di competenza e recuperare fino a 3.500 euro più interessi, anche in un periodo relativamente breve”.
LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI PISA: LE CONCLUSIONI
P.Q.M.
accerta e dichiara il diritto di parte ricorrente XXXXXXX XXXXXX al beneficio economico della cd. “Carta del docente” (di cui all’art. 1, comma 121, legge n. 107 del 2015), per la somma complessiva di 2.000,00 euro, ovvero di 500,00 euro per ciascun anno scolastico (2019/20, 2020/21, 2021/22 e 2022/23);
condanna il Ministero dell’istruzione all’adozione d’ogni atto necessario per consentirne il godimento;
condanna il Ministero resistente al pagamento delle spese di lite, che liquida in euro 1.029,50 euro per compensi di avvocato, oltre spese generali, IVA e CPA come per legge, da distrarsi a favore degli avvocati.
Pisa, 08.10.2024
Il Giudice del Lavoro
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